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WineNews
N. 2.762 - ore 17:00 - Giovedì 24 Ottobre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Pfv: 170.000 dollari per “No Kid Hungry”
Quando il grande vino incontra la beneficenza, il risultato è assicurato. Come i 170.000 dollari raccolti per “No Kid Hungry”, organizzazione che si batte per sradicare la fame e la povertà, dall’asta dei grandi vini selezionati dalle Primum Familiae Vini, associazione che riunisce 12 delle più importanti cantine “di famiglia” del vino europeo - Marchesi Antinori, Baron Philippe de Rothschild, Joseph Drouhin, Domaine Clarence Dillon, Egon Muller Scharzhof, Famille Hugel, Pol Roger, Famille Perrin, Symington Family Estates, Tenuta San Guido, Familia Torres e Vega Sicilia - battuta, nei giorni scorsi, da Sotheby’s, a New York.
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Primo Piano
California: produttrice, consumatrice e terra di wine lover. Perfetta per il vino italiano
Complessa e per nulla banale, la California è una sorta di Stato dentro lo Stato. Terra di confine, culla dell’industria cinematografica di Hollywood e dell’innovazione nella Silicon Valley, ha visto nascere il movimento Hippy negli anni Sessanta, che ha influenzato la cultura popolare di un’intera generazione, e la rivoluzione del cibo, biologico e locale, teorizzata e sostenuta da Alice Waters, che ha mosso i primi passi di un movimento diventato globale, e che si intreccia con l’ambientalismo e, per forza di cose, con il vino, che in California è un altro pilastro, economico, storico e culturale. Non è un caso che siano californiani quasi un terzo dei Master Sommelier Usa, vere e proprie istituzioni, che negli anni hanno formato migliaia di sommelier e wine lover in tutto il Paese, sotto la guida, dal 2003 al 2011, come Education Director, di Tim Gaiser, che del vino italiano ha un’idea ben precisa, e piuttosto comune da queste parti: “è il migliore al mondo, per diversità di varietà, microclimi, stili produttivi, e poi il suo rapporto con il cibo è impareggiabile. L’Italia in questo senso rappresenta una sfida continua - racconta Gaiser a WineNews, dalla tappa di Los Angeles dello U.S. Tour Simply Italian Great Wines firmato Iem - perché ci sono sempre nuovi territori e denominazioni da scoprire e far conoscere ed in questo il ruolo di noi wine educator può rivelarsi fondamentale. Nel lungo termine, infatti, l’obiettivo è quello di far conoscere e rendere interessante un determinato vino tra i consumatori, così da farlo arrivare sugli scaffali dei negozi e nelle liste dei ristoranti”. Una sfida non da poco, se si pensa che qui si produce il 90% di tutto il vino americano, e il 63% di quello consumato in Usa. Eppure, la forza del Golden State, è proprio questa: da patria del vino, conoscenza, curiosità e consapevolezza sono assicurati, e con essi livelli di consumi impareggiabili, più del doppio di New York. Ecco perché c’è ancora spazio per crescere, anche con nuove denominazioni, come “i vini dell’Etna e del Friuli Venezia Giulia - riprende il Master Sommelier - ma anche quelli delle Marche, il Verdicchio su tutti, senza dimenticare il Trentino Alto Adige ed il Franciacorta. Tanti vini ancora da scoprire, partendo dal loro punto di forza: sono perfetti a tavola”.
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“Made in Italy Fund” investe nel vino
In un panorama delle finanza che guarda sempre più al vino come asset di investimento, arriva anche “Made in Italy Fund”, il fondo di Private Equity di Quadrivio & Pambianco, che investe nel settore vitivinicolo attraverso Prosit Spa, società fondata da Sergio Dagnino. L’obiettivo è quello di creare, nel giro di 3-4 anni un polo di cantine italiane di fascia premium e super premium, con un fatturato complessivo di 100 milioni di euro, attraverso l’ingresso nel loro capitale, per dar vita a un portafoglio di eccellenze vitivinicole italiane da esportare in tutto il mondo. E le prime due realtà a farne parte sono la cantina pugliese Torrevento, che, con i suoi 12 milioni di euro di fatturato (di cui l’80% proveniente dall’export), è la prima società entrata a far parte del Gruppo Prosit, e Collalbrigo Grandi Vini, realtà con sede a Conegliano, nel cuore della Docg del Prosecco.
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Focus
Bilanci di sostenibilità, strumenti per il territorio
Investire in sostenibilità dell’azienda vuol dire investire sul territorio, cercare di migliorare dal punto di vista ambientale. supportare attività culturali e sociali che vanno ben oltre il confine della propria azienda. Concetti che fanno sempre più breccia  tra le tante cantine “illuminate”, con alcune, ancora poche, che mettono anche nero su bianco i risultati di questo processo, pubblicando i loro “bilanci di sostenibilità”. Che, in un certo senso, possono diventare dei veri e propri strumenti per pensare, inspirandosi a casi virtuosi, lo sviluppo dei territori. Da Mezzacorona a Venica, da Ruffino a Caviro, per citare alcuni casi, anche molto diversi tra loro. Tra questi, anche quello della Castello Banfi, realtà leader del territorio del Brunello di Montalcino (che domani a Roma riceverà anche il “Tastevin”, il premio speciale di Vitae, la Guida Vini 2020 dell’Ais, ndr), da anni impegnata sul tema. Mettendo in piedi tante azioni che, nel 2018, per esempio, hanno portato al risparmio di 42.000 metri cubi di acqua, al taglio di 2.000 tonnellate di Co2 immesse, e al recupero del 62% dei rifiuti prodotti. Azioni possibili grazie ad investimenti concreti, come 1 milione di euro (+12% sul 2017) in progetti di ricerca e sviluppo. A cui vanno aggiunti 200.000 euro di investimenti (+12,5% sul 2017) su attività sportive e culturali aperte al territorio.
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Cronaca
I “Sole” de I Vini di Veronelli 2020
Villa Caviciana, Possa, Antonio Mazzella, Ronco del Gelso, Fejoia, Poderi Gallino, Tenuta delle Ripalte, De Vescovi Ulzbach, Centopassi e Claudio Cipressi: ecco i 10 vini “Sole”, i premi speciali assegnati dalla Guida Oro I Vini di Veronelli 2020, presentata oggi a Venezia. 395, invece, i vini premiati con il riconoscimento di “Tre Stelle Oro”, assegnato alle etichette valutate almeno 94/100 (di cui 38 Grandi Esordio). Con il Piemonte a condurre la classifica regionale, con 123 etichette, davanti alla Toscana, con 104
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Wine & Food
Gruppo Illy, Francesco Illy (Podere Le Ripi) valuta la vendita della sua quota del 20%
Possibili novità in casa Illy, uno dei più importanti gruppi italiani del caffè e non solo (che ha chiuso un bilancio 2018 a 533 milioni di euro e con un utile di 14 milioni di euro): secondo le indiscrezioni del quotidiano economico “Milano Finanza”, Francesco Illy, tra gli azionisti di riferimento della capogruppo Illy Spa, starebbe valutando di cedere il suo 20,7% della holding ha cui fanno capo, oltre al business del caffè, anche quello del cioccolato, con Domori e Prestat, il tè, con Damman Freres, la pasticceria con Agrimontana ed il vino, con la cantina Mastrojanni a Montalcino, diventata uno dei riferimenti qualitativi del Brunello di Montalcino. Quella Montalcino dove lo stesso Francesco Illy possiede, personalmente, la cantina Podere Le Ripi, una delle più particolari del territorio (con 30 ettari di vigna, nel complesso). 
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WineNews.tv
Vitigni autoctoni italiani, ricercatissimi dal pubblico, il futuro del Belpaese secondo la critica
Le tendenze di questa unicità dell’Italia enoica, nelle parole Pier Luigi Gorgoni, coordinatore di “Autoctoni che passione!”. Dalle varietà più ricercate, anche via web, con i vini tipici dell’Italia che spopolano nel mondo, con vitigni meno noti e rari da ogni angolo della Penisola, che si ricavano il loro spazio tra i winelovers, al punto di essere un vero trend di mercato, nonostante i loro numeri di nicchia. Un inno alla diversità, anche dei metodi di vinificazione con cui si esprimono.
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