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WineNews
N. 2.640 - ore 17:00 - Mercoledì 17 Aprile 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Aste e vino, cresce l’appeal dell’Italia
Tre magnum di Sassicaia 1985 per 13.000 euro, 6 bottiglie di Masseto 2004 a 4.850, 12 bottiglie di Brunello di Montalcino Riserva 1961 di Biondi Santi a 4.400: ecco i “top lot” della “The Italian Sale”, asta di Gelardini & Romani Wine Auction, ad Hong Kong, che, ha incassato mezzo milione di euro. “Cifra che sembra piccola, ma per un’asta di soli vini italiani è un record”, commenta la casa d’aste. Con un interesse crescente anche per vini e territori spesso fuori dai riflettori, negli incanti enoici (con i due incrementi maggiori il Taurasi Riserva 1968 di Mastroberardino, +500% su base d’asta, ed il Turriga 1998 di Argiolas, +218%).
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
Commissione Europea: Ocm fondamentale per il settore vino   
L’impatto delle misure dell’Ocm sul settore vino è fondamentale, e a ribadirlo è una corposa analisi della Commissione Europea, che ha messo sotto la lente gli effetti degli aiuti Ue sull’economia della filiera enoica nel periodo 2014-2018. L’ammontare dei fondi, ripartiti tra 16 Stati membri, è stato di 5,507 miliardi di euro, ed i principali beneficiari sono stati Italia (1,685 miliardi di euro), Francia (1,403 miliardi di euro) e Spagna (1,052 miliardi di euro), e la misura più importante è stata quella relativa alla riconversione e ristrutturazione del vigneto, che ha assorbito il 50,2% delle risorse, seguita dagli investimenti nel miglioramento dei processi produttivi (21,6%) e promozione (17,6%), con differenze anche importanti tra i diversi Paesi. I fondi per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti sono stati fondamentali nel salto di qualità, a livello produttivo e gestionale, di 330.000 ettari vitati, il 10% delle superfici vitate d’Europa, specie per rispondere alle esigenze dei mercati, sempre più rivolti a produzioni di qualità, e quindi a vini Do e Ig, con un altro aspetto importante, la conservazione delle produzioni tradizionali. Un altro campo importante è quello che riguarda fattori chiave di competitività come i processi produttivi, l’imbottigliamento ed il marketing, e se in Italia la misura più ambita è sempre quella per la promozione, a livello europeo tra gli effetti positivi c’è da sottolineare  l’implementazione della cooperazione tra produttori e tra produttori ed organizzazioni, a partire dai Consorzi. Come detto, le misure dell’Ocm sono state centrali nel rispondere alle esigenze di un mondo in cui, dal 2008 in poi, i consumi sono crollati nei tradizionali Paesi produttori, e cresciuti in Usa, Cina, Uk, Russia, Australia e Canada, con la domanda concentratasi principalmente su due categorie, i rosati e le bollicine, cui hanno risposto la Francia con i rosé della Provenza e l’Italia con il Prosecco. Insomma, il peso specifico dei fondi Ocm, così come il giudizio della Commissione Europea sulla sua funzionalità, è positivo, ma l’efficienza della sua struttura potrebbe migliorare: pesa la burocrazia e, nei prossimi anni, si dovranno porre obiettivi diversi, a partire dalla risposta ai cambiamenti climatici.
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Vino italiano, fatturato a +52% in 10 anni
Per un’azienda, veder crescere il proprio fatturato di oltre il 50% in meno di 10 anni, e i livelli di occupazione di oltre il 100%, è una vera e propria impresa. Che, a quanto pare, è riuscita alla grande “azienda diffusa” del vino italiano, o almeno alle aziende che producono vino e uva, che secondo l’Osservatorio Qualivita Wine e Infocamere, hanno messo a bilancio, complessivamente, 11,2 miliardi di euro nel 2018, in crescita del 7% sul 2017, e del 52% sul 2009, con una crescita degli addetti del +123%, a quota 34.000 persone. Dati relativi alle oltre 3.000 imprese (+33% in 10 anni) che nel 2018 hanno depositato il bilancio presso il Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Cresce anche il valore aggiunto, arrivato a 2 miliardi di euro (+59%).
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Focus
Il mercato Uk, meta fondamentale del vino europeo
La Gran Bretagna è ancora dentro la Ue, ma le trattative per l’uscita dall’Unione restano vive: Londra, infatti, ha ottenuto una proroga fino al 31 ottobre, data entro la quale si dovrà dare attuazione all’articolo 50, e trovare un accordo con Bruxelles per dirsi addio, a meno di un clamoroso e difficile passo indietro. Tempo, questo, da usare al meglio, specie per ridiscutere e salvaguardare rapporti commerciali storicizzati, come quelli che legano i grandi produttori enoici del Vecchio Continente al mercato britannico. Come ricordano i dati della Aawe - America Association of Wine Economics, la Francia nel 2017 ha esportato 1,29 miliardi di dollari di vino in Gran Bretagna, il 12,6% di tutte le sue spedizioni, l’Italia 915 milioni di dollari (13,5%), la Spagna 354 milioni di dollari (10,9%). È chiaro quanto per la tenuta del settore trovare in fretta la quadra sia fondamentale, anche perché fuori dall’Europa ci sono produttori ancor più “Britain oriented”, pronti a sfruttare eventuali falle. L’Australia ha esportato in Uk 274 milioni di dollari di vino (13,6% del suo export), come la Nuova Zelanda, che a Londra ha il 22,9% del suo mercato, ma fanno bene anche gli Usa, con 220 milioni di dollari (14,9%) ed il Sudafrica, con 118 milioni di dollari (16,6%).
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Cronaca
Usa-Ue, la guerra dei dazi continua
Vino, liquori, pesce fresco e surgelato, formaggio, frutta e verdura, trattori, borse, videogiochi e così via: è lunghissima la lista preliminare di prodotti made in Usa pubblicata dalla Commissione Ue, oggetto di possibile rivalsa (per 20 miliardi di dollari) ai dazi minacciati dagli States su altrettanti prodotti europei (per 11 miliardi di dollari) nei giorni scorsi. Ora, in Europa, si apre una consultazione pubblica, che durerà fino al 31 maggio, quando la lista sarà definitiva. Ma sarà comunque la World Trade Organisation ad avere l’ultima parola in materia.
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Wine & Food
Vinitaly 2019 - Italia a tutto tondo nel calice: “le degustazioni istituzionali”
Ad una settimana da Vinitaly 2019, Winenews ripercorre “le degustazioni istituzionali”, messe in scena da organizzazioni (Coldiretti, Istituto Marchigiano Vini, Famiglie Storiche ...) o da VeronaFiere. I protagonisti-relatori? Il wine writer e degustatore Ian d’Agata e il presidente degli Enologi Italiani Riccardo Cotarella e, logicamente, i produttori con i loro vini, che, da Nord a Sud - e con focus territoriali, su Verdicchio e Amarone - hanno permesso di approfondire le diverse interpretazioni enologiche dei vitigni, delle zone viticole e dei climi dello Stivale, che hanno caratterizzato le molteplici annate in assaggio. Un “giro d’Italia” nel calice, tutto da ripercorrere (nell’approfondimento).
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WineNews.tv
Gli artigiani del vino ed il futuro: riflessioni da Summa, il “salotto” del vino di Alois Lageder
Il pensiero e la visione, tra piccole produzioni, attenzione al bio e non solo, del “padrone di casa”, e di produttori come Luca Sanjust (Petrolo), Alessia Antinori (Fattoria di Fiorano), Nicolò De Ferrari (Boscarelli), Marc de Grazia (Tenuta delle Terre Nere), Nadia Zenato (Sansonina), Giusto Occhipinti (Cos) e Alessandro Gobbetti (Poggio Cagnano).
Approfondimento su WineNews.tv
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