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N. 2.603 - ore 17:00 - Mercoledì 27 Febbraio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il vino, come il cibo, è parte della cultura e, soprattutto, veicolo con cui le tradizioni di un territorio, la storia di un’azienda, la missione di un vignaiolo, vengono raccontate a migliaia di persone. Se, quindi, il vino deve poter “parlare” la lingua di tutti, e tutti devono essere in grado di raccontarla, la lingua non è l’unica barriera da superare. E così, dopo Verona e Brescia, nel 2018 diventa operativo a livello nazionale il protocollo tra Onav e Uici, per corsi di avvicinamento al vino e di degustazione dedicati a ciechi e ipovedenti, con il supporto di materiali di studio tradotti in braille o in formato audio. |
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Paese che negli ultimi anni ha vissuto fasi alterne di crescita e recessione, il Brasile, con i suoi 210 milioni di abitanti, è una delle grandi economie del mondo. E secondo diverse analisi, sebbene sia un mercato ancora minoritario per il vino, sarà uno di quelli che, nei prossimi 3-5 anni, potrebbe guidare la crescita. Un mercato a cui guarda con attenzione anche l’Italia che, come spiega a WineNews l’Ice di San Paolo, vede nel prodotto locale (che vale oltre il 62%) il primo competitor, seguito da Cile e Argentina, primi fornitori di vini stranieri del Brasile, e dal Portogallo. Un mercato che, nel complesso, secondo i dati Euromonitor analizzati dall’Ice, oggi muove 310 milioni di litri, e arriverà 352 milioni di litri nel 2022. E l’Italia, nonostante una diminuzione in volume del 9% nel 2018 sul 2017, ha visto crescere il valore delle sue esportazioni, a 40,6 milioni di euro (+3,23%) con una quota di mercato, tra i vini stranieri, del 10,9%. Come detto, il leader delle esportazioni in Brasile (che, nel complesso, hanno toccato quota 373,9 milioni di euro, +1,3% sul 2017), è il Cile, con 145,7 milioni di euro (ed il 39% del mercato), davanti all’Argentina (55 milioni di euro, +2,4%) e al Portogallo (52 milioni di euro, +17,9%), e poi l’Italia, davanti a Francia (35 milioni di euro, -12,1%) e Spagna (25 milioni di euro, -1,5%). “L’83,7% del vino italiano importato dal Brasile nel 2018 - spiega, a Wine News, l’Ice di San Paolo, diretto da Erica Di Giovancarlo - è composto da vini fermi”. Toscana, Piemonte e Veneto, sono, come nel resto del mondo, le Regioni del vino italiano che dominano anche nelle esportazioni verso il Brasile, anche se sta crescendo molto la Puglia. A livello di prezzo, il valore del vino italiano importato è stato di 3,3 dollari al litro, in linea con la media (3,2 dollari al litro). Prezzi assai diversi, però, da quelli che si trovano al dettaglio, in una forbice che oscilla tra i 60 Real (intorno ai 14 dollari) ed i 600 Real (140 dollari), “anche se la maggior parte delle vendite al dettaglio si concentra nella fascia tra i 140 ed 300 Real (tra i 30 ed i 60 dollari, ndr)”. Prezzi su cui, evidentemente, sottolinea l’Ice pesano soprattutto imposte e dazi, “a causa dell’assenza di accordi di libero scambio con l’Europa. Ma le stime di crescita, per il Belpaese enoico in Brasile, parlano di un +17% nei prossimi 4 anni. |
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Dopo due anni dal referendum che ha spaccato in due la Gran Bretagna, e a poche settimane dalla Brexit, la situazione di incertezza dalle parti di Londra si fa sempre più grottesca. Di certo, invece, c’è che in caso di uscita senza accordo dalla Ue il conto sarà salato, per tutti, anche per la filiera del vino. Come sottolinea la Wsta - Wine & Spirits Trade Association, che in una lettera inviata a Michael Gove, Ministro dell’Ambiente, del Cibo e dell’Agricoltura, Liam Fox, Ministro del Commercio Internazionale, e Philip Hammond, Cancelliere dello Scacchiere, ha ribadito le preoccupazioni di un settore che dovrà sobbarcarsi un aumento delle spese calcolato in 70 milioni di sterline. Importare vino sarà più difficile, ci sarà bisogno di produrre una documentazione tutta nuova e di accompagnare ogni singola spedizione da ulteriori test di laboratorio. |
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14 milioni di presenze annuali legate strettamente all’enoturismo, 2,5 miliardi di euro il giro d’affari lungo l’intera filiera, con 85 euro di spesa media al giorno, che salgono a 160 con il pernottamento: sono i numeri di riferimento del Rapporto sul Turismo del Vino in Italia n. 15, firmato dall’Università di Salerno e dalle Città del Vino. Dal sondaggio esplorativo tra i 432 Comuni delle Città del Vino, per esempio, emerge che oltre la metà (52%) non prevede la tassa di soggiorno. Inoltre, se il 73% di Comuni ha realizzato, nel 2018, uno o più progetti di promozione o miglioramento dell’offerta enoturistica, il 60% non ha un Ufficio Turistico. Tuttavia, secondo i feedback raccolti dai Comuni stessi, gli enoturisti sui territori danno un buon voto (7,18, in media), all’offerta enoturistica nel suo complesso. Enoturisti che inciderebbero per il 26,9% sul fatturato delle aziende vitinicole e per il 36% su quello di ristoratori, albergatori e produttori di tipicità. Nondimeno, però, è ritenuta insufficiente, in generale, la qualità delle infrastrutture di collegamento con i diversi territori (voto 5,4). Sul fronte delle cantine, vendita diretta in cantina, visite e degustazioni rappresentano il 65% di tutte le attività enoturistiche proposte. La Toscana si conferma Regione enoturistica più attrattiva d’Italia, davanti a Piemonte, Trentino-Alto Adige e Campania. |
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Un Osservatorio del vino dell’Unione Europea, che sulla scia di quelli dei cereali, del latte, della carne e dello zucchero, garantisca una maggiore trasparenza sia sui dati relativi alla raccolta ed alla produzione, che sui reali valori del vino, attraverso un lavoro di raccolta dati e analisi dei diversi mercati, da cui verranno prodotti report ed outlook previsionali, pubblicati online e alla portata di tutti. Ecco la proposta della Commissione Europea che dovrebbe vedere la luce, insieme ad un osservatorio della frutta e della verdura, entro fine anno. |
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Nel 2018 la produzione delle industrie alimentari italiane è aumentata dell’1,1% rispetto all’anno precedente, a quota 140 miliardi di euro, e l’export del 3%, a 32,9 miliardi di euro. E un assenza di forti turbative internazionali, l’export nell’anno in corso dovrebbe confermare sostanzialmente il trend 2018, per posizionarsi di nuovo su un passo attorno al +3%. Dati di Federalimentare, oggi, al centro della presentazione di Cibus Connect, evento firmato da Fiere di Parma, di scena il 10 e l’11 aprile 2019. Un evento che guarda sempre più all’internazionalizzazione, anche grazie alla sinergia con Vinitaly (di scena, a Verona, dal 7 al 10 aprile), la cui concomitanza favorirà l’afflusso di operatori alle due fiere leader del food & beverage made in Italy ed alla collaborazione con l’Ice. |
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“Chi acquista un vino a prezzi importanti acquista un’esperienza, qualcosa di particolare ed unico, che nasce sì dalla qualità della bottiglia, ma anche dalla storia e dal passato dell’azienda, un racconto che porta l’esperienza al di là del piano sensoriale. In Italia, rispetto alla Francia, abbiamo forse qualcosa in meno da raccontare, ma Biondi Santi è un’eccezione straordinaria”. |
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