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N. 2.982 - ore 17:00 - Martedì 8 Settembre 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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È già il momento di un’altra celebrity che fa il suo ingresso nel mondo del vino, questa volta dalla Francia. È l’attore, produttore e rapper britannico Idris Elba, famoso al pubblico per i suoi ruoli nella serie tv Luther e nel ciclo di film degli Avengers, che ha presentato il 3 settembre ad un party di lancio a Londra, due sue etichette, uno Champagne, prodotto dalla Champagne Sanger, una vera e propria scuola, le cui vigne e tutto il processo produttivo è seguito dagli studenti e dai cantinieri della Facoltà dell’Avize Viti Campus, e un rosé della Provenza, prodotto dallo Château Sainte Marguerite, tenuta di 91 ettari intorno al villaggio di La Londe. |
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Difficoltà nei viaggi, negli spostamenti, negli eventi: tutto questo, a causa della pandemia, durerà ancora un bel po’, e complicherà il lavoro della promozione del vino italiano. Tutto ciò che ruota intorno alla promozione tradizionale - eventi, fiere, wine dinner, e quant’altro - è praticamente fermo (anche se in giro per l’Europa qualcosa torna, lentamente, a muoversi), con tanti progetti finanziati dall’Ocm Promozione che, evidentemente, non hanno visto e non vedranno la luce. Si tratta di milioni e milioni di euro, indispensabili per il vino italiano, che hanno assoluto bisogno di essere riprogrammati, e quindi spostati, su altri progetti. Di natura diversa, che non preveda la presenza fisica degli imprenditori e dei manager, e che passi quindi per format virtuali e per un grande piano incentrato sull’online. Da approntare, però, in tempi brevi, perché se c’è una cosa che l’emergenza Coronavirus ci ha insegnato è che le decisioni vanno prese velocemente, ed è un invito che riguarda tutti: associazioni dei produttori, Ministero delle Politiche Agricole e Regioni, perché qualcosa è già stato fatto, in termini legislativi, come il decreto 6986 del 2 luglio, che ha spostato il limite temporale per presentare i progetti al 31 marzo 2021, e reso più flessibile l’utilizzo delle risorse, concedendo alle imprese, e ai gruppi di imprese, altro tempo per riconvertire i propri piani. Ma tanto altro c’è da fare. Magari sfruttando l’occasione per dare vita ad un ente unico di promozione del vino italiano, richiesta che arriva da tempo, e da più parti, o comunque unire le forze in azioni più incisive. Ma ora più che mai serve davvero che il sistema del vino italiano cambi passo, e pur nella consapevolezza della diversità delle migliaia di aziende che lo costituiscono, riesca a fare sintesi su pochi obiettivi fondamentali e comuni a tutti. Quantomeno per difendere le proprie quote di mercato, e le posizioni di leadership conquistate in tanti anni di duro lavoro, in cui tanti produttori, anche con il supporto delle rappresentanze e delle istituzioni, hanno battuto marciapiedi, ristoranti, locali e fiere di tutto il mondo. Mantenere quelle posizioni, per essere pronti a ripartire quando il mondo tornerà alla normalità, sarà fondamentale. Sprecare o perdere risorse per farlo, in questa fase più che mai, sarebbe davvero un errore imperdonabile. |
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120 anni di storia, dalla prima edizione del 1900 ad oggi, dove è riferimento della critica gastronomica mondiale. È “Tre Stelle Michelin - Enciclopedia dell’alta ristorazione mondiale con la storia dei 286 ristoranti tristellati, dal 1933 al 2020”, firmato da Maurizio Campiverdi, già autore di libri sulla “Storia delle stelle Michelin”, e presidente dell’Associazione Internazionale “Menù Storici”. Una piccola bibbia sulla storia della Guida Michelin, con i racconti dei templi dell’alta gastronomia, i menù e le ricette, l’analisi delle evoluzioni editoriali e dei nuovi accordi commerciali della Michelin (che da qualche anno è anche proprietaria del 100% di “The Wine Advocate”, ndr), oltre al racconto di ascese e cadute culinarie e non solo. La presentazione del volume, è in programma giovedì 10 settembre a Roma, alla Glass Hostaria della chef stellata Cristina Bowerman. |
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Il quadro economico è duro, soprattutto in America. Ma l’Italia del vino, per ora, si può consolare, sapendo che almeno nella prima metà del 2020 ha fatto meglio dei principali competitor, nei mercati più importanti. In Usa, secondo i dati delle dogane elaborati dall’Osservatorio Spagnolo del Mercato del Vino, il Belpaese, in controtendenza al mercato nel complesso, ha esportato vino per 980 milioni di dollari (+1,8%) sulla prima metà del 2019, e per 177 milioni di litri (+2,8%). Il principale competitor, la Francia, fortemente penalizzata anche dai dazi al 25% che colpiscono gran parte dell’import di vino francese negli States, ha registrato un -25,5% in valore, fermandosi a 791,5 milioni di dollari, e un calo del -14,1% in quantità, a 81,9 milioni di litri. Anche in Germania, nel complesso, l’export è in calo, ma anche qui l’Italia fa meglio della media e limita i danni e resta leader, con un calo del -1,3% in valore, a 453,9 milioni di euro, e una sostanziale stabilità in quantità, a 249,3 milioni di litri (-0,2%). Una performance decisamente migliore rispetto ai principali competitor, visto che la Francia perde il -16,2% in valore (a 282,3 milioni di euro) ed il -12,1% in quantità (a 95,1 milioni di litri), e la Spagna lascia sul terreno il -9,1% in valore (a 162,8 milioni di euro) ed il -14% in quantità (163,2 milioni di litri). |
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Si parla di “era post-Covid”, di ripartenza, di rinascita, ma è davvero questo il sentiment e l’andamento, nella vita reale? A fotografare la situazione è RepUP, società che gestisce la reputazione online di ristoranti, che spulciando tra le recensioni online dei ristoranti evidenzia come, dalla fine del lockdown, la percentuale dei locali che ha riaperto a pieno regime, varia di Regione in Regione in una forbice che va dal minimo, il 65,95%, rilevato in Calabria, al massimo, il 76,47% del Friuli Venezia Giulia, seguita da Liguria (76,36%) e Umbria (76,26%). |
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Valorizzare la sua eccellenza artigianale e tradizionale, ma anche redigere un disciplinare nazionale: nasce, con questi obiettivi, l’Élite del Panettone Artigianale, club che vuole riunire sotto un unico ideale tutti coloro che rappresentano l’eccellenza del panettone artigianale. A lanciare l’idea è Goloasi.it, organizzatore del contest Mastro Panettone, che radunerà tutti gli artigiani che dimostrino di produrre nel rispetto del disciplinare di produzione. Tra gli obiettivi più importanti dell’Élite, c’è quello di redigere, con il contributo di tutti i componenti, un disciplinare di produzione del panettone artigianale da sottoporre al Ministero dello Sviluppo Economico, affinché si affianchi alla normativa già esistente con l’obiettivo di differenziare i panettoni artigianali da quelli industriali. |
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Il massimo storico dell’alimentazione: “riconoscere il giusto valore a chi lavora in agricoltura è questione di rispetto. Spero in una nuova era, che superi quella dove la corsa è alla riduzioni dei costi di produzione del cibo. Il rapporto distorto tra città e campagna è sempre stato un limite dell’Italia, ma le cose stanno cambiando. L’Italiano è l’unica lingua in cui “contadino” ha un’accezione negativa, ma anche questo sta passando”.
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