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WineNews
N. 4.084 - ore 17:00 - Mercoledì 6 Novembre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
I “Migliori Vini Italiani” per Wine-Searcher
Garantire altissima qualità a prezzi più competitivi dei pari grado francesi: è una delle caratteristiche vincenti del vino italiano. Lo sottolinea anche “Wine-Searcher”, che ha stilato la sua classifica dei “Migliori Vini Italiani” 2024, tenendo conto del mix tra valutazioni e prezzi medi delle bottiglie di più annate dello stesso vino. Al top assoluto c’è il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie de Il Marroneto, riferimento del territorio, seguito da miti come il Masseto di Frescobaldi, il Solaia di Antinori, e da vini di punta di cantine come Fontodi, Casanova di Neri, G. B. Burlotto, Sandrone, Tenuta San Guido, Roagna e Avignonesi.
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Primo Piano
Donald Trump torna presidente Usa. E (anche) il mondo del vino si interroga sul futuro
“Sono il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Fermeremo le guerre. Sarà l’età dell’oro dell’America”. Così Donald Trump, che ha stravinto le elezioni in Usa per i Repubblicani, e che, nelle prossime settimane, tornerà alla Casa Bianca. Un’elezione che, ovviamente, avrà le sue ripercussioni in mille campi e lungo tanti assi internazionali, a cui tutto il mondo guarda. Ed a cui guarda, con la sua peculiare ottica, il vino italiano. Che tutto sommato, ha fatto bene nella prima presidenza Trump, con le bottiglie tricolore “salve” dai dazi imposti alle produzioni europee e francesi in particolare, al 25%, nella annosa disputa tra Airbus e Boeing. Dazi, peraltro, imposti su tanti altri prodotti del made in Italy agroalimentare, e mai tolti formalmente, ma soltanto “congelati” fino al 2026. Che Donald Trump (la cui famiglia è anche produttrice di vino con la Trump Winery, in Virginia, ndr) abbia già minacciato nuovi dazi, tra il 10% ed il 20%, su molti prodotti europei e non solo, è un dato di fatto. Che questa promessa si trasformi in realtà, è da vedere, ma non improbabile. E chissà che, nell’incertezza del futuro, non si assista ad una corsa degli ordini da parte degli importatori, in questi ultimi mesi dell’anno (nonostante un mercato enoico non certo brillante) per anticipare eventuali problemi con costi del vino più alti, come già successo in passato, in una prospettiva che preoccupa non poco gli operatori. Nel primo mandato di Trump, durato dal 20 gennaio 2017 al 20 gennaio 2021, le importazioni di vino italiano in Usa (dati Istat) hanno toccato 1,4 miliardi di euro nel 2017, per poi salire a 1,46 nel 2018, a 1,53 nel 2019, scendere a 1,45 nel 2020, con il peso del Covid sulle spalle, per poi riesplodere e superare 1,7 miliardi di euro a fine 2021, primo anno di presidenza Biden, ma anche anno in cui il mondo ha iniziato ad uscire dalla pandemia. Poi, anche a causa dell’inflazione, i valori sono cresciuti ancora, a 1,85 miliardi di euro nel 2022, per riassestarsi a 1,76 nel 2023 con il vino italiano che, nel 2024, punta ad un nuovo record, con un +7% nei primi 7 mesi dell’anno. Ma dal 2025 si aprirà una nuova pagina, in uno scenario mondiale tutto da decifrare ed immaginare. Anche per il vino italiano, per il quale il mercato degli Stati Uniti è indispensabile e vitale.
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Intelligenza artificiale, vite e vino
Senza l’Intelligenza Artificiale molte applicazioni adottate in vigneto per una conduzione più accurata e sostenibile non sarebbero possibili, per non parlare del miglioramento genetico della vite. E non sembri un’esagerazione, perché la ricerca genetica è la scienza che produce la mole di dati più elevata di tutti i tempi. “Alla base dell’Ia ci sono gli studi di Fibonacci, che indagò i meccanismi matematici degli algoritmi”, ha ricordato il professor Attilio Scienza a Wine2Wine a Verona. “Già negli anni Cinquanta si parlava di Ia definendo tre obiettivi: agire come agirebbe un uomo, pensare come penserebbe un uomo, affrontando le situazioni mediante le funzioni cognitive, e prendere decisioni orientate ad ottenere il miglior risultato possibile sulla base dei dati effettivamente disponibili. Oggi ci sono ambiti di scienza che non potrebbero avanzare senza”. 
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Focus
“Top 100 Cellar Selection” by Wine Enthusiast, Italia al top
Il miglior vino da tenere in cantina e far invecchiare uscito quest’anno sul mercato è, ancora una volta, italiano: il Barbaresco Don Fiorino Riserva 2016 dei Produttori del Barbaresco, n. 1 della “Top 100 Cellar Selection” 2024 by “Wine Enthusiast” (con il vino della celebre firma di Langa che bissa il successo ottenuto nel 2023, alla stessa posizione, dal Brunello di Montalcino 2018 di Poggio di Sotto del Gruppo ColleMassari, guidato da Claudio Tipa). Un vino peculiare quello della cooperativa di Barbaresco, dedicato a Don Fiorino, il parroco che, nel 1958, ispirò e guidò i 19 agricoltori che fondarono la Produttori del Barbaresco, e che è sul podio insieme al Quintessa 2021 di Rutherford, dalla Napa Valley, ed allo Champagne Blanc des Millénaires Brut 2014 di Charles Heidsieck. Una classifica, quella del celebre magazine americano (Jeff Porter e Danielle Callegari sono le firme dall’Italia) che premia, come sempre, tanta Italia (18 le etichette in lista) e la sua classicità, rappresentata da territori o singole aziende che della longevità dei vini hanno fatto la loro cifra stilistica. A firmarli (le etichette in approfondimento) cantine come Oddero, Giacomo Fenocchio, Trediberri, Pieropan, Brezza, Inama, Aresca, Barone Pizzini, Le Macchiole, Terlano, Mazzei, Masseto, Bertani, Borgogno, Ca’ del Bosco, Sandrone e Il Borro.
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Cronaca
“The WineHunter Stars” 2024
Riccardo Cotarella miglior Winemaker; Stefano Vitale miglior Wine Artist (per le etichette Donnafugata); Gianna Nannini miglior Wine Producer con La Certosa di Belriguardo; la giornalista Tg1 Anna Scafuri miglior Wine & Food Journalist; Valentina Bertini, Corporate Wine Manager Gruppo Langosteria, miglior Wine Manager; la chef Viviana Varese come Food Star; Oscar Farinetti come Communicator Star (premiato dal direttore WineNews, Alessandro Regoli): ecco i vincitori dei “The WineHunter Stars” n. 1 a “Merano WineFestival” (8 novembre).
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Wine & Food
Il “torneo dei maestri” di tennis brinda con le bollicine italiane dell’Asti Docg
Le Nitto Atp Finals, il “torneo dei maestri”, torna a Torino (10-17 novembre), pronto a regalare spettacolo nei campi indoor. Ma sarà anche un torneo con le “bollicine” perché si brinderà con l’Asti Docg, la denominazione spumantistica più antica d’Italia che si conferma, per il quarto anno consecutivo, “Official Sparkling Wine” e “Silver Partner” dell’evento. Dal rettangolo di gioco al centro di Torino, l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti celebreranno le vittorie dei tennisti, accompagnando anche le attività collaterali del Consorzio. “La nostra collaborazione con Atp - ha spiegato il direttore del Consorzio Asti Docg, Giacomo Pondini - ci consente di abbinare il brand Asti al mondo dello sport, in particolare quello del tennis, ampliando così la platea del pubblico di appassionati e potenziali nuovi consumatori che possiamo raggiungere. Una partnership che proseguirà anche nel 2025”.
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Castello del Terriccio
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Masottina
Consorzio Vini di Romagna
Tenuta Sette Ponti
WineNews.tv
Alison Napjus (Wine Spectator): “Opera Wine racconta qualità e diversità del vino italiano”
A WineNews, la senior editor della celebre rivista americana, nel lancio dell’edizione n. 13 della grande degustazione che precede Vinitaly. “In Usa i consumi si stanno orientando verso minor quantità e maggior qualità, e il vino italiano, che ha un rapporto speciale con gli americani, è in grado di garantire grande qualità al giusto prezzo per i consumatori”. In attesa della “Top 100” 2025, la classifica più influente sul mercato: “non posso anticipare nulla. Magari ci saranno grandi classici del vino italiano, o vini da vitigni e territori meno conosciuti...”
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