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WineNews
N. 2.697 - ore 17:00 - Mercoledì 24 Luglio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Usa, i consumi di vino crescono a rilento
Il mercato del vino in Usa (primo sbocco del vino italiano) continuerà a crescere, ma i consumi sono destinati ad un aumento, a volume, solo dello 0,3%, a 330 milioni di casse (2,97 miliardi di litri), con i consumi pro capite in calo per il terzo anno consecutivo, ed i consumatori Usa che tornano a convertirsi a whisky e cocktail. È la fotografia che arriva da Oltreoceano, scattata dal “The U.S. Wine Market: Shanken’s Impact Databank Review & Forecast” 2019, che racconta il crollo dei monovarietali, il boom dei rosé (+33,5% nel 2018) guidato dalla Provenza, la premiumisation e le attese per il futuro, con un tasso di crescita dei consumi dello 0,1% annuo fino al 2025.
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Primo Piano
Istat: nei primi quattro mesi 2019 spedizioni enoiche al +5,2% a valore e +9,9% a volume
Raccontare le dinamiche dell’export del vino italiano è sempre piuttosto complesso, perché dalla giungla di dati e fonti emergono spesso realtà discordanti. WineNews, per fotografare il primo quadrimestre 2019, si è affidata ai numeri dell’Istat, quelli relativi alla categoria merceologica numero 2204, ossia: “Vini di uve fresche, inclusi i vini arricchiti di alcole; mosti di uva, parzialmente fermentati e con titolo alcolometrico effettivo > 0,5% vol. o aventi un effettivo tenore, in peso, > 0,5% vol. di alcole addizionato”. Precisati gli aspetti metodologici, i dati restituiscono un quadro decisamente positivo: nei primi quattro mesi dell’anno le spedizioni di vino dal Belpaese hanno fatto segnare una crescita del +5,22% a valore e del +9,92% a volume sullo stesso periodo del 2018, a quota, rispettivamente, 1,96 miliardi di euro e 666 milioni di chilogrammi (la misura con cui l’Istat indica i volumi di qualsiasi merce esportata, compreso il vino, ndr). Il Giappone fa segnare la crescita più importante: +16,12%, a quota 55,65 milioni di euro. Molto bene anche la Russia, dove le esportazioni di vino italiano crescono dell’11,70% a 28 milioni di euro. Effetto Brexit, con ogni probabilità, dietro al +10,03% della Gran Bretagna, dove con la paura di un’uscita dalla Ue, che porterebbe con sé un repentino aumento delle tasse, la corsa allo stoccaggio ha portato le spedizioni dal Belpaese a 225 milioni di euro. In ripresa anche la Cina (+6,45%), che “rimbalza” a 41,81 milioni di euro di vino italiano importato, e sopra la media è anche la crescita di Germania (+5,99% a 333 milioni di euro) e Francia (+5,78% a 61,98 milioni di euro), mentre gli Usa si fermano al +3,18%, davanti a tutti con 498 milioni di euro. Oscillazioni quasi impercettibili, tra i primi mercati di sbocco del vino italiano, in Svizzera (+0,95% a 128,59 milioni di euro) ed in Canada (-0,28% a 92,53 milioni di euro). In termini di volumi, invece, la crescita maggiore nel periodo gennaio-aprile 2019 è ancora sul mercato del Giappone (+19,93%), ma vanno forte anche Francia (+19,17%) e Germania (+13,63%), sul podio davanti a Regno Unito (+12,58%), Cina (+10,73%), Russia (+8,84%) e Usa (+1,93%). Segno negativo per Svizzera (-5,82%) e Canada (-0,41%).
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I wine merchant ed il Sassicaia 2015
A decidere le sorti di un vino, al di là dei giudizi della critica, è sempre e comunque il mercato. E quando si parla di fine wine, l’anello fondamentale, capace di congiungere il mondo della produzione con i consumatori, è rappresentato dai wine merchant, la stragrande maggioranza dei quali è iscritta al Liv-ex, la borsa dei premium wine. Che ha analizzato le ricerche dei commercianti sulla propria piattaforma, stilando una classifica, divisa per aree geografiche (Uk, Asia, Europa e Usa), dei vini e delle etichette più cercate. Il più popolare nel Regno Unito, in Europa ed in Asia, così, è Lafite Rothschild, mentre in Usa si afferma Margaux. Restringendo l’analisi alle annate dei diversi vini, c’è spazio anche per l’unico italiano in graduatoria: il Sassicaia 2015, il decimo più cercato in Europa.
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Focus
Cresce il “Prosecco” d’Australia, e i produttori attaccano
Tra le tante partite internazionali che il vino italiano vorrebbe chiudere e vincere, c’è la ormai storica disputa con l’Australia sul riconoscimento del Prosecco quale denominazione italiana e, di conseguenza, nome non utilizzabile per la produzione domestica nella terra dei canguri. Cosa che fino ad oggi non è avvenuta, e anzi, il Prosecco d’Australia continua a crescere, con un aumento della produzione, tra il 2018 ed il 2019, del 42%, per un totale di 9.936 tonnellate (quantitativo più che quadruplicato rispetto alle 2.189 tonnellate del 2015). Numeri del Vintage Report 2019 firmato da Australian Grape & Wine, l’associazione che mette insieme 2.500 produttori di vino e 5.000 viticoltori d’Australia, che sottolinea come il Prosecco australiano abbia raddoppiato le vendite negli ultimi due anni. “L’Australia produce grandi vini da uve Prosecco da molti anni. Non siamo mai stati d’accordo con i tentativi dell’Unione Europea di proteggere i propri produttori dalla competizione attraverso sussidi e tentativi di creare Indicazioni Geografiche basate sulle varietà di uva - ha detto Tony Battaglene, chief executive di Australian Grape & Wine - non c’è discussione sul diritto dei produttori australiani di produrre, etichettare e vendere Prosecco Australiano, e siamo contenti che il Governo australiano continui ad appoggiarci”.
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Cronaca
Dalla Slovenia, il vino nato al buio
Di cose stravaganti il mondo del vino ne ha viste non poche, ma dalla Slovenia ne arriva una che ancora non si era mai vista. “Untouched by Light”, il vino che non ha mai visto la luce. Si tratta di bollicine, Chardonnay, prodotte dalla cantina Radgonske Gorice nella regione slovena della Gornjia Radgona, ed è fatto usando gli occhiali per la visione notturna, poi viene fatto invecchiare in bottiglie nere a prova di luce, in una cantina completamente nera, per tre anni. E, ovviamente, si consiglia di servirlo totalmente al buio.
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Wine & Food
I Masanielli di Francesco Martucci e Pepe in Grani di Franco Pepe le migliori pizzerie d’Italia
Da sempre piatto popolare italiano dal successo mondiale, da qualche tempo sempre più anche in versione gourmet, la pizza è al centro di tante guide e classifiche. E quest’anno, al vertice di “50 Top Pizza”, la prima guida on line curata da Barbara Guerra, Luciano Pignataro e Albert Sapere, vede al vertice, ad ex aequo, I Masanielli di Francesco Martucci (Caserta) e Pepe in Grani di Franco Pepe (Caiazzo). Una prima volta da numero uno per Martucci, la terza, consecutiva, per Pepe. In terza piazza 50 Kalò di Ciro Salvo (Napoli). Una classifica stilata dagli ispettori di “50 Top Pizza”, dopo avere “passato in rassegna ben 1.000 insegne in tutta Italia, giudicando il progetto pizzerie in toto, dalla qualità della proposta cibo all’insieme dei servizi offerti al cliente”.
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WineNews.tv
“Il portinnesto, mediatore tra pianta e suolo, oggi più che mai fondamentale per la viticoltura”
A WineNews le riflessioni di Lucio Brancadoro, docente di Agraria dell’Università di Milano. “Per più di un secolo si è fatto poco per il miglioramento genetico del portinnesto, oggi se ne sta rivalutando il ruolo, c’è fermento per la produzione di nuovi portinnesti. Si lavora su questo in tutta Europa, soprattutto Italia, Francia e Germania. Fino ad oggi abbiamo utilizzato molto poco la variabilità tra le specie utilizzate per i portinnesti, e ci sono grandi possibilità”.
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