Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui |
N. 4.326 - ore 17:00 - Mercoledì 15 Ottobre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
|
|
| | | Pur in un quadro economico e geopolitico che rimane complesso, arriva un segnale importante di inversione di tendenza, almeno sul fronte delle bollicine e dei vini di alta gamma. A dirlo, i dati di Lvmh, presentati nella tarda serata di ieri, con la divisione “Champagne & Wine” (che conta brand come Moët & Chandon, Krug, Cheval Blanc, Château d’Yquem, Ruinart, Dom Pérignon e non solo) che consolida le buone performance della prima metà dell’anno e porta la crescita nei primi 9 mesi 2025 ad un +3% organico sullo stesso periodo 2024, con un giro di affari di 2,15 miliardi di euro. Male spirits e Cognac, a -12% (i dettagli in approfondimento). | |
|
| | 27,5 milioni di euro di cofinanziamento pubblico con i fondi dell’Ocm Vino Promozione (di cui 22 milioni di euro, come anticipo, e 5,5 milioni di euro, a saldo), per una spesa totale di 63,7 milioni di euro, divisi in 15 progetti guidati da grandi cantine o compagini consortili e aggregative: tanto mette sul campo la graduatoria nazionale dei progetti di promozione del vino italiano nei Paesi Terzi, per l’annualità 2025/2026, pubblicata, in questi giorni, dal Ministero dell’Agricoltura. Risorse ingenti ed importanti (a cui si sommano quelle, oltre 70 milioni di euro, gestite dalle singole regioni) a supporto delle imprese del vino, che fanno i conti, ora più che mai, con un mercato interno in contrazione e con esportazioni in frenata sul recente passato. Scorrendo la graduatoria in ordine di “importi” (elenco completo in approfondimento), la compagine più finanziata è quella di Istituto Grandi Marchi, con 3,87 milioni di euro di contributo ammesso su un progetto complessivo da 9,67. A seguire, un altro colosso del vino italiano come Zonin1821, che si è visto approvare un progetto da 8,31 milioni di euro, finanziato con 3,32 milioni di euro, davanti ad un altro “big” del panorama nazionale come Herita Marzotto Wine Estates (ex Gruppo Santa Margherita, ndr), con 3,27 milioni di euro di contributo ammesso, su un progetto da 8,17 milioni di euro. A seguire, ecco i 3,02 milioni di euro per un progetto da 7,5 di Nosio, l’azienda commerciale controllata dal gruppo Mezzacorona, tra i leader della cooperazione trentina, e poi il Consorzio Tuscany & Co 2,72 milioni di euro di finanziamento per un progetto da 5,45. Il gruppo Fantini Wines (di proprietà di Platinum Equity), invece, ha ottenuto l’approvazione di un progetto da 5,9 milioni di euro, cofinanziato con 2,36, mentre Frescobaldi, tra i grandi nomi del vino di Toscana, ne riceverà 2,05 per un progetto di promozione da 4,1 milioni di euro. Ancora, Schenk Italia, la divisione italiana del gruppo internazionale Schenk Family 1893, con 1,34 milioni di euro di finanziamento per 2,69 di progetto di promozione, e poi la compagine di “Be Wine”, con 1,33 milioni di euro finanziati su 2,88 di progetto. Davanti, di poco, al gruppo cooperativo La Marca, tra le realtà più grandi del Prosecco, con 1,32 milioni di euro di finanziamento su 3,3 di progetto. | |
|
| | Sarà che in Europa - o meglio in una Ue che “è un gigante incatenato, con 500 milioni di abitanti e una cultura altissima, ma politicamente non conta quasi nulla”, ed “una macchina burocratica che si occupa di tappi e gabbie per le galline”, per lo storico Luciano Canfora, e che lo scrittore Marcello Veneziani descrive come “un guanto rovesciato: debole rispetto al mondo esterno, e al tempo stesso impositiva e vessatoria verso il suo interno” - “senza i contadini, non si governa”, ha detto il segretario generale Coldiretti, Vincenzo Gesmundo. Fatto sta che alla proposta della Pac post 2027 della Commissione Ue che non ha trovato praticamente nessun consenso, il Parlamento Ue è pronto a dire anche no. A dirlo la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola, dal Forum Coldiretti, a Roma, con i rappresentanti delle istituzioni Ue ed italiane. | |
|
| | | I soggiorni più straordinari, il servizio più esclusivo, il design studiato nei minimi dettagli, i ristoranti stellati, le esperienze taylor made per clienti cosmopoliti ed esigenti in arrivo da ogni Paese del mondo: sono i luxury hotel italiani premiati dalle “Chiavi” Michelin, la più celebre ed influente guida della ristorazione mondiale, che con questo riconoscimento sancisce un nuovo benchmark globale per esperienze alberghiere fuori dal comune. Ma alcuni di questi indirizzi da sogno sono anche aziende produttrici di vino: tra i 188 hotel italiani con le “Chiavi” Michelin 2025 infatti, sono 14 quelli che vantano vigneti e cantine. Al vertice della classifica, analizzata da WineNews, tra i 13 hotel vincitori del massimo riconoscimento delle “Tre Chiavi”, ben 3 sono produttori di vino: Rosewood Castiglion del Bosco a Montalcino, Borgo Santo Pietro a Chiusdino e Castello di Reschio a Lisciano Niccone. Tra le eccellenze alberghiere con le “Due Chiavi” sono 4 le cantine, tutte in Toscana: Il Borro-Ferragamo, Castello di Casole, Castelfalfi e Borgo San Felice. Tra gli hotel con “Una Chiave”, sono 7 a produrre vino: Castello di Vicarello, Conti di San Bonifacio, Castello Banfi Il Borgo, Villa Le Prata, La Foresteria Planeta Estate, Wine Relais Feudi del Pisciotto e Monaci delle Terre Nere. | |
|
| | | È un sodalizio che ha fatto letteralmente molta strada, quello tra due top brand del made in Italy, uno del vino, come Marchesi Antinori, e uno delle auto, come Maserati. Un’operazione di co-branding di eccellenza, partita già nel 2019, e poi evoluta con esemplari unici del programma di personalizzazione Maserati Fuoriserie. E che ha dato vita, nel 2024, alla GranCabrio Folgore Tignanello, e che ora vede nascere la Grecale Tributo Il Bruciato, altra fuoriserie dedicata al celebre vino prodotto nella tenuta bolgherese di Guado al Tasso.
| |
|
| | Sono mille i racconti che Gaddo Della Gherardesca, discendente della nobile famiglia toscana (e del Conte Ugolino, protagonista del Canto n. 33 nell’“Inferno” della “Divina Commedia” di Dante) presente a Bolgheri da dodici secoli, rendendolo un luogo di agricoltura moderna prima e “culla” di grandi vini dopo - con lo stesso Gaddo che ha colmato l’assenza di un vino prodotto dalla nobile famiglia diventando vigneron - ha ricordato, a WineNews. Come quella sul primo cipresso del celebre Viale cantato dal grande poeta Giosuè Carducci, piantato dal Conte Guido Alberto della Gherardesca, perché i bufali mangiavano tutte le altre piante, come pioppi e platani, ad eccezione dei cipressi. Storie e ricordi che, ora, nei panni di scrittore, ha deciso di raccogliere in un libro: “Al tempo di una volta. Tracce di una vita” per Rizzoli Editore. | |
|
| | | Mentre la vendemmia 2025 si avvia a conclusione, WineNews ha fatto un giro tra le boutique e i locali del “Quadrilatero della moda”, a Milano, dove i più famosi brand hanno “messo in vetrina” le griffe del vino italiano nella glamourissima “Vendemmia di MonteNapoleone” del MonteNapoleone District per raccontare il made in Italy. Con Chiara Lungarotti (Lungarotti) da Armani Bamboo Bar, Sara Vezza (Josetta Saffirio) da Marni, Dario Sonato (La Giuva-Signorvino) da Falconeri, Evelyn Carrer (Masottina) da Alice + Olivia e Silvia Fonzone (Fonzone) al Park Hyatt (credit: Vincenzo Dascanio). | |
|
|
|