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WineNews
N. 2.729 - ore 17:00 - Lunedì 9 Settembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
L’agricoltura nell’agenda del Governo
Almeno a parole, l’agricoltura sembra essere uno dei punti importanti dell’agenda del Governo “Conte Bis” che sta per nascere. “L’agricoltura e l’agro-alimentare rappresentano un comparto decisivo rispetto alle sfide che attendono il nostro Paese”, ha detto Conte, nel suo discorso oggi alla Camera dei Deputati. Sviluppo della filiera agricola e biologica, innovazione nelle pratiche agronomiche, ricerca “individuando come prioritari la sostenibilità delle coltivazioni e il contrasto dei mutamenti climatici”, attenzione alle risorse idriche, rafforzamento “delle regole Ue per etichettatura e tracciabilità degli alimenti”, le priorità indicate dal Premier.
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Primo Piano
Territorio, qualità, zonazione: le sfide dell’Alto Adige del vino verso il futuro
Clima (mediterraneo e alpino), terreni (metamorfico, sedimentario, vulcanico), vitigni,  cucina e arte: l’Alto Adige possiede un’estrema varietà territoriale, un patrimonio di contrasti che oggi vuole valorizzare con chiarezza. Quest’isola climatica dell’arco alpino (5.500 ettari vitati divisi tra 5.000 viticoltori) ospita 150 varietà di minerali diversi e coltiva 20 vitigni differenti, che associati alla frammentazione geografica montana - fatta di pendenze, insolazioni, rocce e quantità d’acqua - rendono possibile un concentrato di varietà: in uno spazio di 8-9 km si concentra, infatti, un’eterogeneità pedo-climatica, biologica e di escursione termica, paragonabile agli oltre 1.000 km che vanno dalla Spagna all’Inghilterra. Questa consapevolezza ha permesso al Consorzio (che vanta una percentuale di adesione territoriale fra le più alte in Italia: il 98% della superficie vitata) di identificare 86 Lagen, ovvero sottozone, da cui si potranno ottenere solamente vini da mono-vitigni. È una delle strade verso il futuro che il territorio vuole intraprendere, come emerso nei giorni scorsi nell’Alto Adige Wine Summit 2019. Una ri-organizzazione necessaria non solo per aumentare ulteriormente la qualità del vino altoatesino, ma anche per capire come reagire al meglio agli eventi atmosferici estremi (come la grandine, la siccità o le gelate tardive), associando il giusto vitigno al suo posto ideale. Anche cercare nuovi vigneti oltre i 1000 metri è una strada percorribile, ma che porta con se alcuni rischi, come le forti pendenze e una maggior ombrosità. I vitigni resistenti, che hanno trovato qui una terra di elezione e grande sperimentazione, sono una strada percorribile, ma serve ancora tempo per raccogliere l’esperienza necessaria a dare maggiori certezze di ingaggio. L’Alto Adige si prepara così ad un nuovo rilancio della viticoltura sudtirolese, iniziato 40 anni fa con il lavoro di squadra, unendo le forze di centinaia di piccoli viticoltori nelle cooperative che sono oggi il lustro del territorio (12 su 218 aziende totali). Con due pilastri inamovibili, qualsiasi sia la rotta intrapresa: la qualità, “a cui siamo condannati”, ha detto Hans Terzer, enologo della Cantina di San Michele Appiano, ed il fare squadra, ha aggiunto Willi Stürz, enologo della Cantina di Tramin.
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SMS
Grandine, tra danni e allarmi in vigna
Tra tutti gli eventi climatici, il più temuto in vigna è senza dubbio la grandine. E con il riscaldamento globale, purtroppo, è un evento sempre più frequente, e spesso sempre più estremo, anche in Italia: una ricerca dell’Università di Monaco, per esempio, testimonia che, tra il 1979 ed il 2016, i casi di grandine maggiore di 2 cm di diametro per “chicco”, siano più frequenti su Nord Italia e coste adriatiche. È ancora più facile, quindi, cedere alla tentazione di gridare subito alla “catastrofe” (che in alcuni casi, purtroppo, è reale), quando una grandinata colpisce qualche territorio del vino. Come successo nei giorni scorsi in due distretti importantissimi come le Langhe e Bolgheri, dove però, per fortuna, spiegano i rispettivi Consorzi, i danni, per i territori, sono stati marginali, e si guarda alla vendemmia in arrivo con grande ottimismo.
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Focus
La vendita “en-primeur”, per il business e per il brand
Puntare sulla vendita “en primeur” dei cru aziendali, per fare business, e per creare ambasciatori che facciano crescere il brand ed il suo prestigio. Va in questa direzione il progetto di Collina dei Ciliegi, la cantina di Erbin, in Valpantena, guidata dal produttore ed imprenditore della finanza Massimo Gianolli, che nei giorni scorsi ha celebrato il primo “round” di questo progetto, con 14 barrique dell’annata 2015. “I nostri interlocutori non sono i negociant come in Francia - spiega Gianolli - ma manager, capitani d’industria, banchieri e professionisti che scommettono più sulla qualità del nostro Amarone cru che sui “wine future”. Acquistano le nostre barrique, personalizzate con il nome del proprietario, che risposano per anni in cantina, e come in un club spesso alloggiano nel nostro wine resort per partecipare alle prove da botte, così come all’imbottigliamento. Una passione che, però, per noi significa mercato: diversamente come sarebbe possibile vendere 300 bottiglie ad un solo privato? Crescendo la solidità e la notorietà del nostro brand, negli anni la vendita en primeur potrà acquisire una valenza economica importante. Entro 3 anni puntiamo a vendere il 75% del nostro Amarone cru con questa formula che in futuro potrà essere proposta anche da un istituto bancario”.
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Cronaca
In Ue l’agroalimentare vale 254 miliardi di euro
Il commercio agroalimentare dell’Ue vale 254 miliardi di euro: 138 miliardi di euro di esportazioni e 116 miliardi di euro di importazioni, riconfermando ancora una volta l’Unione Europea come il maggiore esportatore globale e ora il secondo (in precedenza il primo) importatore di prodotti agroalimentari. Che, come conferma il rapporto “Agri-food Trade in 2018” della Commissione Europea, rappresentano una quota solida del 7% del valore delle merci totali dell’Ue esportate nel 2018. I vini hanno continuato a fare da traino al paniere di prodotti esportati (+2,4% sul 2017).
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Wine & Food
L’agricoltura italiana scommette sul biologico. Sana: arriva il “Manifesto del Bio 2030”
Un’agricoltura attiva per affrontare la sfida climatica; l’importanza dell’approccio agro-ecologico; rafforzare gli elementi di distintività del biologico; la conversione della zootecnia al biologico; il ruolo cruciale di regolamentazione e controlli; il ruolo fondamentale di innovazione e rivoluzione digitale; modelli di sviluppo territoriale; tracciabilità; logo nazionale; comunicazione e consapevolezza; potenziamento dell’educazione alimentare diffusa e il ruolo del consumatore proattivo. Ecco i punti del “Manifesto del Bio 2030” lanciato da Sana, che si chiude oggi a Bologna. E per un settore che nel 2018 ha toccato i 5,8 miliardi di euro di giro d’affari, arrivano le parole del neo Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova: “serve presto la legge sul biologico. Nei prossimi giorni incontrerò i parlamentari proprio per accelerare su questo fronte”.
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“Pac la priorità in Ue, anche per il vino”. Così il segretario Ceev, Ignacio Sanchez Recarte
La riforma della Politica Agricola Comunitaria è il “dossier” più importante anche per la filiera del vino, secondo il segretario del Comité Européen des Entreprises Vins, che rappresenta le imprese a livello Ue. Fondamentale anche il mantenimento della specificità dell’Ocm Vino, unico settore ad averne una tutta dedicata. “Siamo fiduciosi che questa venga mantenuta. Anzi, vista la sua efficacia, che deve essere modello per tutti i settori”.
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