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WineNews
N. 2.505 - ore 17:00 - Lunedì 8 Ottobre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Turismo in Italia: il “gusto” prima di tutto
La varietà, la ricchezza, la tipicità e la qualità del cibo e del vino italiani sono la prima motivazione di viaggio in assoluto, quando si scegli il Belpaese. Con una percentuale del 26% complessivo (che sale al 29 se si calcolano solo gli stranieri, ndr), l’enogastronomia è la motivazione più gettonata da chi sceglie di viaggiare in Italia, anche più della sconfinata varietà e ricchezza del patrimonio storico e artistico (al 24%). A dirlo i dati Isnart-Unioncamere, secondo cui nel 2017 si sono contate oltre 110 milioni di presenze legate al turismo enogastronomico (di queste 43% sono state italiane e il 57% straniere), con una spesa che supera i 12 miliardi di euro.
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Primo Piano
Jerusalmi (Borsa Italiana): “in 10 anni, 20-30 cantine saranno quotate”
Le cantine italiane, per sostenere la competizione dei mercati mondiali, dove produrre grande qualità non è più sufficiente per emergere, guardano sempre di più al mondo della finanza per reperire risorse. E se ad oggi, nel Belpaese, ci sono solo due realtà quotate in Borsa (Masi Agricola ed Italian Wine Brands) e 10 nel percorso ELITE, propedeutico alla quotazione o all’apertura del capitale a terzi (nomi di primo piano come Varvaglione, Vigne & Vini, Farnese Vini, Guido Berlucchi, Gruppo Italiano Vini, Barone Montalto, Casa Vinicola Botter, Velenosi, Argiolas e Frescobaldi, oltre alla rumena Jidvei, ndr), il numero delle cantine tricolore che intraprenderanno questo tipo di percorso è destinato ad aumentare. “Ci sono almeno 50 realtà candidabili per essere quotate, e credo che nel giro di 5-10 anni, per 20 o 30 di loro, è un percorso che si potrebbe concretizzare”. A dirlo, a WineNews, l’ad di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi. Secondo il quale, sebbene ancora agli albori, “Io credo che quello tra aziende vinicole italiane, Borsa e finanza, possa essere un rapporto molto costruttivo - spiega Jerusalmi - perché quello delle cantine è un ciclo economico lungo, tra la vendemmia e la messa in vendita del prodotto possono passare anni. E a fianco di finanziamenti strutturali, è necessario anche sostenere il circolante. E da questo punto di vista la finanza può offrire soluzioni anche innovative per un settore che sta crescendo tanto negli ultimi anni”. Di certo, oltre ad un progetto, l’azienda deve avere certi parametri. “A grandi linee, diciamo che serve un fatturato di almeno 20-30 milioni, una quota export di almeno il 30-40% ed una posizione finanziaria netta, un indebitamento, che non sia superiore a 3-4 volte l’Ebitda. Questi sono i parametri finanziari, ma in particolare, quello che è importante per un’azienda che vuole guardare alla borsa, anche nel vino, è avere una struttura societaria ed una governance che siano in grado di sostenere lo “stare sul mercato”. Ed è un percorso che richiede qualche anno, dalla creazione di un consiglio di amministrazione ad una struttura dei controlli di natura contabile, amministrativa e finanziaria di buon livello, e questo è indispensabile per pensare alla quotazione, ma anche all’apertura del capitale a terzi che poi è l’obiettivo di Elite”.
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Si “vendemmia” in via Montenapoleone
Mentre l’Italia è in piena vendemmia, a Milano, torna uno degli eventi più capaci di legare l’alta moda, tra i simboli del made in Italy, ed il vino, alfiere storico del Belpaese nel mondo. In oltre 120 boutique abbinate ad oltre 200 cantine, da oggi al 14 ottobre, è di scena “La Vendemmia di Via Montenapoleone”, che trasforma per una settimana il “quadrilatero della moda” in una vera e propria destinazione imperdibile anche per gli appassionati dei grandi vini italiani, con tutti i suoi nomi più importanti. Tra degustazioni nelle boutique del lusso e menù ad hoc nei ristoranti della città, tra i momenti clou l’asta dei Grandi Cru d’Italia battuta da Christie’s, l’11 ottobre, e visite esclusive, nel week end, in realtà di assoluto prestigio come Bertani, Braida, Marchesi di Barolo, Cà del Bosco, Ferrari, Villa Sandi, Antinori, Caprai e Umani Ronchi, tra le altre.
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Focus
Milano, un nuovo “hub” del vino italiano
Moda, economia, design, e adesso il vino: Milano si candida a capitale italiana del mondo enoico, e a diventarne un vero e proprio “hub” internazionale. Cosa possibile, visto il dinamismo della città meneghina, da sempre capitale economica del Paese, la più internazionale delle nostre metropoli, e, dopo Expo 2015, anche polo di grande attrazione per tutto quello che ruota intorno al wine & food. È il messaggio, lanciato da nomi top del vino italiano (da Zonin1821 a Ferrari, da Santa Margherita a Feudi di San Gregorio, da Pasqua a Berlucchi e Bellavista), oggi nel via ufficiale della Milano Wine Week che, da oggi al 14 ottobre, riunisce in una serie di eventi-degustazioni in giro per la città, una buona parte della produzione vinicola italiana. Una città che, domani, nel “Milano Wine Business Forum” firmato Business Strategies, e articolato in cinque “aree tematiche” (internazionalizzazione, innovazione, comunicazione, commercio e legislazione, finanza e credito), si candiderà anche ad essere capitale “politica” del vino italiano, con la produzione di un documento-manifesto che sarà consegnato al Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio.
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Cronaca
Olio italiano, produzione 2018 a -38% 
Sarà una raccolta decisamente scarsa, per l’olio italiano, quella 2018-2019: le prime stime di Ismea parlano di una produzione di olio d’oliva made in Italy di appena 265 milioni di chili, -38% sulla campagna precedente. L’Italia si conferma comunque secondo produttore mondiale (dopo la Spagna, che invece vedrà la produzione crescere del 23%, a 1,5 miliardi di chili, sottolinea Coldiretti), con la Puglia che, nonostante un -58%, resta principale Regione di produzione, con 87 milioni di chili, seguita da Calabria (47 milioni di chili) e Sicilia (39).
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Wine & Food
Ca’ del Bosco, Terlano, Cataldi, Conterno e Fattoria Zerbina: i “top 5” di Veronelli
Franciacorta Annamaria Clementi 2008 di Ca’ del Bosco il miglior spumante, Terlaner I Grande Cuvée 2015 di Cantina Terlano il miglior bianco, Cerasuolo d’Abruzzo Piè delle Vigne 2016 di Cataldi Madonna Luigi il miglior rosato, Barolo Bussia Riserva Granbussia 2009 di Poderi Aldo Conterno il miglior rosso (e unico vino da 100/100) e il Passito Riserva AR Selections des Grains Nobles 2014 di Fattoria Zerbina il miglior vino dolce: ecco i 5 migliori assaggi per categoria della Guida Oro I Vini di Veronelli 2019, che sarà presentata ufficialmente il 19 ottobre a Venezia, presso la Fondazione Giorgio Cini, sede dell’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli. 338, in tutto, i vini “Super Tre Stelle”, il massimo riconoscimento della guida curata da Gigi Brozzoni, Marco Magnoli e Alessandra Piubello, con la Toscana di gran lunga al top (116).
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WineNews.tv
Milano, una nuova capitale italiana del vino: parlano i big del Belpaese
Tra le possibilità offerte dalla città, ormai metropoli europea, anche in sinergia con altri pilastri del made in Italy come la moda ed il design, e le sfide da affrontare nel mondo per il settore, parlano i vertici di Zonin (Domenico Zonin), Ferrari (Matteo Lunelli), Santa Margherita (Ettore Nicoletto), Feudi di San Gregorio (Antonio Capaldo), (Pasqua Riccardo Pasqua), Berlucchi (Cristina Ziliani) e Bellavista (Vittorio Moretti, presidente del Consorzio del Franciacorta).
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