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N. 3.598 - ore 17:00 - Venerdì 27 Gennaio 2023 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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È l’export a trainare il comparto food del made in Italy, con il vino a fare da “locomotiva” per il record storico di 60 miliardi di euro nel 2022, grazie soprattutto ai prodotti simbolo della Dieta Mediterranea, come vino, pasta e ortofrutta fresca, sul podio dei prodotti italiani più venduti all’estero. Così il “bollettino” della Coldiretti (sui dati Istat di novembre), che conferma il primato del vino, re dell’export con un valore stimato vicino agli 8 miliardi di euro. Quindi la pasta e gli altri derivati dai cereali, con un volume di vendite all’estero che superano i 7 miliardi di euro, e al terzo frutta e verdura fresche, con 5 miliardi e mezzo di euro di export. |
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Fusioni, acquisizioni e passaggi di mano, nel mondo del vino italiano, sono sempre più all’ordine del giorno. Con territori che sono al centro di questo fenomeno. Tra tutti, spicca quello del Brunello di Montalcino, dove si è concretizzato il 16,1% di tutte le transazioni avvenute in Italia tra il 2016 ed il 2022, secondo l’analisi Cbre, leader mondiale nella consulenza e negli investimenti in commercial real estate (di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi), seguito da Barolo, Prosecco, Etna, Chianti Classico e Bolgheri. Un’intensità di investimento che si può leggere in più modi. Perché se è forte l’interesse di chi vuole comprare nel territorio, attirato dal suo prestigio e dalla sua redditività, al tempo stesso non sono poche le cantine che sarebbero in attesa dell’offerta giusta per cambiare proprietà. In ogni caso, in una situazione, come si dice, “win win”, perché chi compra ha la certezza di investire in un territorio di assoluto pregio, Montalcino, che pare impermeabile alle crisi di mercato per il suo vino, e con valori fondiari che non solo reggono, ma crescono (per un ettaro vitato a Brunello oggi si parla di cifre tra i 750.000 euro al 1 milione di euro), e chi vende lo fa a valori di mercato decisamente cresciuti negli anni (in mezzo secolo, secondo le stime WineNews, la rivalutazione dei vigneti a Brunello è stata del +4.500%). In ogni caso, è uno dei fenomeni che sta ridisegnando il futuro del Brunello di Montalcino e del suo territorio, ormai un grande classico del vino italiano e mondiale. Che, se da un lato, è immutabile nella sua fede al 100% Sangiovese tanto per il Brunello che per il Rosso di Montalcino (un vino che ancora deve trovare la sua immagine ma non da fratello minore, ndr), e nel non voler ampliare la sua dimensione, con un albo dei vigneti chiuso (dal 1997 conta 2.100 ettari a Brunello e 510 ettari a Rosso di Montalcino), dall’altro è in costante fermento nella sua fisionomia, sia a livello di proprietà, con aziende e vigneti oggetto di continue compravendite e passaggi di mano, e che con le nuove generazioni di produttori, spesso “rampolli” di qualche dinastia vinicola che vara progetti nuovi, sia dal punto di vista “orografico”, con vigneti che alcune cantine stanno spostando sempre più in alto, per contrastare gli effetti del climate change e del riscaldamento climatico (continua in approfondimento). |
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Non è una crisi di sistema, come quella che sta vivendo Bordeaux, né un’emergenza, ma anche il Montepulciano d’Abruzzo deve affrontare uno squilibrio importante tra produzione e mercato, per ristabilire un prezzo medio remunerativo per i viticoltori e adeguare l’offerta ad una domanda che continua a dare segni di cedimento. La risposta, arrivata su proposta del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, cui è seguito il via libera della Regione Abruzzo, è stata individuata nello stoccaggio dei vini, in modo da gestire i volumi di prodotto disponibili, con il blocage del 20% di Montepulciano d’Abruzzo Doc rivendicato nell’annata 2022. Provvedimento da cui sono esclusi il vino biologico e il vino delle cantine che imbottigliano tutta la loro produzione (in approfondimento il commento, a WineNews, di Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio). |
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Dal grande ritorno degli ospiti internazionali agli innovativi spazi concepiti come lo Spazio Arena; dalle nuove aree tematiche alla presenza di personaggi di spicco del mondo dell’enogastronomia, ma anche della televisione e della cultura: quella del 2023 sarà un’edizione ricca di sorprese, curiosità e nuovi spunti di riflessione e dialogo, puntando a farsi portavoce della rivoluzione che sta attraversando, con sempre maggiore urgenza, tutto il settore. Ecco Identità Golose Milano, edizione n. 18 del Congresso internazionale di cucina, pasticceria, mixology e servizio di sala più importante d’Italia, fondato da Paolo Marchi e Claudio Ceroni, din scena da domani al 30 gennaio. Tra i tanti chef in arrivo da tutto il mondo, Alex Atala (D.O.M. di San Paolo), Albert Adrià (Enigma di Barcellona), Andoni Luis Aduriz (Mugaritz di Errenteria), insieme ai protagonisti della cucina italiana, dai fratelli Cerea ad Enrico Recanati, da Antonia Klugmann a Norbert Niederkofler, da Cristiano Tomei a Martina Caruso, da Giancarlo Perbellini a Niko Romito, da Caterina Ceraudo a Moreno Cedroni, tra gli altri. Tra i relatori ci saranno anche personaggi come Fabio Fazio, che condividerà il palco con Corrado Assenza lunedì 30 gennaio (Sala Auditorium) e la partecipazione di Bruno Vespa a Golosi di Identità, il nuovo format in collaborazione con Fondazione Cotarella. |
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Dalle “Anteprime” del vino italiano, che ripartono da “Nebbiolo Prima”, con le nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero, e “Grandi Langhe” by Consorzi del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e del Roero, a “Wine & Siena”, dal “Trentodoc sulle Dolomiti”, che unisce la passione per le bollicine e l’amore per la neve e lo sci, all’edizione n. 1 di “Wine in Venice”, con un “red carpet” di cantine a rappresentare tutte le Regioni italiane: sono solo alcuni dei tanti eventi segnalati in agenda da WineNews (in approfondimento). |
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Maggiore attenzione al budget, meno tempo passato a “scrollare” gli schermi dei cellulari, grande sensibilità sulla parità di genere, una Generazione Z che si fa avanti con le proprie idee e valori: sono alcuni dei 10 trend a livello globale che guideranno i consumi nel 2023. Li ha rilevati la società di ricerche di mercato globale Euromonitor International, che ha pubblicato come ogni anno il suo rapporto “Top 10 Global Consumer Trends 2023”. Si tratta di trend generali che possono essere applicati, con le dovute differenziazioni, ad ogni settore produttivo e di consumo, incluso il mondo del vino, con i 10 key trends individuati da Euromonitor International, e declinati da WineNews in forma... enoica (in approfondimento). |
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“Agroalimentare e vino sono asset fondamentali del Paese ed eccellenze all’estero, che ben rappresentano la capacità italiana di innovare tutelando la tradizione. Come banca, vogliamo stare vicino ai produttori, a partire dal Senese, uno dei territori più belli del mondo ed eccellenza turistica. Al di là degli strumenti finanziari, bisogna capire le esigenze del settore e delle aziende in Italia, puntando su specializzazione, competenza, volontà e investimenti, garantendo la sostenibilità delle nostre attività”. |
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