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N. 4.340 - ore 17:00 - Martedì 4 Novembre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Ci sono i produttori, i territori con la loro vocazionalità, i vitigni, gli agronomi e poi ci sono gli enologi, chiamati a dare una “forma liquida” in cantina a quanto raccolto tra i filari. E tra i tanti che lavorano nelle cantine italiane, da “interni” o da consulenti, i “10 Cult Oenologist” italiani del 2025 sono Franco Bernabei, Nicola Biasi, Stefano Chioccioli, Riccardo Cotarella, Giuseppe Caviola, Luca D’Attoma, Emiliano Falsini, Carlo Ferrini, Donato Lanati e Vincenzo Mercurio. Almeno secondo il “The WineHunter” Helmuth Köcher, che li ha selezionati: saranno premiati al “Merano WineFestival”, il 7 novembre a Merano. | |
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| | Da qualche giorno, ed esattamente dal 30 ottobre, come da legge, e soprattutto nella grande distribuzione, qualcuno avrà visto spuntare qualche bottiglia di Vino Novello, ormai una rarità. Da “rito” nato 50 anni fa, diventato quasi “di massa” negli Anni Novanta del Novecento, infatti, siamo passati alla “nicchia della nicchia”. Perché è questo, nei fatti, il curioso destino del Vino Novello, peculiarità enologica che nasce dalla macerazione carbonica delle uve, primo prodotto dell’ultima vendemmia ad arrivare sulle tavole, ma che è passato dal picco produttivo di 20 milioni di bottiglie a 1,5 di oggi, al minimo storico, con un trend decisamente negativo. A dare i dati è il nuovo Istituto Nazionale del Vino Novello, diretto da Tommaso Caporale, che, però, così come il Vino Novello sembra ridursi ai minimi termini, è prossimo alla chiusura. “Era il 1975 quando furono prodotte le prime bottiglie di Vino Novello in Italia, sulla scia della formula francese, e dopo il boom degli Anni Novanta del Novecento che portò una produzione di oltre 20 milioni di bottiglie, è stato un continuo declino che ha portato il Novello ad estinguersi anche nelle regioni del Nord Italia, che garantivano oltre il 70% della produzione nazionale. Oggi stiamo a poco più di 1,5 milioni di bottiglie, una nicchia enologica di mercato che si regge soltanto grazie alle prenotazioni dall’estero. Queste condizioni - spiega Caporale a WineNews - non ci permettono più di portare avanti le attività di ricerca, promozione e valorizzazione di un prodotto che è stato per decenni una bandiera italiana, superando il cugino d’Oltralpe, il Beaujolais Nouveau, vista la possibilità di produrlo non solo con un unico vitigno e, dunque, enfatizzando le caratteristiche di biodiversità ampelografica italiana, a partire dal primo nato della vendemmia, vera e chiara anticipazione della qualità dell’annata”. E così, spiega ancora Caporale (in approfondimento), se non ci saranno “interventi concreti delle istituzioni, delle organizzazioni di categoria della filiera vino e del Ministero”, il 6 e il 7 novembre, sarà di scena l’ultimo Salone Nazionale del Vino Novello n. 19, in “Excellence Food Innovation”, alle Officine Farneto, a Roma, dove nella prima giornata si riunirà la Commissione per eleggere il “Miglior Novello d’Italia” 2025. | |
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| | Dalla proposta francese di far inserire misure come il sostegno alla distillazione o all’estirpo dei vigneti tra quelle finanziabili nel quadro dell’Ocm Vino (tema su cui la posizione italiana è diversa, con le maggiori voci istituzionali del Belpaese che vorrebbero che queste misure fossero eventualmente finanziate con risorse nazionali, stando ai rumors), all’estensione delle aliquote massime di cofinanziamento di misure come promozione ed investimenti, all’allungamento dei tempi massimi della durata dei programmi di promozione nei Paesi Terzi: sono tanti e sostanziosi, da quando apprende WineNews, gli emendamenti al “Pacchetto Vino” che saranno discussi e votati domani, 5 novembre, a Strasburgo, dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, in vista, poi, del voto definitivo in plenaria di fine settembre ... | |
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| | | Dopo gli Usa, sul podio dei più grandi importatori di vino al mondo ci sono Germania e Regno Unito, nazioni che, pur con picchi di eccellenze, non hanno nell’abbondanza produttiva il loro punto di forza e, di conseguenza, sono dei partner fondamentali per il vino italiano. Nel primo semestre 2025, Germania e Regno Unito hanno avuto risultati diversi. La Germania, secondo i dati doganali tedeschi analizzati dall’Interprofesional del Vino de España (Oive), ha aumentato le sue importazioni di vino in valore (+7,1%), raggiungendo 1,29 miliardi di euro (+85,4 milioni di euro) ma le ha ridotte leggermente (-0,8%) in volume, a 647,2 milioni di litri, con un prezzo medio in aumento del 7,9%, (2 euro al litro). Il Regno Unito, secondo i dati elaborati dall’Oive, nel primo semestre 2025 sullo stesso periodo 2024, ha ridotto le sue importazioni di vino del 5,4% in valore, a 1,98 miliardi di euro (-113,6 milioni di euro) e del 6,4% in volume, a 551,9 milioni di litri (37,7 milioni di euro in meno). Il prezzo medio è aumentato dell’1%, raggiungendo i 3,59 euro al litro. Riguardo ai principali fornitori di vino della Germania, in valore, l’Italia guida con 525,4 milioni di euro nel primo semestre 2025 (+11% sul primo semestre 2024). In Gran Bretagna è la Francia leader (36,5% del totale), seguita dall’Italia (22,8%). | |
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| | | Le dimore storiche italiane non sono solo custodi di bellezza e memoria: sono presidi vivi che intrecciano storia, arte e agricoltura, generando valore per il territorio, valorizzando i prodotti più autentici del made in Italy e l’attrattività delle aree rurali. Per questo, il 9 novembre, nella “Giornata Nazionale dell’Agricoltura”, aprono le porte con “Coltiviamo la Cultura - Festa dell’Agricoltura nelle Dimore Storiche”, iniziativa dell’Associazione Dimore Storiche Italiane Etsi (Adsi) che coinvolgerà oltre 50 residenze in 15 regioni. | |
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| | Per gli amanti e collezionisti dei grandissimi vini di Francia, i prossimi giorni saranno davvero interessanti, con due aste “monografiche”, tra le altre, dedicate una alle “Legends from Château Lafite”, che sarà battuta da Sotheby’s a Londra il 1 dicembre, con una collezione di bottiglie di proprietà di uno dei membri della famiglia Rothschild, e altre “ex-château”, ed un’altra di scena, invece, on line, da domani al 19 novembre, sotto il martelletto di Christie’s, che celebra i 200 anni di un mito di Borgogna come Domaine Faiveley, fondato nel 1825 da Pierre Faiveley, e che oggi mette insieme, in 120 ettari, 12 Grand Cru e 22 Premier Cru nei terroir più pregiati della Borgogna. Con lotti rarissimi e preziosi (i top in approfondimento) e bottiglie di annate storiche, da fine Ottocento ad oggi. | |
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| | | Il made in Italy è il patrimonio culturale ed economico del nostro Paese, grazie a grandi e piccole imprese che portano avanti tradizioni, qualità ed il legame con i territori e le comunità. E se alimentare, abbigliamento, arredamento e automotive sono le sue “4 A”, alla base di tutte c’è una sola “A maiuscola”: l’artigianato. Lo raccontano, a WineNews, Duccio Corsini, alla guida di Principe Corsini in Chianti Classico, Sabina Corsini e Neri Torrigiani, ideatori di “Artigianato e Palazzo” al Giardino di Palazzo Corsini a Firenze, e le giornaliste Domitilla Benini e Annamaria Tossani. | |
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