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WineNews
N. 2.570 - ore 17:00 - Venerdì 11 Gennaio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Il Marchesino & Ladurée
Il ristorante Marchesi alla Scala e Il Marchesino, eredità di Gualtiero Marchesi, e Ladurée, la “haute couture” della pasticceria francese (del Gruppo Holder, un miliardo di fatturato, ndr), si fonderanno, come voleva il maestro. Lo spiega a WineNews Enrico Dandolo, ad Marchesi Milano e sg Fondazione Gualtiero Marchesi, genero dello chef: “Un progetto dal risvolto anche internazionale, perché stiamo valutando di riproporlo nei Ladurée nel mondo. Successivamente, ora siamo concentrati sul progetto Scala”. Ovvero la riapertura de Il Marchesino, a febbraio, come luogo unico, innovativo e sempre aperto. Il nome? “Ragioniamo sulla possiblità di creare un nuovo brand”. 
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Primo Piano
Cina, il crollo dell’ultimo trimestre 2018 non risparmia il vino. L’Italia limita i danni
Dopo un primo semestre di crescita a doppia cifra, ed un ultimo trimestre in “profondo rosso”, l’import di vino cinese chiude il 2018 in territorio negativo, facendo segnare una frenata inattesa quanto preoccupante, che riguarda tutti i principali Paesi esportatori, con la sola eccezione del Cile. L’Italia, secondo i dati delle dogane cinesi, pubblicati da China Customs, e analizzati dall’Ice di Pechino, fa segnare un arretramento del -3,53%, per un controvalore di 155,67 milioni di dollari: un calo importante, specie se si pensa che nei primi sei mesi dell’anno il Belpaese enoico era cresciuto del +25,45%, mettendo a segno il secondo miglior risultato dietro l’Australia (+39,68%), che arretra nella stessa misura dell’Italia (-3,51%). Di positivo, in un contesto generale critico, c’è il sorpasso sulla Spagna, la cui parabola discendente era cominciata già, addirittura, nel terzo trimestre, tanto che alla fine il calo è stato del -20,13%, il dato peggiore. Male anche la Francia, al -8,75%, con i prezzi medi avvicinati da quelli del vino italiano, mentre, come detto, è il Cile l’unico grande esportatore di vino in Cina a limitare i danni e chiudere il 2018 in crescita, del +4,5%, dopo un primo semestre chiuso al +22,34%. Capire i motivi di una flessione del genere, tutt’altro che attesa, non è semplice, ma Amedeo Scarpa, direttore Ice di Pechino, ne fa a WineNews un’analisi approfondita e puntuale. “La Cina sta vivendo un rallentamento generale dei consumi, ma l’Italia - spiega Scarpa - in questo contesto è riuscita a contenere i danni, con il calo che si è scaricato soprattutto su Spagna, Australia e Francia. Pesano le tensioni con gli Usa, ma dopo l'ultimo round, che potrebbe portare una sospensione dei dazi, filtra ottimismo”. Altro problema, “un eccesso di stock invenduto, tutto da verificare, anche se fino a pochi mesi fa il sentiment degli importatori era assolutamente positivo. Comunque - prosegue Scarpa - il rallentamento dell’economia cinese è ormai universalmente certificato”. Quello che è certo, “è che l’Italia ha reagito meglio degli altri, segno che il percorso intrapreso, anche grazie alla nostra campagna, è quello giusto. La domanda, adesso, è: quanta nuova Italia del vino è disposta a venire in Cina?”.
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SMS
La Gdo guarda a qualità e tracciabilità
Qualità e tracciabilità sono sempre temi delicati quando si parla di settore alimentare e grande distribuzione. Proprio la Gdo, che guarda al futuro con il QR Code o la Blockchain, ha deciso di mettere in chiaro i numeri dei controlli, presentati a Milano in uno studio di The European House - Ambrosetti per conto dell’Associazione della Distribuzione Moderna: nel 2017 sono stati effettuati nei punti vendita della Gdo 2,3 milioni di test (pubblici e privati), e nei 26.000 supermercati italiani le autorità competenti hanno fatto 143.000 controlli e 100.000 verifiche ispettive, con il coinvolgimento di Ministeri insieme ad enti operativi. Sempre nel 2017 le stesse insegne distributive hanno inoltre commissionato circa 2.000 controlli sulle industrie fornitrici di prodotti alimentari per la Marca del Distributore e di prodotti freschi e freschissimi.
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Focus
La famiglia del vino e le parentele tra vitigni 
In principio fu il Pinot: capriccioso, poco produttivo, instabile nel colore, eppure capace di regalare vini così eleganti e profumati a generazioni di uomini che lo hanno curato e diffuso. E il Pinot li ha ripagati: mutevole per natura, ha dato origine al Pinot Bianco e al Pinot Grigio; incrociandosi, ha generato lo Chardonnay e forse il Traminer, dal quale derivano il Cabernet Sauvignon e il Merlot. In Italia ha per nipoti Marzemino, Lagrein e Refosco. È questo solo un esempio dei legami di parentela, complessi proprio come quelli di ogni famiglia che si rispetti, raccontati e ricostruiti come in un romanzo in “La Stirpe del Vino. Nobili ascendenze e incroci bastardi dei vini più amati”, volume firmato a quattro mani da Attilio Scienza, tra i massimi studiosi di viticoltura al mondo - 350 pubblicazioni scientifiche e 15 libri all’attivo - e dalla biologa Serena Imazio per Sperling & Kupfer, che per la prima volta ricostruiscono la famiglia del vino, muovendosi tra analisi del Dna, archeologia, antropologia, mito e letteratura e ripercorrendo l’origine e la storia dei grandi vitigni. Che è anche la storia degli uomini che li hanno amati e coltivati. Oggi solo in Europa si contano circa 10.000 vitigni, diversi per caratteristiche, ma che discendono da pochi avi fondatori. La genetica ha rivelato insospettabili storie di incroci, scambi e migrazioni.
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Wine e Siena
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Cronaca
Il Parmigiano Reggiano “corre” in Siberia
Il Parmigiano Reggiano, formaggio italiano n. 1 nel mondo, “corre” dove non si era mai spinto: tra marketing ed epica sportiva, sarà main sponsor e alimento principe, prima, durante e dopo lo sforzo, grazie alla sua digeribilità, per Paolo Venturini, classe 1968, assistente capo della Polizia di Stato e atleta del gruppo sportivo delle Fiamme Oro, che tra il 17 ed il 22 gennaio si cimenterà nella Monster Frozen, una corsa in solitaria di 38 chilometri che si terrà in Jakutia, il luogo abitato più freddo del pianeta, nella Siberia orientale.
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Wine & Food
Dallo spreco alimentare al riciclo degli scarti vinicoli: i finalisti italiani del Chivas Venture
Un’applicazione per risolvere lo sterminio di api (3Bee), un sistema contro lo spreco alimentare (MyFoody.it) e un tessuto che dà nuova vita agli scarti della produzione vinicola (Vegea): sono le tre idee legate al wine & food, delle quattro italiane finaliste del Chivas Venture 2019, la competizione internazionale che premia e sostiene start-up e imprenditori visionari determinati a fare business virtuoso e sostenibile, attraverso progetti che hanno un impatto positivo e reale sulla vita delle persone e sul pianeta. E che, insieme a BionIT Labs (il braccio bionico high-tech), si contenderanno il 17 gennaio a Milano (Spazio Gessi) il titolo nazionale e il pass per la fase finale ad Amsterdam (9-10 maggio), con 1 milione di dollari in palio per The Next Web Conference.
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WineNews.tv
Il “cambiamento climatico” non è un unicum, e colpisce in maniera diversa varietà e territori
Gli spunti, su vino e clima, di Fulvio Mattivi, docente dell’Università di Trento. “In generale possiamo dire che le varietà bianche sono più fragili e quelle rosse più resilienti, come dimostrano casi estremi già studiati. Poi c’è una differenza di gestione tra i climi con caldo secco e caldo umido, ma c’è ancora molto da fare”. Niente allarmismo, dunque, ma serve una grande attenzione nella gestione del fenomeno, per continuare a produrre vino di qualità.
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Vignaioli del Morellino
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Col Sandago
Cafaggio
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Collina dei Ciliegi
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