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WineNews
N. 3.942 - ore 17:00 - Martedì 16 Aprile 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
Paesaggio, un valore aggiunto
Il valore aggiunto dei paesaggi del nostro Paese sta nella loro irriproducibilità, e per questo rappresentano per il vino italiano - e non solo per il vino - un vantaggio competitivo, da valorizzare opportunamente: è questo il concetto potente che emerge dal convegno La viticoltura storica ed eroica tra sfide ed opportunità, organizzato ieri a Vinitaly 2024 dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare insieme alla Cattedra Unesco “Paesaggi del Patrimonio Agricolo”, presso l’Università di Firenze. A inserire il paesaggio nella descrizione del vino punta anche l’accordo recentemente siglato con l’Ais - Associazione Italiana Sommelier.
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Primo Piano
Il vino italiano tiene e fattura 16 miliardi di euro: no alcol e consumi sono la grande sfida
Intanto i numeri, che parlano di un settore che ha un peso significativo per l’Italia, e quindi 16 miliardi di euro di fatturato 2022, 8 miliardi di esportazioni, 74.000 lavoratori, un valore aggiunto di 14,8 miliardi di euro attivando diverse filiere con un effetto moltiplicatore di 4,1 per il Paese. Questa la “radiografia” del vino italiano secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Federvini in collaborazione con Nomisma e Tradelab, un settore che si dimostra strategico ma che non si può, allo stesso tempo, permettere di sedersi sugli allori, perché, e questo è stato il secondo punto cardine dell’incontro promosso da Federvini e andato in scena a Vinitaly 2024, i consumi stanno cambiando trainati dalle nuove generazioni sempre più vicine a prodotti low/no-alcohol, dagli Usa fino a Gran Bretagna e Germania. La sfida, che si è già aperta, è però quella del mercato che si sta evolvendo velocemente: il vino è centrale, con 819 milioni di consumazioni (bollicine comprese), il 19% sul totale delle bevande (escluse le consumazioni di acqua) e il 33% tra gli alcolici. Complessivamente il vino, “scorporato” dalle bollicine, nelle consumazioni tocca quota 587 milioni (72%) con il bianco al 35% (altro segnale dei consumi che cambiano, ndr), il rosso al 33% e il rosè al 4%. Le bollicine salgono a 233 milioni (28%) con il trend delle consumazioni, nel confronto tra il 2022 ed il 2023, che è cresciuto dell’1% (bene le bollicine a +7%). Una sfida, quella del mercato fuori casa, da vincere nella differenziazione del marketing mix per occasioni di consumo e canale. E poi c’è quella dell’interpretazione dei nuovi consumi: il 45% degli italiani, giovani in primis, è convinto che il fenomeno della bassa gradazione alcolica interesserà i consumi di bevande nei prossimi anni. Il mercato Usa, negli ultimi 10 anni, ha visto il vino stabile (11%, +1%), la crescita è tra i vini no alcol, +16% in volume e +52% in valore (44,3 milioni di euro). In Germania, dove il vino analcolico segna +6% in volume e +17% in valore, va forte lo spumante no alcol che vale 57,4 milioni di euro; in Uk i consumi di vino, nell’ultimo decennio, sono calati del 5%, mentre i no alcol, tra il 2021 ed il 2023 sono a +6%. 
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Il futuro “oltre le Doc” è nei micro territori
Guardando alla nascita delle denominazioni negli anni Sessanta e al futuro del vino italiano, tra il numero eccessiva di Doc e la specificazione sempre più diffusa di sottozone, o meglio “microzone”, quello del vino è un mondo diviso in due, anche se con confini a tratti sfumati. Due parti che si muovono con logiche diverse, per le quali disegnare un futuro differente, secondo Alessandro Torcoli, direttore “Civiltà del Bere” in un tasting, a Vinitaly 2024, nei 50 anni della rivista, guardando “oltre le Doc” ed alla valorizzazione dei micro territori nelle denominazioni storiche. Nei calici, le Uga del Chianti Classico (con Riecine e Fèlsina) e del Soave (Pieropan e Suavia), le Contrade dell’Etna (Tenuta delle Terre Nere e Planeta), le Rocche del Romagna Sangiovese (Villa Papiano e Fattoria Nicolucci) e le Mga del Barolo (Pio Cesare e Michele Chiarlo).
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Focus
I vini “no & low alcol”, tra politica e mercato
Per il Governo i vini dealcolati non si devono chiamare vino. Una normativa per produrli in Italia, accogliendo il regolamento europeo in materia, si troverà, ma non ci saranno incentivi per promuoverli, ha ribadito più volte il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Nel mercato, invece, i vini dealcolati stanno crescendo a doppia cifra. Difficile capire se siano una moda del momento, legata anche al crescente salutismo e all’effetto della campagne anti alcol, o un trend di lungo periodo. Fatto sta che le imprese italiane chiedono un cambio di passo, per poter produrre in Italia quello che oggi sono costrette a fare fuori dai confini nazionali, lasciando fuori dal Belpaese una buona parte di valore aggiunto di prodotti che, peraltro, non sono poi così economici. E che nel Belpaese una buona fetta di mercato sarebbe disposto a sperimentare. In Italia il 36% dei consumatori è interessato a consumare bevande dealcolate; negli Stati Uniti, incubatore di tendenze specie tra i giovani, il mercato Nolo (no e low alcohol) vale già 1 miliardo di dollari. Riflessioni arrivate, a Vinitaly, tra gli altri, dalla ricerca di Swg e dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, al tavolo con chi nel settore ha investito, come Argea, Doppio Passo, Hofstätter, Mionetto, Schenk, Varvaglione 1921 e Zonin1821 (in approfondimento).
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Cronaca
Prosecco Docg alla Mostra del Cinema
Ci saranno le bollicine made in Italy più famose nel mondo ad accogliere le celebrities internazionali che sbarcheranno al Lido per l’edizione n. 81 di uno degli eventi più glam del Belpaese: siglata una collab, della durata di tre anni, tra il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg e la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Le bottiglie, con un’etichetta ad hoc, saranno l’unica bollicina presente alle serate di gala di apertura e chiusura. Ambassador della denominazione l’attore Giorgio Pasotti.
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Wine & Food
Signorvino “sbarca” a Pompei ad autunno 2024 (primo punto vendita al Sud) 
Dopo aver inaugurato 38 punti vendita (dieci in più rispetto al 2022) in Italia e all’estero (a Praga e a Parigi) e, con in vista nuove aperture, Signorvino, catena del Gruppo Oniverse (ex Calzedonia), “sbarca” a Pompei: opening previsto entro l’autunno 2024, con quello che sarà il primo punto vendita al Sud della “grande cantina italiana”. E, da Vinitaly, lancia il nuovo concept “Signorvino Stories”, che prevede, per i propri clienti, occasioni di conoscenza con eventi, contenuti informativi ed approfondimenti. L’idea è che ogni vino racconta una storia. “Nella nostra mission c’è la volontà di promuovere la conoscenza delle straordinarie eccellenze vinicole italiane, mettendo in luce sia i rinomati produttori che le piccole realtà innovative - afferma Federico Veronesi, proprietario del brand insieme alla sua famiglia - siamo pronti a portare queste storie in nuove città italiane”.
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Consorzio Vini di Romagna
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Bosca
WineNews.tv
100 anni di Oiv, la “salute della vigna”, il futuro del vino: le riflessioni di Luigi Moio
A WineNews il presidente dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, che ha aperto il centenario con il “Wine Ministerial Meeting” in Italia. Pensieri e parole sul futuro della viticoltura, del vino e del suo ruolo nella società, in un'epoca in cui, come un secolo fa, le malattie (ma anche il cambiamento climatico) minacciano la vigna, e soffiano venti di neoproibizionismo da contrastare, spingendo sul consumo moderato e sul benessere di un consumo intelligente del vino.
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