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WineNews
N. 3.207 - ore 17:00 - Lunedì 26 Luglio 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
Uk, via il VI-1 per le importazioni di vino
Il Regno Unito ha deciso di semplificare gli oneri burocratici che gravano sulle importazioni di vino, che valgono 4 miliardi di euro l’anno, di cui la metà dagli Stati Ue. A partire dal 2022 niente più certificato VI-1, per i prodotti in arrivo dai Paesi terzi, per il cui rilascio, adesso, è necessario lo svolgimento di complesse analisi di laboratorio, che ogni anno, come rivelano i dati del Governo inglese riportati da Confagricoltura, costano alla filiera 140 milioni di euro. Una gran bella notizia, per il vino italiano, che fattura in media 800 milioni di euro in Uk, terzo mercato di sbocco per i vini tricolore, che e rappresenta oltre il 12% sul totale delle esportazioni. 
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Primo Piano
La Germania torna alla normalità: il vino italiano vola, il prezzo medio arranca
La Germania torna a guardare con fiducia al presente ed al futuro e, nonostante il numero dei positivi al Covid-19 torni a salire, la voglia di tornare alla normalità non ammette passi indietro. Una normalità fatta di aperitivi e cene fuori casa, ma che si porta dietro i piccoli cambiamenti ed assestamenti nelle abitudini di tutti i giorni che mesi di lockdown e restrizioni hanno portato nella vita di tutti i giorni. E di cui il vino ha beneficiato, perché, come ricorda il “Germany Wine Landscapes 2021”, firmato da Wine Intelligence, nel 2020, la frequenza del consumo di vino è cresciuta rispetto all’anno precedente, uno slancio che, sia per quanto riguarda il vino nazionale che per quello importato, è continuato in questo inizio di 2021. Non è un caso la crescita delle spedizioni di vino italiano, che, nei primo quadrimestre 2021, ha fatto segnare un +4,1%, a 359 milioni di euro, come raccontano gli ultimi dati Istat analizzati da WineNews. Se il sentiment, in generale, è positivo, un dato deve far riflettere: rispetto ad un anno fa il potere di acquisto del consumatori tedesco si è assottigliato, ed anche gli acquisti enoici ne risentono. In questo senso, la spesa fuori casa è ancora piatta, nonostante un lieve aumento del prezzo medio a bottiglia, comunque bassissimo. Quella della spesa media è una costante in Germania, mercato sempre molto attento al rapporto qualità/prezzo. Per fare un altro esempio, la spesa media per una bottiglia a cena fuori è di appena 17 euro, comunque superiore di 2 euro al 2016. Le buone notizie, oltre che per il vino italiano, valgono soprattutto per l’industria del vino nazionale, cui i consumatori tedeschi si rivolgono sempre più spesso. Ai consumatori più giovani non importa spendere qualche euro in più per comprare una bottiglia che sia interessante e buona, aspetto che i marchi più innovativi del vino tedesco hanno ben presente. Cambiano anche le abitudini di acquisto, e con esse i processi decisionali che portano alla scelta di una bottiglia: il profilo, ritratto da Wine Intelligence, è quello di un consumatore multicanale, che fa acquisti nei supermercati, in enoteca ed online, specie i più giovani, bevitori mediamente molto coinvolti, che cercano punti di contatto di continuo con il mondo del vino nel processo di acquisto.
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Cibo e vino, il “peso” della vista
“Mangiare con gli occhi” non è solo un famoso detto ma un dato confermato da Kellify, la principale realtà internazionale, con sede a Genova, capace di rivelare, attraverso un’interazione e uno studio composito di intelligenza artificiale e neuroscienze, quali esperienze visive colpiscono maggiormente i nostri sensi. “Il 90% di ciò che processiamo arriva dagli occhi e nel food & wine questo dato è ancora più determinante”, sottolinea Agnieszka Kolasinska Product Manager, Science di Kellify. Gusto, olfatto, tatto e vista, ovviamente, concorrono alla stimolazione affettiva rispetto alla scelta che operiamo, soprattutto quando si tratta di vino, di bevande e di cibo. Ma l’incidenza visiva di ciò che attrae magneticamente fin dal primo sguardo, sottolinea Kellify gioca un ruolo decisivo nel processo di decisione ...
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Focus
Fipe: il Green Pass è un errore
Da un anno e mezzo la pandemia, il virus e tutto ciò che la riguardano è entrato, con il suo lessico, nelle case e nella quotidianità degli italiani. Con la ripresa dei contagi (ma non dei ricoveri, né dei morti, almeno per ora), il Governo ha deciso nuove misure di cautela, volte da una parte a prevenire, dall’altra ad accelerare con le vaccinazioni, cui è vincolato il rilascio del Green Pass, fondamentale, dal 6 agosto, per andare in cinema, teatri, stadi, palestre, bar e ristoranti, almeno all’interno. “Il tema fondamentale, in questo momento, è quello della funzione di controllo, che rigettiamo nel modo più assoluto. Non si può chiedere ai ristoratori di ricoprire un ruolo che è giuridicamente impossibile da ricoprire, e che comporta la richiesta e la verifica di documenti personali. L’unica cosa che possiamo fare è informare il pubblico, con la cartellonistica adeguata, niente di più”, commenta a WineNews Aldo Cursano, vice presidente Fipe/Confcommercio. Ciò che lascia perplessi i ristoratori italiani, poi, è che “la misura riguarda solo i ristoranti, come se nelle mense aziendali il virus non circolasse, così come nei ristoranti degli alberghi, o in quelli degli stabilimenti balneari” (l'intervento completo in approfondimento).
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Cronaca
Tartufo tutto l’anno, grazie ad una teca 
Un mix di design e funzionalità che mantiene il tartufo alla giusta temperatura e umidità, grazie ad un sistema di ultrasuoni che, scindendo la molecola dell’acqua, crea quella “nebbiolina” che lo accarezza conferendogli il giusto equilibrio in una teca in krion, materiale antibatterico ed eco-friendly che agisce come un frigorifero ricreando il microhabitat del bosco. Per la gioia dei gourmet, è il progetto innovativo b2b lanciato da Appennino Food Group per fornire ai ristoratori uno strumento per conservare il tartufo tutto l’anno.
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Wine & Food
Querelle “bottiglie dorate”, Ca’ di Rajo assolta nel processo penale contro Bottega
“Il fatto non sussiste”: così si è chiuso il processo penale al Tribunale di Treviso che ha visto contrapposte le aziende Bottega Spa e Ca’ di Rajo, con assoluzione del legale rappresentate della Ca’ di Rajo Bortolo Cecchetto e dichiarazione di insussistenza di addebiti in capo all’azienda da lui guidata. La decisione è stata presa dal giudice Umberto Donà il 22 luglio. A Bortolo Cecchetto, spiega una nota, erano contestati i reati di contraffazione dei marchi di proprietà di Sandro Bottega relativi alle bottiglie color oro e rosa e la vendita di prodotti con segni mendaci in riferimento alle bottiglie di Bottega Spa color argento. Una sentenza che, dunque, contraddice in qualche modo quando successo fino ad oggi, in una lunga battaglia legale tra le due aziende produttrici di vino, che si è dunque chiusa con l’assoluzione del titolare di Ca’ di Rajo. 
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WineNews.tv
Il Nizza, denominazione emergente che sogna di diventare il terzo grande rosso del Piemonte
A WineNews Stefano Chiarlo, presidente dell’associazione Produttori del Nizza: “la denominazione sta bene, è uscita da questo anno e mezzo di crisi con la consapevolezza di una sempre maggiore popolarità tra i wine lovers, anche grazie al lavoro dei produttori che hanno scommesso e investito, anche arrivando da altri settori economici, sul territorio. Le scelte che faremo da qui a breve saranno fondamentali, a partire dalle Mga. Nel vino piemontese, come raccontano anche Alta Langa e Gattinara, c’è ancora spazio per crescere qualitativamente”.
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