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WineNews
N. 2.597 - ore 17:00 - Martedì 19 Febbraio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
opinion leader e professionisti del vino
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La News
Il “Grand Tour” di Wine Spectator
Da Allegrini ad Antinori, da Banfi a Marchesi di Barolo, da Biserno a Cà del Bosco, da Ceretto a Pio Cesare, da Chiarlo a Ciacci Piccolomini d'Aragona, da Damilano a Donnafugata, da Felluga a Ferrari, da Frescobaldi a Jermann, da Masciarelli a Masi, da Mastroberardino a Mazzei, da Pieropan a Planeta, da Rocca delle Macìe a Tenuta San Guido, da Tasca d’Almerita a Zenato: sono solo alcune delle cantine italiane protagoniste in Usa, del “Grand Tour” firmato “Wine Spectator”, che toccherà Las Vegas (27 aprile), Chicago (2 maggio) e Miami (10 maggio). In degustazione, oltre 240 etichette valutate almeno 90 punti dalla rivista americana.
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Primo Piano
Giù i volumi, su i valori, grazie soprattutto agli spumanti: i primi 11 mesi dell’export enoico
Giù i volumi, in crescita i valori, con la triade Usa-Uk-Germania a fare, come sempre la parte del leone, tra i mercati mondiali del vino italiano. 3,7 miliardi di euro di vini fermi (sui 3,6 del 2018), per 1,2 miliardi di litri (sui 1,3 del 2018), e 2 miliardi di euro di vini spumanti (in crescita sui 1,8 miliardi del 2018) per 633 milioni di litri (sui 639 del 2018), per un totale di 5,7 miliardi (sui 5,4 del 2018): è lo stato dell’arte dell’export enoico del Belpaese nel mondo, secondo i dati Istat tra gennaio e novembre 2018, analizzati da WineNews, da cui si conferma come la crescita, peraltro misurata, sia soprattutto merito degli spumanti. Sul fronte dei vini fermi, gli Usa si confermano primo mercato per il vino italiano, con 943 milioni di euro (in crescita sui 919 dello stesso periodo 2018), seguiti dalla Germania con 705 (sui 682 del 2018) e dal Regno Unito con 335 (sui 337 del 2018). Quarto mercato si conferma il Canada, con 266 milioni di euro (sui 265 del 2018), davanti alla Svizzera con 258 milioni di euro (in crescita sui 246 del 2018). Con 107 milioni di euro vengono poi Danimarca (in calo sui 110 del 2018) e Giappone (anche qui in diminuzione sui 112 del 2018), e sopra ai 100 milioni di euro si piazzano anche i Paesi Bassi, a 102 (in rialzo sui 97 del 2018). In crescita anche la Francia, con 99 milioni di euro (sui 91 del 2018) e la Svezia, con 98 (sui 95 del 2018), a completare la top 10, mentre è sostanzialmente stabile la Cina, a quota 89 milioni di euro (sugli 88 del 2018). Per gli spumanti, invece, il primo mercato per il vino italiano si conferma il Regno Unito, che, nei primi 11 mesi dell’anno, ha fruttato alle cantine italiane 429 milioni di euro (in crescita sui 408 dello stesso periodo del 2018), davanti agli Stati Uniti, passati da 374 a 412 milioni di euro, e dalla Germania, cresciuta da 238 a 253 milioni di euro. Ma in crescita, per valori, ci sono anche tutti gli altri mercati più importanti per le bollicine del Belpaese, ovvero Svizzera (88 milioni di euro), Francia (76 milioni di euro), Svezia (67 milioni di euro), Russia (52 milioni di euro), Belgio e Austria (entrambi con 46 milioni di euro), Canada (44 milioni di euro) e Giappone (41).
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Pac, è allarme sui fondi promozione
“Diciamo un no forte e chiaro ad ogni ipotesi di eliminazione delle misure di promozione del settore vino verso i Paesi Terzi attualmente finanziate dall’Europa attraverso i fondi Pac, come proposto dalla Commissione Ambiente del Parlamento Ue. Si tratterebbe di un ingente danno economico per uno dei settori di punta del nostro agroalimentare che, anche attraverso quei fondi, è riuscito in questi anni ad affermarsi con successo oltreconfine”. A lanciare l’allarme è l’Alleanza delle Cooperative Alimentare, dopo il via libera ad alcuni emendamenti volti a sopprimere i fondi europei a sostegno della promozione. “Nel periodo di programmazione 2014-2018, solo in Italia, sono stati stanziati ogni anno per la misura di promozione sui Paesi Terzi quasi 102 milioni di euro, e altrettanti sono quelli investiti dalle imprese, che finanziano la misura al 50%”.
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Focus
Sagrantino di Montefalco, 40 anni di denominazione
Festeggia 40 anni dalla Doc, nel 2019, il Sagrantino (che è Docg dal 1992), vino e territorio rilanciati grazie alla cantina Caprai, realtà leader e pioniera del territorio di Montefalco, guidata da Marco Caprai. E lo fa, da Anteprima Sagrantino (18-20 febbraio, a Montefalco), con il debutto sul mercato di una vendemmia 2015 giudicata a “5 stelle”, il massimo del riconoscimento, per la denominazione di riferimento dell’Umbria enoica, punta di eccellenza di settore vino che, a livello regionale, muove un giro d’affari di 30 milioni di euro (che diventano 100 con il sistema agrituristico e dell’enoturismo), con i vini di Montefalco che realizzano all’export il 45% del loro “fatturato” enoico, soprattutto in Usa (14% dell’export), Germania (9%), Giappone (7%), Inghilterra (5%) e Cina (3%). Un territorio dove il vino si intreccia fortemente alla storia, come racconta la partnership tra Consorzio di Tutela Vini di Montefalco, Comune e Complesso Museale di San Francesco (dove hanno ritrovato splendore anche gli affreschi di Benozzo Gozzoli, il cui restauro è stato finanziato dal progetto per il territorio #caprai4love, ndr), e dove la vigna riveste 750 ettari rivendicati a Sagrantino di Montefalco (con una produzione, nel 2018, di 1,6 milioni di bottiglie potenziali) e 430 a Montefalco Doc (3,6 milioni di bottiglie), dai dati forniti dal Consorzio.
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Cronaca
Sagrantino 2015, annata a “5 stelle”
È nel segno dell’eccellenza l’annata 2015 del Sagrantino di Montefalco, giudicata a “5 stelle”, il massimo del rating. Vendemmia che regala grandi aspettative, frutto di un inverno piovoso, una primavera con elevata irradiazione solare e ventilata, un’estate asciutta, calda e soleggiata. Insomma, un andamento meteo, nel complesso, ottimale. Le uve sono così giunte in cantina con concentrazioni zuccherine significative e profili polifenolici ricchi e possenti (nell’approfondimento i nostri migliori assaggi da Anteprima Sagrantino).
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Wine & Food
60 milioni di ettolitri di vino nelle cantine italiane: così il Registro Telematico al 15 febbraio
C’è ben più di una vendemmia, nelle cantine d’Italia: secondo l’ultimo bollettino rilasciato dall’Icqrf, al 15 febbraio si parla di 60 milioni di ettolitri (29,6 di vini Dop, 15,5 di Igp e 14,9 di vini generici) a dimora nelle aziende del Belpaese. Il Veneto, come sempre, è la Regione più ricca, e detiene, da sola, il 25% del vino italiano, pari a 15 milioni di ettolitri. Il doppio dell’Emilia Romagna, seconda, con 7,6 milioni di ettolitri, davanti alla Puglia, che ne ha in cantina 6,5. 5,4 milioni di ettolitri, invece, riposano nelle botti di Toscana, 4,5 in quelle di Sicilia, e 4,4 nelle cantine del Piemonte. Tra le denominazioni, il Prosecco Doc batte tutti, con ben 4,3 milioni di ettolitri (a cui vanno aggiunti 997.245 ettolitri di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg).
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WineNews.tv
Il mercato delle aste del vino ed il ruolo del Belpaese: parola a Filippo Lotti di Sotheby’s Italia
Una crescita lenta ma costante, quella delle etichette tricolore, in un segmento dove la Francia è ancora dominatrice assoluta: “l’Italia sta crescendo in maniera costante ed inesorabile in questo mercato. Per ora, i vini che funzionano sono i grandi di Toscana e Piemonte, e qualche griffe dell'Amarone. Prima di vedere delle novità, vanno ancora consolidate le posizioni attuali”.
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Vignaioli del Morellino
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