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WineNews
N. 3.890 - ore 17:00 - Mercoledì 7 Febbraio 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
La California pensa di estirpare 12.000 ettari
Un’altra notizia che non rassicura il mondo del vino alle prese con un faticoso, e probabilmente lungo, riposizionamento sui mercati e nella produzione. In California, terroir di grande vocazione vitivinicola, si pensa a ridurre la produzione di fascia più bassa eliminando i vigneti, come in Francia. Il mercato, soprattutto quello dei vini di fascia bassa, infatti, è in crisi, e la domanda dei consumatori più giovani non si incontra con il prodotto vino. Jeff Bitter, presidente di Allied Grape Growers (Agg), che rappresenta 500 viticoltori californiani, ha suggerito di “rimuovere un totale netto di oltre 12.000 ettari di vigna in tutta la California”.
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Primo Piano
La crisi del vino in Francia: misure, risorse, promesse e appelli all’unità della filiera
La Francia continua a vivere una crisi profonda per il settore del vino, di cui vi raccontiamo da mesi, e per la quale istituzioni e filiera si affrettano a cercare una via di uscita. Il Governo Francese ha spiegato, più in dettaglio, il pacchetto di misure da oltre 230 milioni che metterà a disposizione della filiera (80 per un fondo di emergenza e 150 per accompagnare l’estirpazione di quasi 100.000 ettari di vigna) che, però, in buona parte, dovranno ottenere il via libera dall’Unione Europea, e che, secondo alcuni, saranno di difficile accesso per molte imprese, cooperazione in primis. Intanto c’è chi pone l’accetto anche sul fatto che estirpare 100.000 ettari di vigneti (si parla di premi di 4.000 euro ad ettaro per espianti definitivi, a precise condizioni, come il reimpianto non prima di 6-8 ani o la diversificazione verso altre colture, altri dettagli in approfondimento), se, da un lato, servirà a riequilibrare domanda ed offerta ed a non far crollare i valori del vino, soprattutto a Bordeaux, dall’altro, avrà un impatto sul paesaggio e sull’ambiente importante, in certi territori, da non sottovalutare. E, mentre a Bordeaux si fanno i conti con una situazione difficilissima, che vede anche tonneau di vino sfuso (pari a 900 litri di vino) scambiati a meno di 1.000 euro, per poco più di 1 euro al litro, ben al di sotto dei costi di produzione, dunque, il Comitè interprofessionelle du Vins de Bordeaux, la Federation du Negoce e la des Grands Vins de Bordeaux, hanno scritto una lettera congiunta con un appello alla solidarietà tra i diversi operatori della filiera perchè, ferma restando la libertà del mercato, sia tutelata “la forza della nostra immagine di vini di qualità, che si riflette nei nostri prodotti, nei nostri impegni per l’ambiente e nella nostra responsabilità sociale”, che ovviamente hanno dei costi che devono essere sostenuti. Il rischio è di depauperare una vera e propria ricchezza per la Francia, visto che, secondo lo studio Deloitte per Vin & Société ed il Cniv (Comité National des Interprofessions des Vins Aoc e Igp), il settore vale 92 miliardi di euro, di cui 10 alla produzione, 34 al commercio, e poi tutto l’indotto, per un gettito fiscale (Iva inclusa) di 6,4 miliardi di euro e 440.000 posti di lavoro a tempo pieno (in netto calo sui 500.000 stimati dieci anni fa).
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Oltralpe la sovranità alimentare sarà legge
“L’eccezione agricola francese non è una questione di bilancio, ma di identità e fierezza” e poiché “vogliamo essere sovrani per coltivare, raccogliere ed alimentarci”, l’intenzione è “iscrivere l’obiettivo della sovranità alimentare nell’ordinamento giuridico della Francia”. Lo ha annunciato il Premier francese Gabriel Attal, nella conferenza stampa sulla crisi dell’agricoltura e del vino francesi, nei giorni scorsi a Parigi, esprimendo la volontà di innalzare l’agricoltura a “interesse fondamentale della Nazione” facendo diventare legge la sovranità alimentare. Un indirizzo politico-economico sul quale WineNews si è spesso confrontata con il Ministro Francesco Lollobrigida, fin dall’inizio del suo mandato nel Governo Meloni, quando ha cambiato il nome del dicastero delle Politiche Agricole in Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare.
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Focus
“Fascette” Docg, Doc e ora anche Igt ...
Obbligatorie per le Docg, facoltative per le Doc, ed ora, su richiesta dei Consorzi, o delle Regioni, anche delle Igt, le “fascette di Stato” tornano al centro dell’attenzione. Nei giorni scorsi, dal Ministero è arrivato un decreto che ne modifica uno del 2020, in attuazione di un aspetto previsto già da tempo dal Testo Unico del vino, che, in sintesi, ipotizzava un “sistema di controllo e tracciabilità telematico per i vini confezionati a Doc e Igt”, snello, focalizzato sul digitale, e che, in qualche modo, aprisse il monopolio della Zecca dello Stato. Il decreto di oggi, in G.U. del 20 gennaio, introduce invece il contrassegno stampato dalla Zecca, in luogo del cosiddetto sistema alternativo, anche per i vini Igt (che sono un terzo della produzione italiana). In nome della trasparenza e dalle tracciabilità. Ma secondo alcuni, questo potrebbe portare ancora più confusione, perchè ad un primo sguardo le fascette non sono poi troppo diverse. E poi, per esempio, con tante denominazioni ancorate ad un solo varietale, potrebbe succedere che, allo scaffale, ci si trovi con il vino Docg con la fascetta di Stato obbligatoria, il vino Doc con quella facoltativa, e magari anche l’Igt che riporta in etichetta la varietà. Con le tre tipologie della piramide qualitativa, di fatto, rese un po’ più omogenee, a colpo d’occhio ... 
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Cronaca
L’Amarone della Valpolicella 2019 nel calice
Grande qualità sensoriale, con profumi e sapori che rispecchiano la denominazione in modo moderno, un grande potenziale di invecchiamento senza difettare in freschezza e bevibilità, rispecchiando quel cambiamento di stile in atto a qualche tempo, e ritenuto fondamentale per il futuro: è l’estrema sintesi degli assaggi dell’Amarone della Valpolicella 2019, presentato nei giorni scorsi ad “Amarone Opera Prima”, a Verona, alfiere di una denominazione che gestisce la difficoltà di mercato dei vini rossi, ma si conferma in salute (in approfondimento i migliori assaggi di WineNews).
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Wine & Food
Il Concours Mondial de Bruxelles premierà il miglior vino analcolico o di bassa gradazione
La crescita e l’interesse verso le bevande a basso contenuto alcolico, è diventato qualcosa di concreto per le nuove generazioni e, su questa scia salutistica, il mercato del vino sta mutando con alcune cantine che hanno iniziato ad investire sul vino “alcool free”, o comunque a basso contenuto alcolico, anche se, in Italia, al momento, non si possono produrre vini dealcolati. Prodotti che iniziano a farsi largo anche in scenari di pregio, come il Concours Mondial de Bruxelles che, da oltre 30 anni, è un attento osservatore delle tendenze del mercato. Nella “Sessione Vini Rossi e Bianchi” (dal 7 al 9 giugno a Guanajuato in Messico), verrà assegnato un trofeo specifico per il miglior vino a basso contenuto alcolico o analcolico, con l’obiettivo di mettere in evidenza un mercato in rapida crescita nell’industria del vino, sottolineando la qualità e la diversità di questi prodotti alternativi.
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Castello del Terriccio
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Consorzio Vini di Romagna
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WineNews.tv
“Dobbiamo catturare l’attenzione dei giovani con la moderazione, non demonizzare il vino”
Il giusto approccio al tema del bere secondo Ugo Della Marta, Direttore Generale per l’igiene e la sicurezza alimentare del Ministero della Salute. “Oggi questo evento (“No Binge” di Federvini, Università La Sapienza e Università Luigi Vanvitelli, ndr) ce lo dimostra. In Italia abbiamo i consmi di alcol tra i più bassi d’Europa. Ma non siamo così virtuosi nel seguire i canoni della Dieta Mediterranea, di cui dobbiamo riappropiarci. E nel cui schema un consumo moderato di vino è presente”.
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