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N. 4.153 - ore 17:00 - Lunedì 17 Febbraio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Verso un nuovo record. Nei primi 11 mesi 2024, le spedizioni all’estero dei vini tricolore hanno superato i 7,5 miliardi di euro, a +5,4% sullo stesso periodo 2023, per 2 miliardi di litri (+3,3%). Un aumento in valore legato soprattutto, ma non solo, agli spumanti, che, in 11 mesi, superano il valore di 2,2 miliardi di euro (+9,3%), e sfiorano i 517 milioni di litri (+12,6%) a dimostrazione che la quasi totalità degli incrementi quantitativi del vino italiano arriva dalle bollicine che, dunque, hanno un peso determinante sul totale delle esportazioni (29,5% in valore e circa il 25,5% nei volumi). A dirlo sono gli ultimi dati Istat, aggiornati a novembre 2024, analizzati da WineNews. | |
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| | La consapevolezza che i giochi, anche per il vino (come per molti altri settori), si fanno in Ue; il disorientamento dato da un atteggiamento quasi “da Giano bifronte” della Commissione Ue, che da un lato promette sostegno al settore, con il Commissario all’Agricoltura Christophe Hansen (che nei prossimi giorni pubblicherà la sua road map sulla riforma della Pac, ed in marzo un pacchetto di misure specifiche per il vino), ma, dall’altro, vuole limitarne comunicazione, promozione e consumo, intervenendo su tasse e accise, nel Beca (Beating Cancer Plan), senza fare distinzione tra consumo moderato e abuso di alcolici, anche in modo poco comprensibile visto che il Parlamento Ue, che è la più diretta espressione del voto dei cittadini, è andato in senso opposto, come ricordato dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. E ancora, un’Ocm sempre più fondamentale per aprire nuovi mercati, ma diventata sempre più burocraticamente complicata, a volte fino al punto di intimorire o addirittura scoraggiare le aziende, soprattutto quelle più piccole, a farvi ricorso, al punto che non tutta viene utilizzata, con tanti fondi che ritornano in Ue. Tutto questo, nella cornice di un mercato che nei Paesi maturi è in contrazione, cosa che spinge ad aprirne di nuovi, e che rimette in discussione anche le misure per riequilibrare domanda e offerta, a partire dagli estirpi, ma non solo, come sottolineato, tra gli altri, dalle rappresentanze della filiera, nelle parole di Albiera Antinori (Federvini), Lamberto Frescobaldi (Unione Italiana Vini - Uiv) e Luca Rigotti (Confcooperative e Copa Cogeca), ma anche dai vertici di Coldiretti (Dominga Cotarella), Confagricoltura (Alberto Statti), Federdoc (Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi), e Cia-Agricoltori (Cristiano Fini), con una visione condivisa da tanti europarlamentari italiani di ogni schieramento. E con un mondo del vino compatto nel voler crescere, ma anche pronto a difendersi con ogni mezzo, “anche scendendo in piazza, in maniera democratica, per far sentire la nostra voce e difendere una bandiera del made in Italy”, come ha detto, a WineNews, il presidente Assoenologi Riccardo Cotarella. Messaggi e spunti tra i tanti emersi oggi, a Roma, in Campidoglio. | |
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| | L’Italia ha dato il definitivo via libera alla produzione dei vini dealcolati: in Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto del Ministero dell’Agricoltura con le disposizioni nazionali di attuazione del regolamento Ue n. 1308/2013. A partire da adesso sarà possibile “ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini”, spumanti compresi, e, nell’etichettatura dei prodotti ottenuti dopo il processo di dealcolazione totale o parziale, sarà riportata la dicitura “dealcolato”, se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto non è superiore a 0,5% gradi alcolici o “parzialmente dealcolato” se è invece superiore a 0,5% gradi alcolici ed è inferiore al titolo alcolometrico effettivo minimo della categoria che precede la dealcolazione (in Italia sotto ai 9% gradi alcolici, ndr). Il tutto fatta esclusione per i vini Dop e Igt.
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| | | Un territorio che ha generato bellezza, con un paesaggio il cui “sistema delle Ville-Fattoria” è candidato Unesco, che ha prodotto agricoltura ed economia, grazie al vino, e turismo, nel rispetto della sua comunità, non può che essere “sostenibile”. Questo territorio è il Chianti Classico, 6.800 ettari vitati su 70.000, tra la Siena del Medioevo e la Firenze del Rinascimento, 486 produttori di cui 345 fanno l’intera filiera, 35-38 milioni di bottiglie l’anno destinate a 160 Paesi, per un valore economico di distretto - vino e altre eccellenze, e indotto - stimabile in oltre 1 miliardo di euro. Alla regia, un Consorzio che, dopo la scommessa vinta della Gran Selezione e delle Uga-Unità Geografiche Aggiuntive, ha lanciato un “Protocollo di sostenibilità”. E, poiché, secondo un’indagine presentata, oggi, a Chianti Classico Collection 2025 a Firenze (dove WineNews sta assaggiando le nuove annate, e raccogliendo le voci del territorio in un video presto online), per il 48% delle aziende sostenibilità è già la parola d’ordine e per il 60% il “vino sostenibile” è quello che custodisce il paesaggio, “il nostro sguardo - spiega il presidente del Consorzio Giovanni Manetti - si allarga alla sostenibilità sociale e, novità, a quella culturale”. Con l’obbiettivo, dice il direttore del Consorzio Carlotta Gori, di mettere “in etichetta un simbolo dedicato”. | |
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| | | La logica del distretto agroalimentare in Italia funziona, soprattutto nella proiezione verso i mercati esteri. A confermarlo è il Monitor dei distretti agroalimentari italiani, al 30 settembre 2024, curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo. La filiera dei distretti vitivinicoli, che si conferma leader nell’export, accelera nel terzo trimestre (+7,7% tendenziale) e porta il risultato cumulato del periodo gennaio-settembre a sfiorare i 5 miliardi di euro, il 4,4% in più sui primi nove mesi 2023. Il distretto n. 1 è quello dei vini di Langhe, Roero e Monferrato. | |
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| | É stata la prima Docg d’Italia, come testimonia la fascetta “AA 000001”, la n.1 in assoluto: oggi la denominazione del Vino Nobile di Montepulciano, tra le più avanzate per la certificazione di sostenibilità, fatta a livello territoriale per la filiera del vino, ma anche del turismo, guarda al futuro. Buono lo stato di salute sui mercati - 1 miliardo di euro il valore stimato, tra produzione, valori patrimoniali e fatturato, oltre il 65% del quale all’estero, Germania e Usa in testa - anche grazie all’intuizione di aver inserito nel 2021 la dizione “Toscana” in etichetta che, secondo il presidente del Consorzio del Vino Nobile Andrea Rossi, in 3 anni ha aiutato a mettere sul mercato il 20% in più di bottiglie. La vendemmia 2022, giudicata a 5 stelle, il massimo del rating, debutta sul mercato, con la Riserva 2021 e le Pievi, le 12 Uga: ecco i migliori assaggi dello staff WineNews (in approfondimento). | |
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| | | A WineNews, dagli Stati Generali del Vino a Roma, il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella. “Se le buone maniere non bastano, pronti ad andare in piazza, in maniera democratica, per difendere una bandiera del made in Italy. Non dico che ci sia un complotto, ma ci sono delle cose che non tornano e che si fatica a capire. Colpa anche di chi racconta male il vino: a volte sembra che sia un divertimento danneggiare un settore che è storia e cultura”. | |
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