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WineNews
N. 3.956 - ore 17:00 - Mercoledì 8 Maggio 2024 - Tiratura: 31.235 enonauti,
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La News
La Russia nazionalizza anche il vino
Il vino non è sfuggito all’ondata di nazionalizzazioni che ha investito la Russia: con i suoi oltre 9.000 ettari di vigneti e 95,5 milioni di bottiglie prodotte nel 2023, Kuban Vino, l’azienda vinicola più grande del Paese, è stata nazionalizzata dal Governo di Putin, che sta mettendo le mani sulle più strategiche imprese russe e straniere. In più, dall’inizio della guerra in Ucraina, il Cremlino si è impegnato per aumentare la domanda di vino locale, a scapito delle importazioni. Nel 2023 i dazi doganali sui vini provenienti da “Paesi ostili” sono stati aumentati, dando a quelli russi un vantaggio di 2 euro a bottiglia rispetto alle controparti europee.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
La produzione di vino in Europa a 143 milioni di ettolitri, il dato più basso dal 2017-2018
Mentre i vigneti hanno già iniziato a fiorire in vista della vendemmia 2024, che si spera possa essere quella della ripartenza definitiva, anche se il “clima pazzo” delle ultime settimane ha già fatto scattare i primi campanelli di allarme in Italia, la Commissione Europea ha pubblicato l’ultimo rapporto sulle prospettive a breve termine per i mercati agricoli dell’Ue nel 2024 , che delinea anche lo stato dell’arte sulla campagna vitivinicola 2023-2024 che si sta chiudendo. Un quadro complicato, ma lo si sapeva già, come puntualmente riportato dalle analisi degli ultimi mesi e dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori pubblicate su WineNews, e che vede l’Italia “maglia nera” a livello quantitativo con un forte calo che la porterà a perdere la leadership a scapito della Francia. La produzione, a livello generale, è prevista in ulteriore calo (-10% su base annua, -8% sotto la media quinquennale), a 143 milioni di ettolitri, il dato più basso dal 2017-2018 e questo è dovuto a diminuzioni significative che si sono verificate appunto in Italia (-23%), ma anche in Spagna (-21%), nonostante un aumento in Francia (+8%) e Portogallo (+11%). Seguendo una tendenza a lungo termine, il consumo di vino nell’Ue è previsto in lieve calo (-1,5%) a 96 milioni di ettolitri, in particolare per i vini rossi, come dimostra la preferenza delle generazioni più giovani verso altre bevande alcoliche (birre e cocktail), ma anche per vini meno impegnativi e più facili da bere. I prezzi alla produzione del vino nell’Ue sono rimasti stabili nella seconda metà 2023, con dinamiche diverse a seconda dei Paesi, e quindi aumenti moderati in Italia e Spagna, diminuzioni in Francia, in linea con le variazioni della produzione nazionale e la diminuzione della domanda. La quantità riferita agli “altri usi” aumenterà, dopo le misure di crisi sulla distillazione messo in atto da diversi Paesi dell’Ue, a 33 milioni di ettolitri. Guardando alle esportazioni, ancora, il saldo della campagna 2023-2024 dovrebbe essere -11% in volume, a 28 milioni di ettolitri, con una perdita del -8% in valore. E le scorte finali di vino nell’Ue dovrebbero essere inferiori alla media degli ultimi cinque anni (170 milioni di ettolitri) dopo le misure di distillazione sui vini rossi e rosati.
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“Il testamento di Pittaro”
Novanta ettari di vigneti, tra Friuli Grave e Friuli Colli Orientali, quasi tutti sulle colline di Ramandolo, e la cantina, cuore dell’azienda, a Codroipo, in Friuli Venezia Giulia. È quanto l’imprenditore ed enologo Pietro Pittaro, scomparso nel marzo 2024 all’età di 80 anni, e già presidente Assoenologi dal 1987 al 1995 (ed anche dell’Union Internationale des Oenologues), quando guidò la battaglia per il riconoscimento formale del titolo di enologo, ha lasciato ad una decina dei sui collaboratori più cari. Tanto si sono trovati scritti nel testamento, che ha dato corpo ad un’affermazione che, riportano le cronache locali, tra cui il “Corriere del Veneto”, ripeteva spesso in dialetto friulano ai sui dipendenti, dicendo “lascio tutto a voi”, riferendosi alla Vigneti Pittaro, azienda che aveva fondato negli anni Settanta del Novecento. 
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Focus
La vendemmia nell’Emisfero Sud: cresce solo l’Argentina
Mentre in Europa mancano alcuni mesi al momento della vendemmia, ma in Italia le prime preoccupazioni a causa del maltempo sono già state sollevate, dall’altra parte del mondo, nell’emisfero australe, è invece già tempo dei primi bilanci. E così, in attesa dei dati ufficiali, i segnali che arrivano sono quelli di volumi complessivi in ribasso in Cile (-20-25%), in Sudafrica, che va verso il raccolto più scarso degli ultimi 20 anni, e anche per l’Australia che (non solo per il clima, ma anche per la riduzione dei vigneti) va verso una produzione ridotta. Soltanto l’Argentina si aspetta un considerevole aumento quest’anno (attualmente stimato a +24% dall’Inv, l’Istituto Nazionale della Viticoltura), anche se va sottolineato il deficit produttivo dello scorso anno (8,8 milioni di ettolitri a confronto con un quinquennio a 12,5 milioni di media). Il bicchiere può essere visto anche come mezzo pieno perché un risultato più leggero, nei volumi, non è necessariamente una cattiva notizia per riequilibrare il settore, senza dimenticare gli aspetti positivi sulla qualità e misure come quella della rimozione dei dazi da parte della Cina che è un toccasana per il vino australiano, reduce da una crisi significativa. Un report che fotografa la situazione di questa ampia area è stato pubblicato dal “World Bulk Wine Exhibition” (in approfondimento).
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Cronaca
Tra Sicilia, Porto Cervo e Collio, gli eventi 
Da “Sicilia en Primeur” by Assovini Sicilia a Cefalù, al “Porto Cervo Wine & Food Festival” firmato Marriott International, dal “Collio Day” con i vini del Collio in sei città italiane, a “Nizza è Barbera” a Nizza Monferrato, dalle anteprime “Taste Alto Piemonte” con i Nebbioli dell’Alto Piemonte a Novara, “Vini Ad Arte-Anteprima Romagna Sangiovese” a Faenza e la Vernaccia nel “Regina Ribelle-Vernaccia di San Gimignano Wine Fest” a San Gimignano, ai 100 anni del Consorzio Chianti Classico a Firenze, è ricchissima, nei prossimi giorni, l’agenda WineNews.
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Wine & Food
Il valore della filiera agroalimentare italiana genera 620 miliardi di euro, export in crescita
Non si ferma la crescita del made in Italy agroalimentare, vero e proprio tesoro dell’economia nazionale in grado di garantire occupazione, ma anche prestigio nazionale ed internazionale. Il valore della filiera allargata sale a 620 miliardi di euro, con il cibo made in Italy che assume un ruolo sempre più centrale per la crescita economica del Paese. A dirlo è l’analisi Coldiretti su dati centro studi Divulga, a Cibus,  Il made in Italy dal campo alla tavola vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.000 punti vendita al dettaglio. E le esportazioni agroalimentari made in Italy, nei primi due mesi 2024, sono salite in valore a quota 11 miliardi di euro, con un aumento del 13% sullo stesso periodo 2023, dopo il record di 64 miliardi di euro di fine anno. 
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Territoriale, versatile nell’abbinamento, e non solo: il vino italiano per la critica straniera
Le riflessioni di Clemens Gerke (Weinwirtschaft), Alison Napjus (Wine Spectator), Claudia Stern (Vinum), Francois Gilbert (Gilbert&Gaillard), Ian d’Agata (Terroir Sense) e Michelle Cherutti Kowal (Decanter). Tra una varietà di vitigni che incuriosisce i più esperti ma è complessa per i neofiti, una capacità di accompagnare il cibo che in molti Paesi è ancora da valorizzare, e una scala di prezzi che lo rende più competitivo delle produzioni di alcuni competitor.
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