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N. 4.233 - ore 17:00 - Giovedì 5 Giugno 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Valorizzare e promuovere le produzioni tipiche e di qualità, le antiche tradizioni, la cultura, l’estro e la socialità, qualità che fanno parte del made in Italy e che trovano un habitat speciale nei borghi. È l’obiettivo del “Mib - Mercato Italiano dei Borghi”, progetto nato da un accordo di cooperazione tra “I Borghi più belli d’Italia” e Bmti - Borsa Merci Telematica Italiana, con la partnership di Slow Food Italia. Un progetto rinnovato, presentato nei giorni scorsi alla Camera, per “sviluppare nuove linee programmatiche finalizzate a mettere a punto un iter di certificazione delle aziende dei “Borghi più belli d’Italia”, e creare nuove opportunità. | |
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| | Primo mercato di sbocco per il vino italiano in Asia, nel 2024 è valso 184 milioni di euro (+0,5%), su un totale continentale di 434 milioni di euro, e si sta dimostrando sempre più strategico per l’industria vinicola (e in generale per tutto agroalimentare) made in Italy. Questo è il Giappone, teatro di Expo Osaka 2025, e che con l’Italia non condivide solo un legame commerciale, ma anche culturale: “i giapponesi sono molto attenti ed esigenti, e questo vale per il vino come per tutti i prodotti italiani. È uno dei Paesi al mondo più capaci di comprendere il valore aggiunto del nostro agroalimentare”, ha detto Luigi Scordamaglia, ad Filiera Italia, nella conferenza “Market Trends and Opportunities for Italian Wine in Asia”, al Padiglione Italia all’Expo, organizzata, oggi, dall’Agenzia Ice e Veronafiere per fare una riflessione sul mercato nipponico, tra opportunità e trend da seguire in un Paese che “parla la nostra stessa lingua, quella della cura del singolo ingrediente e dei dettagli”. Lì, in Giappone, dove le esportazioni tricolore nell’agroalimentare sono cresciute del +157,8% tra il 1995 e il 2005, con un incremento di quasi 100 punti percentuali sulla crescita del +58,9% registrata dalle esportazioni globali del settore nello stesso periodo. Nel range 2015-2024 sono aumentate da 724,8 milioni di euro a 980,4 milioni di euro, con un incremento del +35,3%, mentre le esportazioni globali del settore sono cresciute del +95,9% nello stesso periodo, raggiungendo i 56,778 miliardi di euro. Un Paese strategico, dunque, anche per provare a centrare il record dei 100 miliardi di euro di export agroalimentare made in Italy: “un obiettivo raggiungibile - ha detto il presidente Ice, Matteo Zoppas - il nostro vino non è più solo legato alla ristorazione italiana, ma sta trovando spazio anche in quella asiatica. È necessario far incontrare il giusto produttore con il giusto cliente”, come analizzato con Federico Bricolo, presidente Veronafiere, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, Marzia Varvaglione, presidente Ceev, Francesca Migliarucci di Federvini, Stefano Bottega, Mihoko Kizu, alla guida di Jet), Lamberto Frescobaldi, presidente Unione Italiana Vina, Diva Moretti Polegato di Villa Sandi, Nadia Zenato e Vera Malisani di Ethica Wines. | |
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| | Gli italiani riconoscono sempre più l’importanza dei negozi e dei ristoranti di prossimità: per il 94% di loro le piccole insegne svolgono un ruolo significativo nel preservare l’identità e la cultura del proprio quartiere. Il 79% fa acquisti nei negozi di quartiere almeno una volta a settimana, e il 20% lo fa tre o più volte alla settimana. Negli ultimi due anni, il 45% degli italiani ha aumentato il numero di acquisti nei piccoli esercenti. Il 63% pranza o cena in un ristorante di cucina informale almeno una volta al mese, spesso su consiglio di amici e familiari (55%). A dirlo è una ricerca Bva Doxa per American Express, brand globale di servizi di pagamento, che lancia una nuova guida (in collaborazione con Confesercenti Roma e curata da “Le Guide de L’Espresso”), “Sapori e Storie di Roma. 30 imperdibili ristoranti di quartiere”. | |
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| | | Dopo anni di flessione importanti, legati soprattutto alla diatriba dei dazi con la vicina Australia, la Cina nel 2024 ha visto tornare a crescere le importazioni di vino complessive, a 11.477,4 milioni di Yuanes (circa 1,4 miliardi di euro, ndr), +39,6% sul 2023, per 283,1 milioni di litri (+13,7%), secondo i dati delle dogane cinesi analizzati dall’Oive. Una crescita, però, legata tutta al ritorno del vino australiano, tornato di colpo il principale esportatore di vino in Cina, di cui ha rappresentato il 37% in valore ed il 28% in volume, ed unico Paese che vede crescere le sue esportazioni nel Celeste Impero, mentre hanno registrato contrazioni importanti, spesso a doppia cifra, tutti gli altri principali Paesi produttori, dalla Francia al Cile, all’Italia. Una nuova inversione di tendenza, dunque, accompagnata da un altro cambiamento in un Paese che, fino ad oggi, per produzione (quella nazionale copre storicamente il 90% del mercato) e per consumo, è stato fortemente sbilanciato sui vini rossi. Con i consumatori cinesi che ora, invece, sembrano aver scoperto, o riscoperto, un fortissimo interesse per i vini bianchi, e con le vendite che cresceranno soprattutto via social, come rilevato dal “ProWine International Business Report China” 2025, realizzato con la Hochschule Geisenheim University (in approfondimento). | |
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| | | Mentre si avvicina il 19 giugno, in cui si scopriranno i migliori ristoranti del mondo secondo la “The World’s 50 Best Restaurants” 2025, l’evento gastronomico più prestigioso e influente a livello globale, che per la prima volta sarà di scena in Italia, a Torino, si svelano le posizioni dalla n. 51 alla n. 100, e che fanno comunque parte di un “gotha” ristrettissimo della cucina mondiale. E dove figura un solo nome italiano, una new entry, Al Gatto Verde di Modena, il ristorante stellato del progetto Casa Maria Luigia di Massimo Bottura (con la chef Jessica Rosval). | |
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| | Come annunciato in aprile, Constellation Brands ha chiuso la transazione che ha visto il colosso americano cedere alcuni dei suoi marchi di vino come Woodbridge, Meiomi, Robert Mondavi Private Selection, Cook’s, Simi e J. Rogét sparkling wine a The Wine Group, per concentrare il proprio portafoglio su brand a più alta crescita e alto margine (prevalentemente dai 15 dollari a bottiglia ed oltre) come, tra gli altri, l’italiana Ruffino, e ancora Robert Mondavi Winery, Schrader, Double Diamond, To Kalon Vineyard Company, Mount Veeder Winery e The Prisoner Wine Company dalla Napa Valley, My Favorite Neighbor da Paso Robles e Kim Crawford dalla Nuova Zelanda, e ancora Sea Smoke dalla Santa Rita Hills Ava di Santa Barbara, Lingua Franca dalla Willamette Valley in Oregon, e non solo. | |
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| | | WineNews è con Francesco Iacono, direttore Onav-Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino: “chi, oggi, si avvicina al vino non vuole solo sapere se è buono o cattivo, ma conoscere le caratteristiche per cui è così valutato: una curiosità che prima non c’era. Anche i criteri della degustazione si adattano ai mutamenti del settore, si pensi ai vini che bevevamo 20 anni fa, a come li giudicavamo e come li giudicheremmo oggi”. E quanto a corsi sui vini No-Lo, “ne parliamo, ma non ci sentiamo idonei a valutarli dal punto di vista organolettico: non sono vini come noi li riconosciamo”. | |
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