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WineNews
N. 2.816 - ore 17:00 - Mercoledì 15 Gennaio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Castel Gandolfo, addio alla vigna del Papa
Una vigna espiantata, di solito, non fa notizia. A meno che non sia un caso particolare. È il caso, però, del Vigneto di Papa Benedetto XVI, a Castel Gandolfo, donato da Coldiretti nel 2012, dopo che Ratzinger si era dichiarato “un umile lavoratore nella vigna del Signore”. Ora, riporta il quotidiano romano “Il Messaggero”, per motivi non chiariti, questo vigneto, che si sviluppava tra filari di Trebbiano e Cesanese di Affile, verrà espiantato. La decisione è arrivata dalla nuova direzione delle Ville Pontificie, nominate direttamente da Papa Francesco nel giugno 2019 e che si è messa subito all’opera con lavori di rinnovo dei giardini.
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Primo Piano
Meno consumatori abituali, giù i consumi: il vino nei calici Usa, al di là dei dazi
Al netto di come evolverà la questione dazi, in Usa, fino ad oggi motore primario del mercato del vino mondiale e, soprattutto, italiano, c’è un altro aspetto che deve far riflettere i produttori: se da un lato aumenta il numero delle persone che bevono vino, dall’altro diminuisce chi, un calice, se lo concede con maggiore regolarità. E questo per effetto dei celeberrimi o famigerati Millennials, sempre più influenti sul mercato del vino, che non riescono, però, almeno fino ad oggi, a rimpiazzare i consumi, calanti, delle generazioni precedenti, e che hanno guidato il boom del consumo di vino in Usa negli ultimi anni (dove il consumo pro capite, nel 2018, era di 12 litri a testa, secondo i dati Oiv, per un totale di 33 milioni di ettolitri, il dato più alto al mondo, ndr). Emerge dallo “Us Landscapes 2020 Report” di Wine Intelligence, secondo cui, rispetto ad una popolazione over 21 (l’età per cui è legale bere alcolici in Usa) di 241 milioni di persone, i consumatori occasionali di vino (coloro che ne bevono almeno una volta all’anno), dal 2011 al 2019, sono cresciuti da 108 a 118 milioni di persone, mentre i regular wine drinkers, ovvero coloro che bevono vino almeno una volta al mese, sono diminuiti da 81 a 77 milioni di persone. “Il punto chiave di questo calo tra i consumatori abituali è la coorte dei Millennials, delle persone tra i 21 e i 34 anni: questo gruppo era composto da 29 milioni di consumatori regolari nel 2015, scesi a 21,5 milioni nel 2019”, spiega Wine Intelligence. Un trend che, purtroppo, pare trovare conferma nei dati dell’Iwsr: per la prima volta, dopo 25 anni consecutivi di crescita, gli Stati Uniti chiudono il 2019 con un calo dei consumi di vino, a volume, del -0,9%, trascinati in territorio negativo dal -1,5% dei vini fermi. Difficile capire e quantificare l’impatto dei dazi, che da ottobre 2019 gravano sui vini di Francia, Spagna e Germania, ma per i produttori d’Oltralpe i numeri di novembre, che registrano un crollo del 36% a valore sullo stesso mese del 2018 per i vini fermi (dato Osservatorio Vinitaly - Nomisma Wine Monitor), sono già preoccupanti. Tornando agli Stati Uniti, il 2019 si chiude con 369,7 milioni di casse di vino (erano 373,3 milioni nel 2018, ndr), per una spesa comunque cresciuta, del +1,1%, per un giro d’affari complessivo che ha toccato i 38,3 miliardi di dollari.
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I trend alimentari 2020 sugli scaffali 
Alcuni sono trend nati già nel 2019, altre sono vere e proprie tendenze che prenderanno effettivamente piede nell’anno appena iniziato: la catena di supermercati americani Whole Foods arriva con la sua Food Trends 2020, l’elenco delle tendenze che domineranno gli scaffali della grande distribuzione negli States, e di conseguenza poi nel mondo. E nella quale si ritrova la già affermata attenzione per la salute, guidata dall’“agricoltura rigenerativa”, le bevande alcol-free, i prodotti “plant-based” e la freschezza degli ingredienti, anche negli snack veloci. Largo spazio alle farine di ogni tipo, e a burro e creme vegani, mentre sotto i riflettori ci sono piatti e ingredienti particolari della cucina dell’Africa occidentale, e tutte le più disparate alternative a zucchero, miele, sciroppo d’acero e stevia.
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Focus
Le Langhe, in crescita, aprono il 2020 del vino italiano
Le Langhe, tra i più grandi territori del vino del mondo, si preparano ad aprire “l’anno vinicolo” italiano in grande salute. Motore economico di un settore che, per il Piemonte, nel 2018 ha significato oltre 1 miliardo di euro di export (e, a settembre 2019, i dati Istat parlavano di un +5,2%), il vino delle Langhe (dove per un ettaro a Barolo si parla di oltre 1,2 milioni di euro, e il triplo nei cru più prestigiosi), si prepara a “Grandi Langhe”, il 27 e il 28 gennaio ad Alba, evento firmato dal Consorzio di Barolo e Barbaresco, insieme a quello del Roero, che porterà sul territorio buyer da tutto il mondo, per poi volare a New York, il 4-5 febbraio, per “Barolo e Barbaresco World Opening”, con 200 produttori, il meglio della critica e dei media mondiali, con la grande cucina di Massimo Bottura, alla musica del fenomeno internazionale Il Volo, con la conduzione di Alessandro Cattelan. A confermare il “cauto ottimismo” per il futuro, dovuto anche ad un'annata 2016 del Barolo al debutto, definita da Matteo Ascheri, presidente del Consorzio, “fenomenale”, ci sono i numeri: nel complesso, gli imbottigliamenti sono cresciuti del 4% nel 2019 sul 2018, a quota 55,4 milioni di bottiglie, con le denominazioni principe a trainare la crescita, con il Barolo che ha toccato i 12,5 milioni di bottiglie (+7%), ed il Barbaresco i 4,2 (+12%).
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Cronaca
Barilla e il futuro sostenibile con il cibo
Sensibilizzare le coscienze, mettendo al centro l’educazione, alimentare e ambientale, per dar vita a un vero cambiamento culturale, immaginando un futuro sostenibile grazie al cibo: è la mission di “Noi, il cibo, il nostro pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile”, la mostra promossa dalla Fondazione Barilla a Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 (fino al 13 aprile) per sensibilizzare soprattutto i più giovani, grazie anche agli scatti di National Geographic Italia sui mille volti delle culture del cibo nel mondo.
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Wine & Food
“Vini Migranti”, la rassegna per il vino ai confini del mondo a Montelupo Fiorentino
Oltre 50 vignaioli provenienti da ogni angolo del globo, ognuno con la sua storia, si preparano a riunirsi a “Vini Migranti”, l’edizione n. 1 del festival del vino ai confini del mondo, in scena a Montelupo Fiorentino, Firenze, il 19 e 20 gennaio. Culture e tradizioni diverse, unite dal vino, come simbolo di unione, dal bianco prodotto da vignaioli palestinesi e israeliani a Betlemme, a quello prodotto da un viticoltore scappato in Libano dalla Siria, che coltiva Cabernet in un terreno espropriato agli Hezbollah, dal vino “sciamanico” che nasce da un vigneto di 120 anni al confine tra Messico e Usa, a produttori dalla Champagne, dal Cava e dall’Ungheria, oltre a una rosa di produttori italiani, da Nord a Sud dello Stivale. Una due giorni all’insegna di differenze che uniscono, e della solidarietà.
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“Il vino e la ristorazione mi hanno salvato la vita”: a WineNews di Yannick Benjamin
“Quando ho perso l’uso delle gambe, davo la mia carriera per finita”. Poi, il riscatto: “grazie a Le Du - racconta Benjamin - non mi sono più fermato. Ho riscoperto la mia dinamicità: ho deciso di tornare all’università, e mi sono laureato nel 2012”. Qui ha iniziato a fare i conti con le barriere, architettoniche e culturali: così, nel 2013, nasce “Wine on Wheels”, evento di beneficenza lanciato dalla sua associazione no-profit “Wheeling forward”. E non solo: “mi sono spinto oltre: ho deciso di aprire il mio ristorante, che sarà completamente senza barriere”.
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