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WineNews
N. 2.828 - ore 17:00 - Venerdì 31 Gennaio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Gentleman, il Sassicaia 2016 al top
Il Sassicaia 2016 di Tenuta San Guido è in vetta alla top 100 dei migliori 100 vini rossi di Gentleman - come un anno fa -, ottenuta incrociando i rating delle più autorevoli guide italiane (Gambero Rosso, Doctor Wine, Vitae-Ais Associazione Italiana Sommelier, Bibenda, Veronelli e Luca Maroni), confermando quanto emerso dall’incrocio di WineNews. Dietro al Sassicaia 2016 - in vetta con 579 punti - salgono anche il Solaia 2016 della Marchesi Antinori ed il Torgiano Rosso Rubesco Vigna Monticchio Riserva 2015 di Lungarotti - in seconda posizione con 577 punti - ed il Montiano 2017 di Falesco, l’azienda laziale della Famiglia Cotarella, con 576 punti.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
L’appeal di Montalcino e del Brunello cresce ancora: il colosso Lvmh in trattativa con Banfi
Come anticipato da WineNews, Montalcino ed il suo Brunello sono al centro dell’interesse di tanti investimenti potenziali, anche da parte di grandi gruppi del vino e del lusso francese. E tra le trattative in corso, da mesi, ce n’è una di particolare rilievo, quella tra il colosso del lusso Lvmh, e Castello Banfi, leader del territorio e fondamentale, nella storia recente, per lo sviluppo di tutto il mercato del Brunello, soprattutto in Usa. Ad oggi solo una trattativa, ancora in via di definizione che, se andasse in porto, c’è da immaginare che non sarebbe l’ultimo arrivo a Montalcino di marca francese, anche dopo l’acquisto della “culla” del Brunello, la Tenuta Greppo di Biondi Santi, da parte del Gruppo Epi della famiglia Descours. Certo è che il possibile arrivo di Lvmh, già ai vertici nel mondo del vino con marchi di livello assoluto come Moët & Chandon, Krug, Château d’Yquem, e Dom Perignon, tra gli altri, consacrerebbe ulteriormente il territorio del Brunello, in contesto di altissimo livello dal punto di vista del posizionamento di mercato, della comunicazione e del prestigio. Nella Montalcino, patria del Brunello, con Castello Banfi, Lvmh troverebbe un’azienda tra le più belle e rinomate al mondo, con una estensione di 2.400 ettari di terreno, di cui 900 a vigneto (di cui 173 a Brunello), ma anche seminativo e bosco, e una produzione importante di prugne, miele ed olio: non solo una grande azienda vinicola, ma anche agricola di ineguagliabile valore. Senza contare le ville all’interno della tenuta, ed il Castello di straordinaria bellezza, con parti monumentali del Trecento e del Quattrocento toscano. E con un relais che le guide internazionali posizionano tra i migliori del mondo. Una cantina che ha sviluppato un fatturato di 68 milioni di euro nel 2018, e un utile (risultato netto) di 2,2 milioni di euro (dati Mediobanca). Ad ora, però, da quanto apprende WineNews, in una trattativa che va avanti da oltre otto mesi, non c’è nulla di definito e definitivo. Potrebbe risolversi con un’acquisizione di Castello Banfi da parte di Lvmh, nell’ingresso dei francesi nel capitale della cantina della famiglia Mariani, in un accordo di altro tipo o anche in un nulla di fatto. Tutto è possibile. Ma quello che racconta questa trattativa, che di certo è in essere, è la conferma dell’appeal del territorio di Montalcino a livello mondiale.
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Rumors: Botter punta Serena
Nel mondo del vino italiano, il fenomeno del “mergers & acquisition” è più vivace che mai. O meglio, nel caso specifico, frizzante, visto che, da rumors raccolti WineNews, sarebbe in fase avanzata la trattativa che potrebbe veder finire Casa Vinicola Serena, nome storico del Prosecco, a Conegliano, sotto l’egida di Botter, una delle principali aziende italiane per fatturato (195 milioni di euro nel 2018, il 95% realizzato all’estero, secondo dati Mediobana), con sede a Fossalta di Piave. Un affare che sarebbe in trattativa avanzata e che, se andasse in porto, vedrebbe la nascita del nuovo primo gruppo privato del vino per fatturato, se si contano in 195 milioni di euro di Botter, ed i 74 milioni di euro (dato 2017) di Casa Vinicola Serena, con una realtà da un fatturato potenziale di quasi 280 milioni di euro.
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Focus
La Valpolicella, tra mercati e biologico, svela l’Amarone 2016
Un territorio che vanta un giro d’affari da circa 600 milioni di euro l’anno - per oltre la metà ascrivibile alle vendite del suo vino di punta, l'Amarone -, la cui economia, nei 19 comuni della Valpolicella, è portata avanti da un microcosmo di 2.273 produttori di uve e 272 aziende imbottigliatrici con 373 fruttai destinati all’appassimento - la tecnica enologica candidata a rientrare sotto la protezione Unesco -, per un giro d’affari che, secondo l’indagine firmata Nomisma Wine Monitor, nel 2019 sfiora i 345 milioni di euro. Ecco i numeri della Valpolicella, “casa” dell’Amarone, protagonista di “Anteprima Amarone 2016”, by Consorzio della Valpolicella, a Verona, al Palazzo della Gran Guardia, l’1 e 2 febbraio, con una delle annate più promettenti degli ultimi anni. Una produzione complessiva di 17 milioni di bottiglie, che guardano sempre più ai mercati internazionali, a partire da quelli di riferimento di Germania, Canada, Stati Uniti e Gran Bretagna, analizzati nel convegno internazionale “The main markets for Valpolicella wines”. Mentre tra i filari della Valpolicella, come raccontano le rilevazioni di Avepa, le superfici bio sono cresciute del 152% tra il 2012 ed il 2019, con un’impennata solo nell’ultimo anno del +14%.
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Cronaca
Nobile di Montepulciano, Toscana in etichetta
La parola “Toscana”, tra i brand più forti dell’Italia del vino, entra nell’etichetta del Vino Nobile di Montepulciano, con il via libera dal Comitato Vini del Ministero delle Politiche Agricole alla proposta del Consorzio del Vino Nobile. La richiesta di modifica dei disciplinari di produzione, avanzata dal Consorzio, parte dal Protocollo d’Intesa del 2012 tra Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e Consorzio Vini d’Abruzzo, che si erano impegnati ad intraprendere iniziative che favorissero la corretta identificabilità dei due vini e dei rispettivi territori di origine.
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Wine & Food
L’Italia del vino in Usa: il Simply Italian Great Wines Americas Tour a Miami
Brexit e dazi, probabilmente, influenzeranno tutto il 2020 dell’export enoico italiano, che nel frattempo continua a crescere Oltreoceano (+4,2% a valore nei primi 10 mesi del 2019, dati Istat), dove, dopo Brunello e Barolo (a New York per presentare le ultime annate), “sbarca” il Simply Italian Great Wines Americas Tour 2020 della Iem - Internaztional Exhibition Management guidata da Marina Nedic e Giancarlo Voglino, che riparte il 4 febbraio da Miami, Florida, terzo Stato americano per numero di abitanti (21 milioni, dietro solo a California e Texas), e secondo per consumi enoici complessivi, grazie ad un consumo pro capite annuo di 13 litri di vino. La seconda tappa, il 6 febbraio, sarà invece Città del Messico, in un Paese che, con oltre 231 milioni di euro di vino importati nel 2019 rientra nella top 25 degli importatori più importanti al mondo, con l’Italia terzo esportatore.
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7 viaggiatori su 10 cercano esperienze legate al gusto. Italia leader in Europa per offerta
A WineNews Roberta Garibaldi, curatrice del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano” 2020. “Vino e cibo sono ormai pilastri per l’offerta turistica italiana”. È un tipo di turismo che piace molto anche ai giovani, e che può ancora svilupparsi molto, potenziando la rete dei musei del cibo, per esempio, ma non solo. Se le cantine, per esempio, sono una punta avanzata dell’offerta, luoghi di produzione di altri prodotti devono investire nell’apertura al pubblico, e in generale, investire in digitale e innovazione.
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