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WineNews
N. 3.740 - ore 17:00 - Martedì 4 Luglio - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
Dopo le piogge, le malattie
Dopo la siccità, ora sono le conseguenze delle piogge incessanti cadute a maggio e giugno a preoccupare i vignaioli del Belpaese, che hanno creato le condizioni perfette per la proliferazione della peronospora, che ha attecchito praticamente dappertutto. Difficile  fare stime, anche se l’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv), parla di perdite per la prossima campagna vendemmiale fino al 40%. “La stagione pre-vendemmiale era partita bene, poi da maggio la situazione si è guastata. Siamo passati dal problema degli stock in eccesso a uno scenario di probabile riduzione dei volumi raccolti”, dice il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi.
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Primo Piano
Il vigneto italiano sotto l’attacco della Peronospora: la parola agli esperti
Non è tanto la siccità a far tremare la viticoltura italiana, quanto gli eccessi di un clima sempre più difficile da prevedere, le cui conseguenze - sia a breve che a lungo termine - rischiano di rivelarsi drammatiche. Così, dopo il caldo record del 2022, adesso sono le conseguenze delle piogge incessanti cadute a maggio e giugno a preoccupare i vignaioli del Belpaese. Prima di tutto, la Peronospora che, come hanno raccontato a WineNews, tre dei più grandi esperti internazionali in materia - i professori dell’Università di Milano Attilio Scienza e Leonardo Valenti e Adriano Zago, punto di riferimento della viticoltura biodinamica - ha trovato il clima perfetto per attecchire, specie nelle Regioni adriatiche (Puglia, Abruzzo e Molise), ma la presenza è importante anche in Basilicata, Umbria, Lazio e Toscana, mentre le Regioni del Nord Italia sembrano destinate a pagare un prezzo inferiore. Difficile, al momento, fare stime precise, anche se l’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv), parla di perdite per la prossima campagna vendemmiale fino al 40%, con la viticultura biologica che, in alcune aree, risulta fortemente compromessa. “Facendo una rapida ricognizione del vigneto italiano, dove non si è riusciti a trattare al momento giusto le condizioni sono disastrose, difficilmente si riuscirà a raccogliere anche solo un grappolo d’uva”, mette in guardia Leonardo Valenti, docente di viticoltura all’Università di Milano.  Facendo un salto indietro, la Peronospora, come spiega il professore Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura ed enologia al mondo, “all’inizio aveva provocato solo danni alle foglie, ma adesso si stanno vedendo i primi disseccamenti dei grappoli. Il fungo è entrato nel grappolo durante la fioritura, è rimasto latente per qualche settimana e si manifesterà in maniera molto vistosa al momento dell’invaiatura, quando si farà la vera conta dei danni”. Come detto, il momento è complicato, ma secondo Adriano Zago “non ci sono grosse differenze tra sistemi di conduzione del vigneto - biologica, biodinamica o convenzionale -, la differenza è tra viticoltori che hanno lavorato bene e viticoltori che non ci sono riusciti. Sull’uso del rame c’è il margine sufficiente per lavorare bene, oggi riusciamo ad avere delle buone difese con 150 grammi di rame per ettaro” (continua in approfondimento).
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Vino rosso & sessualità
Il vino rosso, se consumato con moderazione, potrebbe essere potenzialmente benefico per i pazienti con disfunzione erettile, così come influenzare positivamente la funzione riproduttiva attraverso meccanismi che dipendono dalle sue proprietà vasorilassanti e antiossidanti: lo afferma uno studio, tutto italiano, pubblicato sul prestigioso “Journal of Clinical Medicine”. Per valutare gli effetti del consumo moderato di vino rosso sulla funzione erettile, alcuni ricercatori dell’Università di Catania e di Catanzaro hanno fatto una ricerca su due database, Pubmed e Google Scholar, per recuperare gli studi più rilevanti su questo argomento. Il messaggio clinico non riguarda la possibilità di migliorare la funzione sessuale con il consumo di vino,  ma sottolinea solo come questa abitudine possa essere interessante per futuri studi clinici.
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Focus
Climate change, si muovono i big, da Torres a Moët Hennessy
La tesi per la quale quelle della sostenibilità e della lotta o gestione del climate change siano le sfide più importanti (anche) per il settore del vino, è sostenuta dalle cantine del mondo in maniera pressoché plebiscitaria. E se ogni realtà si prodiga in maniera diversa in questi campi, ci sono nomi e realtà leader che per dimensione, storia e portata, quando si muovono, sanno fare più rumore di altri. Come la spagnola Familia Torres, con Miguel Torres schierato in prima linea nella lotta al climate change. Dopp la recente “Conferenza sull’Ambiente” n. 11, organizzata nei giorni scorsi da Familia Torres e Università di Barcellona, lo stesso Torres ha scritto una lettera aperta per spronare sempre più cantine di tutto il mondo a muoversi in materia e di aderire alla International Wineries for Climate Action (Iwca), che si concentra su un approccio scientifico alla riduzione delle emissioni di carbonio nell’industria vinicola. Invece Moët Hennessy, la divisione vini e liquori del Gruppo Lvmh, (con marchi come Bodega Numanthia, Chandon, Cloudy Bay, Dom Pérignon, Krug e Moët & Chandon, tra i tanti), dopo aver lanciato il “World Living Soils Forum”, ha annunciato una collaborazione con ChangeNOW, impresa sociale che accelera la transizione ambientale e sociale (in approfondimento).
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Cronaca
Chianti Classico, ecco le “Uga”
Come promesso alla “Chianti Classico Collection” a febbraio 2023, dal 1 luglio, le 11 Unità Geografiche Aggiuntive (San Casciano, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Vagliagli, Greve, Lamole, Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga) potranno essere usate nelle etichette della “Gran Selezione”, il vertice qualitativo del Gallo Nero che, inoltre, vede passare il Sangiovese dall’80% al 90% minimo della sua base ampelografica. Tanto, infatti, prevedono le modifiche al disciplinare del Chianti Classico, approvate e pubblicate in Gazzetta Ufficiale.
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Wine & Food
L’Oms potrebbe dichiarare l’aspartame, tra i dolcificanti più diffusi, “possibile cancerogeno” 
L’aspartame è uno dei più diffusi dolcificanti in commercio, presente in numerosi prodotti, dalle bevande ai cibi industriali, passando per alcuni farmaci. Fino ad oggi definito sicuro - la dose massima è 40 mg al giorno per chilo di peso - potrebbe essere classificato come “possibile cancerogeno per l’uomo” dall’International Agency for Research on Cancer (Iarc), l’agenzia dell’Oms specializzata nella ricerca sul cancro. Ma le aziende produttrici non ci stanno: senza dati sono solo speculazioni, avvertono. Intanto, Coldiretti sottolinea che, se l’aspartame fosse dichiarato cancerogeno, dovrà essere definitivamente chiusa ogni possibilità di presentare a livello di Unione Europea la proposta di etichetta a colori Nutriscore, che boccia i cibi con zuccheri naturali e promuove le più note bibite gassate ricche di aspartame. L’ufficializzazione della notizia è attesa per il 14 luglio.
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“Il business del consumo fuori casa è cresciuto e sta crescendo, ed il vino ne beneficerà”
Lo stato dell’arte secondo Bruna Boroni di Trade Lab: “nel bere vino fuori casa italiani e stranieri cercano il completamento di un’esperienza. Il vino è legato alla convivialità, ha tante cose da raccontare, e gli italiani magari risparmiano qualcosa a casa, ma non vogliono rinunciare a quei momenti di benessere e di svago che il fuori casa può dare. Nel 2023 arriveremo a 99 miliardi di euro di consumi, nel complesso, e anche per il vino ci sarà un boost importante”.
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