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N. 2.836 - ore 17:00 - Mercoledì 12 Febbraio 2020 - Tiratura: 31.110 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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E se l’Europa del vino, stanca di dazi e minacce, lasciasse a lungo andare gli Usa all’asciutto? Scenario improbabile, ovviamente, ma è la domanda, provocatoria, che si sta ponendo la National Association of Wine Retailers, preoccupata da tre fattori. Il primo è che, secondo la Nawr, i produttori Ue hanno le capacità e la necessità di scoprire nuovi mercati e costruire nuove rotte commerciali; il secondo è che gli Usa non possono sostituire la quota di vini Ue con la produzione nazionale; il terzo è che il three-tier system, che governa le vendite di vino in Usa, fa sì che una percentuale del 75-85% del prezzo al dettaglio se ne vada in profitti o tasse, ad enti americani … |
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Sempre più luoghi di consumo, di convivialità, e dove il vino spesso è accompagnato dal cibo, le enoteche d’Italia si confermano pilastro non solo per il mercato, ma anche per la cultura del vino. Con l’enotecario che non è più un semplice commerciante di vino, ma una persona che cerca di capire il cliente, che lo consiglia, che in un settore sempre più affollato di etichette, magari, aiuta anche gli appassionati a scoprire vini e produttori nuovi, chicche enoiche e curiosità. E tutto questo sembra aver riportato gli italiani nelle enoteche, presidi della cultura enoica sul territorio. Al punto che, dopo anni in cui si è parlato di crisi, il loro numero è tornato a crescere. In Italia ce ne sono 7.209, il 4% in più rispetto a 5 anni fa. Con un fenomeno in crescita su tutto il territorio nazionale, a partire dalla Lombardia, dove se ne contano ben 982. A dirlo, un’analisi della Camera di Commercio di Monza Brianza Lodi e della Coldiretti. A livello di singole città, al primo posto c’è Roma, che conta ben 345 enoteche, risultato di una crescita del 35% in dieci anni, seguita da Napoli, con 221 attività. Sul terzo gradino del podio c’è Milano, con 141, con la città che, dopo Expo, è diventata capitale enogastronomica del Paese, e che si conferma la più dinamica anche sul fronte delle enoteche, cresciute del 5% nell’ultimo anno, e di ben il 72% in 10 anni. A seguire, nella top ten, Torino (121 enoteche), Firenze (91), Genova (80), Venezia (68), Palermo (62), Bologna (57) e Bari (50). Tra le curiosità segnalate della ricerca, emerge il fattore “quote rosa”, con il settore del vino che vede crescere, in generale, il numero di donne alla guida delle imprese, dalle cantine alle stesse enoteche. Tanto che più di un’enoteca su quattro (il 26,5%) è guida femminile. E, intanto, il ruolo presente e futuro delle enoteche per il mondo del vino è al centro di una riflessione profonda da parte degli operatori: proprio in questi giorni, a Vinexpo Paris, a confrontarsi sul tema sono state le principali organizzazioni italiane, Vinarius e Aepi - Associazione degli Enotecari Professionisti Italiani, e francesi, ovvero la Fédération des Cavistes Indépendants ed il Syndicat des cavistes professionnels, in un convegno dal titolo più che eloquente: “Gli enotecari, fornitori di arte e cultura”. |
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L’Italia, talvolta, sa essere eccellenza e avanguardia. Di certo, a detta di molti, lo è nella filiera del vino, anche dal punto di vista dei controlli. Che funzionano anche a livello internazionale. Lo racconta la vicenda, che ha fatto il giro del mondo, della “Apm”, la Automatic Prosecco Machine, una sorta di “bancomat del Prosecco”, che ha fatto la sua comparsa a Londra. Una frode, più o meno consapevole, alla denominazione veneto-friulana, che è stata rimossa in pochi giorni, per l’intervento del Consorzio del Prosecco Doc prima, e delle istituzioni poi. Come ha ricordato la Ministra delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, “abbiamo un sistema di controlli tra i migliori al mondo e questo lo dobbiamo all’incessante lavoro di collaborazione tra Icqrf, produttori e consorzi”. Che sempre più, nel mondo, devono combattere contro contraffazione ed italian sounding. |
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Sulla cena a lume di candela, non si discute. Ma più che puntare sulla tradizione con la cucina mediterranea o sull’esotico, agli italiani il San Valentino piace etnico. Almeno al ristorante: la cucina etnica è la più amata dal 20% degli innamorati che trascorrerà il 14 febbraio fuori casa, facendo triplicare le prenotazioni in un solo giorno (ma con lo scontrino stabile a 30 euro, bevande escluse). A dirlo, TheFork, che ha stilato la Top 50 dei ristoranti più romantici d’Italia. Ma, secondo l’ultimo Osservatorio Al.ta Cucina, c’è anche un 69% di italiani che festeggerà nell’intimità di casa, cucinando cibo italiano, rigorosamente in coppia. Nei due casi, nel gioco della seduzione il wine & food, tra le curiosità scovate da WineNews (nell’approfondimento), si conferma protagonista assoluto, con cibi stuzzicanti e vini “hot”, dettagli che contano più che mai, insieme alle location più insolite. Il regalo più gettonato? I cioccolatini, “cibo dell’amore” al centro anche di una nuova scoperta: amato per le proprietà afrodisiache da Montezuma e dal Re Sole, Casanova e D’Annunzio, il cacao promuove la “brain chemistry” dell’amore aumentando la serotonina, l’ormone del desiderio, stimolando il piacere con l’anandamide, la molecola della beatitudine, e producendo endorfine, responsabili dell’euforia. |
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È una partnership, a suo modo, storica. La prima, nel vino, tra Sicilia e Francia, grazie a due famiglie innamorate del vino. Da un lato Planeta, tra i grandi del “Rinascimento” del vino siciliano, e realtà oggi guidata da Alessio e Francesca Planeta, dall’altra gli Oddo, di Oddo Vins et Domaines, realtà francese con cantine anche in Spagna ed in Sudafrica, guidata da Lorrain Oddo. Che, a Vinexpo Paris, hanno brindato al percorso comune che li ha portati alla creazione, in Sicilia, di Serra Ferdinandea, nuova azienda “siculo-francese”, tra Sambuca di Sicilia e Sciacca.
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Dal Prosecco al Brunello di Montalcino il passo è breve. Almeno per Sandro Bottega, alla guida della Bottega, uno dei marchi italiani del vino più diffusi a livello internazionale che, dalle colline trevigiane, ha messo radici proprio a Montalcino, con l’azienda “Domus Vitae”. Una proprietà di grande dimensione: 83 ettari di terreno, di cui 13 vitati, tutti a Rosso di Montalcino. Ed un affitto a lungo termine destinato a trasformarsi in un acquisto. “Da quando ho iniziato la mia attività imprenditoriale nel mondo del vino - spiega a WineNews Sandro Bottega - Montalcino è sempre stato un punto di riferimento importante. Si sono verificate le condizioni per entrare in possesso di una cantina all’interno della denominazione, e ho voluto rafforzare il legame tra la mia azienda (che già produce Brunello di Montalcino, ndr) e uno dei territori simbolo dell’enologia italiana”. |
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Un tête-à-tête con “Mr Monfortino” Roberto Conterno, firma di uno dei vini più prestigiosi al mondo, nei desideri di appassionati e collezionisti. Tra le botti dove nasce uno dei 10 vini più ricercati del mondo nelle aste, riferimento qualitativo e valoriale di un territorio di pregio assoluto come il Barolo, parlando di vino, e riflettendo sul presente e sul futuro delle Langhe, uno dei pilastri dell'enologia mondiale, e non solo.
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