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WineNews
N. 3.357 - ore 17:00 - Venerdì 18 Febbraio 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
Lo Champagne fattura 5,7 miliardi di euro
Gli ultimi due anni hanno messo il mondo del vino di fronte a sfide ardue, e non fa eccezione lo Champagne, che nel 2020 ha vissuto la peggiore crisi economica dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, con un collasso delle vendite drammatico nei mesi del lockdown: marzo (-10%), aprile (-26%) e maggio (-32%), come ricordano i due co-presidenti del Comité Champagne Jean-Marie Barillère e Maxime Toubart dalla conferenza “Dopo due anni complessi, la filiera Champagne guarda all’avvenire con ottimismo”. Il 2021, invece, si è chiuso con 320 milioni di bottiglie vendute (+31% sul 2020 e +8% sul 2019), per un fatturato di 5,7 miliardi di euro (+36% sul 2020 e +14% sul 2019).
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Primo Piano
“Sana Slow Wine Fair”: una fiera per lanciare la “rivoluzione” nel (e dal) mondo del vino
Non sarà solo una nuova fiera del vino, la “Sana Slow Wine Fair”, di scena dal 27 al 29 marzo 2022, a Bologna. Perchè il nuovo appuntamento organizzato da BolognaFiere, con la direzione artistica di Slow Food, in partnership con FederBio e Confcommercio Ascom Bologna, il supporto di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’Ice”, sarà il il primo incontro internazionale della Slow Wine Coalition e riunisce, per la prima volta, centinaia di produttori e operatori della filiera del vino provenienti dall’Italia e dall’estero. Sarà, per dirla con le parole di uno dei massimi pensatori del nostro tempo, Carlo Petrini, presidente Slow Food, “un primo, primissimo passo” di un cambiamento di paradigma su molti aspetti che il vino, “che nelle agricolture è da sempre avanguardia”, può guidare, acquisendo consapevolezza del suo “ruolo politico”. Perchè se nei giorni che precederanno la fiera, dal 22 al 24 marzo, ci saranno convegni e sessioni plenaria che personalità di alto profilo come il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, Don Luigi Ciotti, sacerdote fondatore della rete di Libera, e lo stesso Carlo Petrini, sarà proprio dalla nuova fiera di Bologna che si potrà partire per guardare al futuro. E se Giancarlo Gariglio, guida di Slow Wine, sottolinea come “l’obiettivo non è una fiera generalista, ma creare un format innovativo sul vino”, che attraverso la selezione delle aziende e dei vini rappresentati rimetta al centro il ruolo ambientale, sociale e “politico” dei viticoltori e del vino, secondo il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, c’è un altro aspetto fondamentale che riguarda produttori, consumatori e intermediari, che sono alla base “dell’importante impianto della Slow Wine Fair”. Ed è la tutela dell’economia di relazione, messa in crisi da due anni di pandemia, come racconta la sofferenza di ristoranti, enoteche e osterie, che “sono state e saranno il pilastro per far conoscere il vino in modo culturalmente valido, perchè il vino sia presenza sul territorio, e non solo merce che va nel mondo”. Una visione sposata anche dal Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. E un percorso, quello che parte dalla “Sana Slow Wine Fair”, di cui si è detto orgoglioso Giampiero Calzolari, presidente BolognaFiere (interventi e dettagli in approfondimento).
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Agroalimentare da record nel mondo
Le esportazioni italiane di cibi e bevande, come raccontano i dati Istat elaborati da Ismea, raggiungono nel 2021 un valore di 52 miliardi di euro (+11% sul 2020). A concorrere al risultato sono soprattutto le esportazioni dell’industria alimentare (+11,6%), ma il segno positivo riguarda anche la componente agricola (+8,8%). Contestualmente, nel 2021, le importazioni agroalimentari registrano una crescita di quasi il 12% sul 2020, raggiungendo un valore di oltre 48 miliardi. E la bilancia commerciale del settore si conferma, oltre che in attivo, in ulteriore miglioramento nel 2021, con un saldo positivo di 3,47 miliardi di euro (+2,6%). Tra i settori più performanti, il vino, lanciato verso i 7 miliardi di euro e oltre di esportazioni, già sopra quota 6,5 miliardi di euro nei primi 11 mesi del 2021, come emerso dai dati Istat analizzato da WineNews.
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Focus
Le bevande low e no alcol valgono 10 miliardi di dollari
Vino, birra e ready-to-drink a bassa gradazione o senza alcol continuano a crescere sul mercato delle bevande, del 6% nel solo 2021, fino a rappresentare una quota, a volume, del 3,5% dei consumi complessivi del settore beverage nei 10 mercati principali (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti), analizzati dal report “No- and Low-Alcohol Strategic Study 2022” di Iwsr, per un valore che sfiora i 10 miliardi di dollari, dai 7,8 miliardi del 2018. Un dato destinato a crescere ancora, e velocemente, ad un ritmo del +8% annuo da qui al 2025, contro una crescita del comparto degli alcolici decisamente più contenuta: +0,7%. Le crescite maggiori arriveranno dai ready-to-drink analcolici (+14%) e dai vini a bassa gradazione (+20%), considerati molto più buoni dei vini analcolici (+9%) dai consumatori. Il primo mercato delle bevande a basso contenuto di alcol è la Germania, che vale più del triplo del secondo, la Spagna: sono cresciute entrambe del 2% nel 2021, mentre la performance migliore è stata quella di Stati Uniti (+31%) e Regno Unito (+17%). Solo il 17% di chi consuma bevande low e no alcol è astemio, mentre per la stragrande maggioranza è un modo per moderare i consumi di alcolici.
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Cronaca
Vino e arte: Exibart “premia” Pasqua
“Falling Dreams, la gigantesca opera immersiva site-specific commissionata da Pasqua Vigneti e Cantine al collettivo None, presentata ad ottobre al “Base” di Milano per la “Milano Wine Week” e alle Gallerie Mercatali di Verona per “Vinitaly Special Edition”, è tra le 10 installazioni più interessanti del 2021 selezionate dalla piattaforma artistica Exibart, accanto a mostri sacri come Christo (con “L’Arc de Triomphe, Wrapped”, a Parigi), Jenny Holzer (“Like Beauty in Flames” al Guggenheim di Bilbao) e Jr (con “La Ferita” a Palazzo Strozzi a Firenze).
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Wine & Food
Lo scontro sul “Prosek” in plenaria a Strasburgo. 12 opposizioni, ma i tempi saranno lunghi
Lo scontro sul “Prosek”, la menzione tradizionale per il vino che la Croazia vorrebbe veder riconosciuta e contestata dall’Italia, patria del Prosecco, ormai lo spumante italiano più famoso del mondo, è arrivato in plenaria al Parlamento Europeo. Ma i tempi per una decisione Ue sulla domanda croata si annunciano in realtà piuttosto lunghi. Emerge dopo la discussione a Strasburgo, in seguito all’iniziativa promossa dall’eurodeputata Mara Bizzotto (Lega). L’aspetto positivo, come già sottolineato ieri da Coldiretti, è che l’Italia non è sola: ci sono 12 opposizioni alla richiesta croata. In gioco c’è la tenuta del sistema della Dop e delle e Igp, come sottolineano, tra gli altri, gli eurodeputati De Castro e Dorfmann: “come potremo difenderci dall’Italian sounding ovvero le imitazioni dei prodotti italiani nel mondo se non riusciamo a farlo sul mercato europeo?”.
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Beppe Severgnini: “in Italia la ristorazione non è tempo libero, è un pilastro della nostra vita”
“All’inizio degli anni Duemila al “Corriere” dissi che la cucina sarebbe diventata di moda, ed intervistai in cronaca 10 chef da 10 a 100 euro, come all’epoca era Cracco giovane. Fu una prima volta”. Così, a WineNews, Beppe Severgnini, tra i più importanti giornalisti italiani, vice direttore ed editorialista del “Corriere della Sera”, con il quale abbiamo parlato di cibo e vino come professioni e non solo come passioni di noi “Italians”, citando la sua storica rubrica. “Montanelli, Buzzati, Soldati: hanno sempre capito che dalla tavola passano tante cose”.
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