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WineNews
N. 4.218 - ore 17:00 - Mercoledì 14 Maggio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Sicilia: la vendemmia 2024 nel calice
Siccità e instabilità climatica (con un produzione a -20% sulla media), ma anche ingegno e saper fare che, mescolati alla resilienza dei vitigni siciliani, hanno dato vita a prodotti identitari e di qualità capaci di raccontare la diversità e la crescita del “continente enoico” siciliano: ecco le caratteristiche della vendemmia 2024 protagonista nei calici a “Sicilia En Primeur” 2025, la più importante vetrina itinerante del vino siciliano organizzata da Assovini Sicilia, nei giorni scorsi al Castello dei Conti, la fortezza che dall’alto domina la città barocca di Modica (in approfondimento le analisi ed i migliori assaggi WineNews).
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Primo Piano
Distretti agroalimentari, export 2024 da record, a 28 miliardi di euro, vino in testa
Nel record delle esportazioni agroalimentari italiane nel 2024, ad oltre 69 miliardi di euro (+8% sul 2023), si innesta quello dei distretti agroalimentari italiani, vino in testa per valore, a 6,7 miliardi di euro (su 8 totali del vino italiano provenienti dunque dai distretti, ndr), anche se la filiera che cresce di più è quella dell’olio (+40,9%, a 1,9 miliardi di euro), con oltre 28 miliardi di euro di vendite sui mercati esteri e una crescita del 7,1% sul 2023 (1,9 miliardi di euro in più). Emerge dal Monitor dei distretti agroalimentari italiani al 31 dicembre 2024, curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo. Che sottolinea come l’andamento dei distretti sia in linea con il totale del settore agroalimentare italiano, di cui i distretti rappresentano il 42,5% in termini di valori esportati. Come detto, il vino “distrettuale”, benché cresciuto meno della media (+4%), resta il comparto che più contribuisce alle esportazioni. Se il primo distretto in assoluto, in valore, è quello dei “Dolci di Alba e Cuneo”, con 2,1 miliardi di euro, ben 304 milioni in più sul 2023 (+16,5%), al secondo posto, rimanendo nello stesso territorio, c’è quello dei “Vini di Langhe, Roero e Monferrato”, a 1,9 miliardi di euro, nonostante una lieve flessione (-1,7%). Bene, invece, i “Vini del Veronese” (+9,2%, a 1,2 miliardi di euro), il distretto del “Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene” (+7,3%, a 1,1 miliardi di euro), e quello dei “Vini dei colli fiorentini e senesi” (+9,8%, a 904 milioni di euro). E ancora, guardando ai distretti vitivinicoli, perdono qualcosa, restando però su valori importanti, quello dei “Vini e distillati di Trento” (-4,4%, a 423 milioni di euro), e quello dei “Vini e distillati del bresciano” (-7,5%, a 139 milioni di euro), mentre crescono il distretto dei “Vini del Montepulciano d’Abruzzo” (+19,4%, a 259 milioni di euro), quello dei “Vini e distillati di Bolzano” (+2%, a 253 milioni di euro), e quello dei “Vini e distillati del Friuli” (+5,4%, a 252 milioni di euro). A livello di mercati, la Germania si conferma il primo partner commerciale nel 2024 (+6,9%, per 5,1 miliardi di euro); bene la Francia (+4,8%, 3,2 miliardi di euro), stabile il contributo del Regno Unito (+0,4%, 2,1 miliardi di euro). Ma a crescere di più sono gli Stati Uniti (+14,9%, per 3,6 miliardi di euro).
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Meno pesticidi, e meno produzione
Meno pesticidi in circolazione, nei campi d’Italia e d’Europa, sono ovviamente una buona notizia, e sono anche la testimonianza dell’impegno degli agricoltori, volontario o “spinto” dalle normative e dal mercato, verso un’agricoltura più salubre e sostenibile. Ma tutto ha un prezzo, ed il minor utilizzo di prodotti fitosanitari deve tenere in conto anche il possibile (e probabile) calo produttivo di tanti prodotti agricoli, con molteplici ripercussioni. È l’analisi di Fedagripesca Confcooperative sui dati Eurostat, che rilevano come nel 2023 siano state vendute nell’Ue 292.000 tonnellate di pesticidi, il 9% in meno del 2022 ed il 18% in meno del 2021. L’Italia, spiegano i dati Eurostat, è il terzo Paese Ue per vendite, con una quota del 14%, ma anche il Paese che ha ridotto di più la vendita di pesticidi tra il 2011 e il 2023 (-44%).
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Focus
A casa o fuori, è aperitivo mania (tra calici e cibo)
L’aperitivo è sempre più un must per gli italiani. Fuori casa, ma anche tra le mura domestiche, tanto che, tra gli italiani, uno su due (51%) acquista in media prodotti per oltre 50 euro l’anno per l’aperitivo “home made”, confermandosi un popolo gourmet amante del buon bere e della cura nell’abbinamento con il cibo, e dei veri e propri “Aperitaster”. A dirlo, un’analisi sul consumo di Cga by Niq presentata, nei giorni scorsi, in occasione di “Aperitivo Festival” n. 3 a Milano, ed aspettando l’“Aperitivo Day” (26 maggio). La voglia di aperitivo non tramonta mai, con il 37% degli intervistati che ha dichiarato di averne consumato almeno uno negli ultimi tre mesi. Versatile e “senza fissa dimora”, così si potrebbe descrivere l’happy hour in Italia, considerato che il 77% degli intervistati ama concederselo quando è fuori, ricercando sempre più l’abbinamento food più adeguato. Non a caso l’85% del campione ammette di considerare importante la proposta di abbinamenti con il cibo e pone attenzione al km 0, alle certificazioni come la Dop, al territorio ed alla cura nella preparazione che parte dalle materie prime. E se cresce lo spazio per gli analcolici, nel ranking per le bevande consumate più gettonate, a vincere è lo Spritz (33% delle preferenze), seguito dal Prosecco (29%) e dalla birra (26%).
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Cronaca
Elena Walch “regina” del Pinot Nero
L’Alto Adige del vino si conferma terra nobile del Pinot Nero: la migliore espressione della vendemmia 2022, è il Pinot Nero Ludwig di Elena Walch, una delle cantine più iconiche del territorio, guidata da Elena Walch insieme alle figlie Julia e Karoline Walch, la quinta generazione della famiglia, seguito, a breve distanza, dal Pinot Nero Riserva Burgum Novum di Castelfeder e dal Pinot Nero Riserva Trattmann della Cantina Girlan (e a pari merito, da quelli di Tramin e Terlano). Ecco il verdetto del “Concorso Nazionale del Pinot Nero”, a Montagna.
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Wine & Food
Ricreare la filiera bosco-vigna in Toscana, con la botte di castagno: il progetto ToSca
Ricreare in Toscana la filiera bosco-vigna, che lega il comparto forestale al settore vitivinicolo, infondendo valore alla produzione legnosa e, contemporaneamente, recuperare e reinterpretare in chiave moderna un elemento della tradizione enologica toscana come è, di fatto, la botte di castagno, capace di caratterizzare in modo peculiare, e ancor più “territoriale”, il vino. Un percorso, quello del progetto ToSca, i cui risultati sono stati presentati nei giorni scorsi al Castello di Verrazzano, a Greve in Chianti, tra le cantine, nel cuore del Chianti Classico, che hanno preso parte al progetto (dove nel 1485 nacque il navigatore Giovanni da Verrazzano, scopritore della baia di New York e della maggior parte della costa Est degli attuali Stati Uniti, ndr), con le evidenze (in approfondimento) emerse dalla degustazione dei prodotti vinificati e affinati nei carati di castagno toscano.
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Castello del Terriccio
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Il valore delle candidatura della “cucina italiana” a patrimonio Unesco, aspettando Parigi
In attesa del verdetto previsto per dicembre 2025, in Francia, le riflessioni dei promotori della candidatura. Maddalena Fossati Dondero, direttrice della storica rivista “La Cucina Italiana”: “è la candidatura di un sistema culturale, è la prima di una “cucina” nella sua interezza, ed è importante perché la cucina italiana siamo tutti noi”. Il professor Pierluigi Petrillo, curatore del dossier di candidatura: “non ci sono ricette, non ci sono prodotti, non ci sono ingredienti, noi candidiamo il significato culturale del cucinare”.
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