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WineNews
N. 2.779 - ore 17:00 - Martedì 19 Novembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
“Hallelujah” per Mouton Rothschild 2017
Un approccio realistico e simbolico, combinazione di vino e latte, che spesso nella Bibbia sono associate, inneggiando le loro virtù: questo lo spunto che sta alla base di “Hallelujah”, l’opera che rappresenta l’etichetta di Château Mouton Rothschild 2017, firmata dall’artista Annette Messager, famosa per la sua trasformazione di oggetti del quotidiano in un mondo di poesia, intriso delle sue convinzioni femministe. Scelta da Philippe Sereys de Rothschild, Camille Sereys de Rothschild e Julien de Beaumarchais de Rothschild, che oggi guidano l’azienda, Messager continua una tradizione, tra vino e arte, iniziata nel 1924. 
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Primo Piano
Corea del Sud, un mercato sottovalutato, e promettente, per il vino italiano in Asia
Molto meno al centro dell’immaginario collettivo rispetto a Cina e Giappone, la Corea del Sud, quando si parla d’Asia, è un mercato sottovalutato. Anche per il vino italiano, terzo nelle esportazioni dopo Francia e Cile, e protagonista della tappa asiatica di Seoul del Simply Italian Great Wines Tour di Iem. “La Corea del Sud, Paese ad alta innovazione, nel 2019 crescerà del 2,1%  -  racconta a WineNews il direttore Ice di Seoul Vincenzo Calì - ed ha un rapporto decisamente solido con l’Italia: assorbe infatti l’1% dell’export tricolore, poco meno del Giappone e un terzo della Cina, ma con un trentesimo dei suoi abitanti, ossia poco più di 50 milioni. Il vino, in questo contesto, è ancora una nicchia - spiega Calì - come del resto l’agroalimentare, ma c’è tutto lo spazio per crescere”. Di strada da fare, come detto, ce n’è ancora tanta, perché il vino, nei consumi di alcolici, vale appena il 4,4%, con gli spirits e la birra al 40% ciascuno. Intanto, la crescita nel 2018 è stata importante: +20% a volume e +16,35% a valore, per un giro d’affari complessivo di 232 milioni di dollari. E l’Italia, che peso e che ruolo ha? Ne abbiamo parlato con una delle maggiori esperte di settore della Corea del Sud, Sang Mi Kim, firma di “Wine 21”, magazine di riferimento per i wine lovers coreani. “Dai dati aggiornati ad ottobre, emerge che il Cile, a volume, resta il principale esportatore, con una quota del 30%, seguito a distanza da Francia (16,5%), Spagna (16,36%), Italia (15,87%) e Usa (7%), mentre a valore prima è la Francia (32%), quindi Cile (20%), Italia (15%)”. Sul fronte dei prezzi, va detto che, il 70-80% del mercato è fatto di bottiglie sotto i 20 dollari, che può sembrare tanto, ma “anche se tra Corea del Sud ed Unione Europea non ci sono dazi, le tasse interne sono altissime, pari al 60% sul costo iniziale, per cui una bottiglia che arriva a costare 20 dollari - sottolinea Sang Mi Kim - tra costi di spedizione, margine dell’importatore, margine del rivenditore e tasse parte dall’Italia ad un prezzo decisamente basso, mentre i premium wine propriamente detti costano in media 50 dollari a bottiglia”. Intanto, però, in Gdo nel 2018 le vendite sono cresciute del 20%, specie grazie al pubblico femminile ed ai più giovani (20-30 anni), i cui acquisti sono cresciuti del +130%, puntando sui vini bianchi e sulle mezze bottiglie (+30%).
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SMS
I dazi Usa colpiscono i liquori italiani
Ad essere colpiti dai dazi Usa non sono solo i formaggi: forse più del settore caseario, sono in difficoltà i liquori italiani. Infatti, secondo le rilevazioni di Nomisma, se il 48% dei prodotti colpiti sono formaggi, un altro 35% attiene a liquori, e più precisamente amari, aperitivi e altre bevande spiritose, vale a dire la categoria di prodotti che sul totale delle importazioni americane di tale tipologia vanta una quota del 17%, terza dopo Francia e Irlanda, e che a differenza di chi ci precede, ha visto crescere le proprie vendite in questo mercato di oltre il 18% nell’ultimo decennio. Gli Stati Uniti rappresentano, quindi, il secondo mercato di sbocco per le esportazioni tricolori di questi prodotti e che assieme a Germania, Uk e Francia assorbono i due terzi dell’export complessivo di tale categoria.
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Focus
Tecnologia fondamentale per il vino, l’Italia è leader
L’Italia è un paese complesso, ma nonostante questo coltiva, al suo interno, delle vere e proprie eccellenze, espressioni del “genio italiano” che, come spesso accade, sono poco considerate “in patria”, quanto protagoniste e apprezzate nel mondo. Eccellenze che vivono e lavorano nel Belpaese, che generano economia, benessere sociale, posti di lavoro e che, a dispetto di burocrazia, politica, ritardi sulle infrastrutture e tutto il testo, rendono grande e fiera l’Italia nel mondo. Vale per le cantine del Belpaese, spesso sotto i riflettori, ma vale anche per tutto il comparto legato alla tecnologia di vigna e di cantina, eccellenza tricolore altrettanto spesso lontana dalle luci della ribalta, e protagonista a Simei, la più importante fiera di settore nel mondo, firmata da Unione Italiana Vini (Milano, 19-22 novembre), con l’Italia assoluta protagonista, da leader della tecnologia di cantina a livello mondiale, con un export di 2,3 miliardi di euro nel 2018, e 900 milioni solo nei primi 5 mesi del 2019, ndr). E dove le migliori innovazioni, tra diraspatrici sempre più precise, adatte anche alle uve più delicate, tappi sempre più rispettosi dell’ambiente, app che analizzano i big data e garantiscono l’autenticità del vino dalla cantina allo scaffale, sono state premiate nell’Innovation Challenge “Lucio Mastroberardino”.
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Cronaca
La “musica” di  Theodorakis per Nittardi
Un omaggio al dialogo universale della musica: a questo è ispirata l’opera dell’artista greco Mikis Theodorakis, nato a Chio nel 1925, musicista, politico, teorico e filosofo, per l’edizione n. 37 dell’etichetta d’artista che veste in Vigna Doghessa 2017 di Casanuova di Nittardi, nel solco di un progetto che, dal 1981, ha coinvolto artisti di grande fama internazionale (da Emilio Tadini a Valerio Adami, da Guenter Grass a Dario Fo, da Yoko Ono a Igor Mitoraj, tra gli altri), tra i vigneti che furono del grande Michelangelo Buonarroti, e oggi di Peter Femfert, Stefania Canali e del figlio Léon.
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Monte Zovo
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Wine & Food
Da 142 a 485 milioni di bottiglie in 10 anni, di successo, per il Prosecco Doc
“Siamo partiti con una produzione che non arrivava a 142 milioni di bottiglie per attestarci, a distanza di un decennio, a numeri più che triplicati che, secondo le nostre proiezioni, dovrebbero chiudere il 2019 con 485 milioni di unità. Un balzo, dunque, del +242% che ben sintetizza il nostro impegno sul fronte della qualità e della promozione. Oggi il 75% delle nostre bottiglie viene esportato per un valore pari a 1,8 miliardi di euro”. A dirlo il presidente del Consorzio del Prosecco Stefano Zanette, nei 10 anni della denominazione, nata il 17 luglio 2009, ed del suo Consorzio, entrato in azione esattamente il 19 novembre di dieci anni fa. Ricorrenza celebrata nello storico stabilimento dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, a Roma, e con un speciale francobollo dedicato al Prosecco ed al territorio da cui ha origine il vino italiano più esportato al mondo.
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WineNews.tv
La sostenibilità incide sempre di più sui consumi wine & food. Ma c’è anche tanta confusione
A WineNews l’analisi di Guendalina Graffigna, direttore EngageMinds Hub dell’Università Cattolica di Milano. “Oggi i consumatori sono molto attenti alla sostenibilità, e sempre di più evitano di comprare prodotti che non considerano sostenibili. Ma cresce il valore economico di cibo e vino prodotti in maniera sostenibile, in Italia e nel mondo, e sarà un trend molto caldo nei prossimi 5 anni. Ma c’è confusione su quello che si pensa sostenibile quello che è davvero la sostenibilità certificata”.
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