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N. 4.355 - ore 17:00 - Martedì 25 Novembre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Il 26 novembre in Inghilterra sarà il giorno in cui il Cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito, Rachel Reeves, presenterà il bilancio fiscale. Un momento segnato “in agenda” anche dal mondo del vino e degli alcolici britannico (e dall’Italia, che ha in Uk uno dei suoi mercati più importanti), in generale, che, non a caso, nei giorni scorsi, ha pubblicato un comunicato congiunto di WineGb, che rappresenta il settore vinicolo britannico, e di altre sigle (tra cui la Wine & Spirits Trade Association) preoccupate per eventuali nuove accise (+4,5% la stima), esortando Reeves “a non aumentarle”, considerando il momento già complesso ... | |
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| | Il commercio di vino sfuso vale oltre un terzo del volume totale degli scambi vinicoli mondiali: 32,99 milioni di ettolitri per un valore di 2,59 miliardi di euro, tra giugno 2024 e giugno 2025, ad un prezzo medio di 0,79 euro a litro. Nonostante un leggero calo del volume su base annua (-2,3%), il segmento del vino sfuso rimane più stabile di quello dei vini in bottiglia (-4,8%) e resiste meglio alle fluttuazioni economiche globali. Rispetto ad altre categorie di vino, lo sfuso ha registrato risultati solidi nella prima metà dell’anno, con il calo minore (-0,3%), mentre gli spumanti segnano -0,4% e i vini fermi -3,1%. La Spagna resta leader nel commercio di vino sfuso, sia in termini di valore che di volume. È seguita da Italia, Nuova Zelanda, Australia, Cile e Francia (n. 6 in valore e n. 9 in volume), tutti Paesi presenti come espositori in World Bulk Wine Exhibition 2025. Nel frattempo, tra i principali mercati importatori, il Regno Unito è in testa in termini di valore, mentre la Germania è n. 1 in termini di volume. Seguono Francia, Stati Uniti e Italia. Nell’Unione Europea, nella prima metà 2025, le esportazioni di vini rossi e rosati sono aumentate del 3,4%, mentre quelle di vini bianchi sono diminuite dell’1,4%. Sempre nella prima metà dell’anno, mentre il commercio internazionale del vino ha continuato a contrarsi, il vino sfuso è rimasto una delle categorie con le migliori prestazioni. A dirlo la World Bulk Wine Exhibition (Wbwe) n. 17, il principale appuntamento mondiale per il comparto dei vini e distillati sfusi, in programma fino ad oggi al Rai Amsterdam e organizzata da Vinexposium, tra i leader globali per gli eventi dedicati a professionisti e operatori di vino e distillati (firma anche la fiera internazionale “Wine Paris”, ndr). E che riporta in scena, anche quest’anno, l’Ibwc (International Bulk Wine Competition), l’unico concorso internazionale dedicato ai vini e distillati sfusi. L’Italia ha conquistato 7 “Gold” con Vinicola San Nazaro (Fruity White Wine), La.Vin.Sud (Nero di Troia), Furia (Rosso Veneto Igt 2024), Compagnia Mediterranea del Vino (Primitivo Dop Manduria), Cantine La Vite (Isola Persa Chardonnay), Azienda Vinicola Carasannese (Rosso Piceno Doc), Agresti Vini (Passito Igp Puglia 2025) e “Silver” con Cantina di Rauscedo (Sauvignon Atto Dop Friuli 2025), Enoagrimm (Primitivo Igp Puglia). | |
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| | Se oggi il Barolo è uno dei più importanti vini del mondo, è grazie a tanti protagonisti. A partire dalla Marchesa Giulia Colbert Falletti di Barolo, che, nelle sue tenute, creò il Barolo “moderno”. Un personaggio storico di grande spessore, importantissima anche nel tracciare un ponte tra Chiesa e società civile, e che vive ancora in uno dei suoi retaggi più tangibili, la cantina “Marchesi di Barolo”, guidata da anni dalla famiglia Abbona, con Anna ed Ernesto Abbona al timone, insieme ai figli Valentina e Davide. Marchesa di Barolo che stabilirà un altro primato: avrà il primo monumento dedicato ad una donna della storia torinese, in ricordo del suo impegno per le donne carcerate. L’iniziativa di Opera Barolo è patrocinata dalla Città di Torino e realizzata con il fondamentale sostegno della famiglia Abbona. | |
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| | | Da Vittorio, lo storico tristellato Michelin della famiglia Cerea a Brusaporto, porta l’Italia tra i 10 migliori ristoranti del mondo. Con un punteggio di 99,5 su 100, infatti, il ristorante che da anni è un punto fermo dell’eccellenza culinaria tricolore, è l’unico italiano tra i 10 locali al vertice de “La Liste” 2026, la classifica francese che è una sorta di “guida delle guide”, compilata “attingendo a migliaia di pubblicazioni, oltre 1.100 fonti professionali e milioni di recensioni online”. Un primato assoluto che Da Vittorio condivide, a pari merito, con altri 9 grandi ristoranti del mondo, ovvero Matsukawa in Giappone, Robuchon au Dôme e Lung King Heen in Cina, SingleThread e Le Bernardin in Usa, Cheval Blanc by Peter Knogl in Svizzera, Schwartzwaldstuve in Germania, Guy Savoy in Francia e Martin Berasategui in Spagna, premiati ieri sera a Parigi. Ma tanti, 94, ovvero quasi uno su 10, sono i ristoranti italiani segnalati nei primi 1.000 del mondo (in approfondimento), secondo La Liste. Tra cui, con 99 punti, ci sono Atelier Moessmer Norbert Niederkofler a Brunico e Le Calandre di Rubano dei fratelli Alajmo, mentre a 98 punti seguono il Villa Crespi di Antonino Cannavacciuolo a Orta San Giulio, e il Dal Pescatore della famiglia Santini a Canneto sull’Oglio. | |
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| | | Ca’ del Bosco, il gioiello della Franciacorta creato dalla famiglia Zanella, con Maurizio Zanella alla presidenza, è stata una delle cantine pioniere nell’investire in arte contemporanea. Ma ora ha deciso di prendersi cura anche dell’arte del passato, annunciando, insieme alla Fondazione Venetian Heritage, l’inizio dei lavori di restauro della tela raffigurante l’Assunzione della Vergine, dipinta tra il 1524 e il 1526 da Alessandro Bonvicino detto Il Moretto, nel Duomo Vecchio a Brescia (con un contributo importante, superiore ai 100.000 euro, da quanto apprende Winenews). | |
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| | La voglia di viaggiare alla ricerca di cibo, vino e altre specialità gastronomiche è sempre molto forte, ma l’aumento dei prezzi è diventato un fattore disincentivante e sta già pesando sui budget destinati ai Ponti e ai viaggi di dicembre: il 62% degli italiani considera l’aumento dei costi di viaggio una limitazione e il 56% dispone di un minor potere di spesa per l’inflazione. Il punto dolente è legato all’imposizione del risparmio e a pagarne le spese sono soprattutto i ristoranti. Sommando a quelli standard e premium (13%) gli stellati o i locali fine dining (8%), emerge che il 21% dei turisti sacrificherà questo tipo di esperienza. E il 15% inizierà alleggerendo il conto dei vini. A rivelarlo è l’indagine curata da Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo e presidente di Aite-Associazione italiana turismo enogastronomico, su un campione di oltre 1.000 turisti italiani.
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| | | “In questi anni c’è stata una demonizzazione del vino, deleteria per tutto ciò che fanno i produttori. Dalla disinformazione sul Codice della Strada alla poca conoscenza scientifica in Ue, ai media che evidenziano più le negatività che le positività. L’assenza del vino nel “Pranzo della Domenica” su Rai 1 per la candidatura Unesco della cucina italiana? Una disattenzione da recuperare. E mi auguro che le istituzioni tornino a promuovere il vino in tutte le sue forme”. Così, a WineNews, il presidente Coldiretti Ettore Prandini. “La sfida è comunicare un consumo corretto”. | |
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