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N. 2.511 - ore 17:00 - Martedì 16 Ottobre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Dal 2004, il brindisi della prima del Teatro alla Scala, tempio dell’opera mondiale, è stato bagnato dalle bollicine del Franciacorta firmate da Bellavista, griffe del gruppo Terra Moretti. Un sodalizio d’eccellenza, che si rinnova con un’edizione speciale del Bellavista Brut Teatro alla Scala 2013, non più dedicata ad un’opera, ma al teatro stesso. “È naturale - commenta Vittorio Moretti - quando bevi del buon vino senti una musica dentro”. “Guardiamo al futuro, con un’etichetta speciale per il Teatro alla Scala”, ha aggiunto Francesca Moretti. D’altronde, ha detto il mito della danza, Carla Fracci, a WineNews, “il Franciacorta è un vino elegante, come questo teatro”. |
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L’Italia in primis, ma anche la Francia, e poi ancora la California, il Cile e l’Argentina, il Sudafrica, la Nuova Zelanda e l’Australia: è ormai una rete di livello mondiale, oltre che una storia di successo made in Italy, quella del metodo di potatura “Simonit&Sirch”, firmato da Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, che, partito dal Friuli Venezia Giulia, oggi è protagonista in oltre 130 cantine di primissimo piano d’Italia e del mondo, da Bordeaux (con nomi mito come Château d’Yquem, Château Latour, Château Haut Bailly, Château Lynch Bages, Château Batailley, Château Pichon Longueville Comtesse de Lalande, Domaines Denis Dubourdieu), allo Champange (con Moët&Chandon e Louis Roederer), dalla Napa Valley (Chimney Rock, Silver Oak, Domain Chandon, tra le altre) alla Sonoma Valley (con Rochioli), dal Cile (Emiliana del Gruppo Concha y Toro e Almaviva di Mouton Rotschild) all’Argentina (Chandon e Terrazza de Los Andes), dall’Australia (con nomi come Montalto Vineyard o Stonier Wines) al Sudafrica (con cantine come Ruper, Bottega Family, Kanonkop e Oldenburg Vineyards, per citarne alcune), conta più di 4.000 potatori formati e vede collaborazioni con gli istituti ed i centri di ricerca in Italia e all’estero, dall’Università di Bordeaux (dove ha sede il primo e unico Diploma universitario di potatura e scelta germogli al mondo), a quella di Davis, in California, a quella di Stellenbosch, in Sudafrica. Una crescita globale che, dopo la Francia, ha trovato un nuovo trampolino di lancio proprio in Usa, come spiega a WineNews Marco Simonit. “Napa è un fenomeno straordinario, dopo Bordeaux credo che sia il distretto del vino più importante al mondo. Ma ha tanti problem di longevità della vite, e intervenire come facciamo vuol dire, per le cantine, visto il valore dei vigneti e dei terreni, risparmiare milioni e milioni di dollari”. E dagli Usa, spiega ancora Simonit, arrivare in Cile ed Argentina è stato un passo breve. Nel futuro prossimo, dopo aver già aperto in Sudafrica, c’è la nuova filiale in Nuova Zelanda e Australia. “La cosa più bella è che il nostro marchio sta girando nel mondo come un marchio di garanzia, anche nella formazione delle persone che lavorano in vigna”. Per la Cina, invece, è ancora presto, ma mai dire mai. |
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Il decreto sull’enoturismo “che spero di portare a casa entro fine anno”; la “campagna straordinaria di promozione del made in Italy che, lavorando con il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi di Maio, vogliamo far diventare permanente”; il “no ai dazi, perché siamo un Paese esportatore, ma anche agli accordi di libero scambio che penalizzano la nostra agricoltura e spesso favoriscono altri prodotti rispetto all’enogastronomia italiana”; sono alcuni degli impegni strappati al Ministro delle Politiche Agricole e del Turismo, Gian Marco Centinaio, nei giorni scorsi a Milano, da Unione Italiana Vini, guidata da Ernesto Abbona. “Apprezziamo, questa “apertura” del Ministro Centinaio - ha commentato Abbona - e siamo pronti a lavorare con lui mettendo a fattore comune l’esperienza di Unione Italiana Vini”. |
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“Non tutti i gioielli si indossano, alcuni si bevono”. Basta la massima scelta da Cusumano, i cui vini è possibile degustare tra i gioielli di Angeletti, per raccontare il senso - e il segreto del successo - di una kermesse che per la gioia degli amanti del made in Italy d’eccellenza anima il distretto del lusso della Capitale: La Vendemmia di Roma, nuova edizione del format ispirato agli eventi di Montmartre a Parigi e Via Montenapoleone a Milano, che fino al 20 ottobre, apre le porte ai grandi vini di oltre 60 boutique dell’alta moda, ristoranti, luxury hotel e Dimore storiche, di Piazza di Spagna, Via Condotti, Via Borgognona, Largo Goldoni e Piazza San Lorenzo in Lucina. È qui che Antinori incontra la moda di Valentino, e Bulgari presenta i suoi vini griffati Podernuovo a Palazzone. Sono partnership consolidate quelle tra Donnfugata e Dolce & Gabbana, Giulio Ferrari e Ermenegildo Zegna, Falconeri e Masi Agricola ed Hermès con Tasca d’Almerita. L’eleganza di Armani sposa i vini di Petra (Terra Moretti), mentre Ca’ del Bosco celebra il made in Italy da Gucci. Villa Sandi è da Les Copains, Valle dell’Acate da Malo. Da Marina Rinaldi c’è Planeta e da Sergio Rossi ci sono i vini di Venica. 100% Marche da Tod’s con Umani Ronchi, Stuart Weitzman ospita La Scolca, Emilio Pucci Castellare di Castellina e Sermoneta Gloves Carpineto. |
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Continua e si aggrava la fase di stallo nelle spedizioni enoiche italiane verso il mercato Usa: secondo i dati dell’Italian Wine & Food Institute sui primi otto mesi dell’anno, si è registrata una riduzione del 3% in quantità e un incremento del 4,2% in valore, essenzialmente a causa delle variazioni dei tassi di cambio ed a un contemporaneo aumento dei prezzi. Scricchiola, così, la leadership tricolore, con le esportazioni dalla Francia che, nello stesso periodo, sono cresciute del 10,4% in quantità e del 22,4% in valore. |
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Alcuni sono rari e quasi sconosciuti - per ora - altri, invece, sono gli assoluti protagonisti della scena enologica italiana e sempre più anche internazionale, insieme rappresentano un patrimonio tra i più unici e originali del mondo, simbolo della biodiversità estrema del vino italiano, che acquisisce peculiarità distintive da Regione a Regione e un sempre più grande numero di produttori che fa della perseveranza e della passione il suo tratto distintivo: sono i vini da vitigni autoctoni italiani che, lontani dall’essere una “moda”, rappresentano un fenomeno sempre più radicato nel mercato italiano, grazie ai valori e alla determinazione dei tanti produttori che da sempre ci hanno creduto. Per raccontarli, torna Autochtona, il Forum nazionale dei vini autoctoni all’edizione n. 15, in questi giorni a Fiera Bolzano per il Salone Hotel 2018. |
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Una storia partita nel 1902, da Pedemonte, e passata per Toscana (con Casisano, a Montalcino, e Poggio al Tufo, in Maremma), Lombardia (con Caseo, nell’Oltrepò Pavese), Puglia (con Masseria Surani, a Manduria) e Basilicata (con Paternoster, nel Vulture), e che con il progetto De Buris, raccontato a WineNews da Pierangelo e Stefano Tommasi, torna alla origini, nella Valpolicella, con un nuovo “cru” di Amarone, una fondazione per il territorio, ed entra ufficialmente nella quarta generazione della famiglia. |
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