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WineNews
N. 2.777 - ore 17:00 - Venerdì 15 Novembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Top 100 WS: il n. 1 è di Bordeaux
Arriva da Bordeaux il St.-Julien 2016 di Château Léoville Barton, che è il vino dell’anno, il n. 1 secondo la prestigiosa ed influente “Top 100” 2019 di Wine Spectator, che ha svelato le prime 10 posizioni (classifica completa il 18 novembre). L’Italia, per ora, ha raggiunto il podio con il Chianti Classico, grazie all’annata 2016 della storica San Giusto a Rentennano, alla posizione n. 3. Riconoscimento che, a suo modo, incorona il Gallo Nero come uno dei più grandi e costanti territori italiani, capace di bissare per due anni consecutivi il prestigioso risultato, dopo il terzo posto arrivato nella classifica 2018, con la Riserva 2015 di Castello di Volpaia.
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Primo Piano
44,5 milioni di ettolitri, con un calo del -19% sul 2018: la vendemmia 2019 in Italia
Le previsioni di inizio settembre sono state rispettate: la vendemmia italiana 2019 ha segnato una produzione complessiva di vino e mosti di 44,5 milioni di ettolitri, con un calo del -19% sui 54,8 milioni del 2018 (il 3% in meno sulle prime stime), secondo i dati diffusi in via unitaria da Assoenologi, Unione Italiana Vini e Ismea, “a chiusura di una vendemmia iniziata in ritardo sul 2018 e protrattasi fino ai primi giorni di novembre”. Con una qualità, però, in molti casi eccelsa, dall’Alto Adige alla Sicilia, come già raccontato da tanti produttori del Belpaese a WineNews nei giorni scorsi. Nella Penisola, si è riscontrato un ritardo dell’inizio delle operazioni vendemmiali dai 7 ai 15 giorni rispetto allo scorso anno. Tutte le regioni italiane hanno segnato un decremento produttivo più o meno marcato, dal -40% della Lombardia (il calo più imponente) al -28% della Sicilia, dal -16% del Veneto al -21% del Piemonte, dal -20% della Puglia al -11% dell’Abruzzo per citare alcune tra le Regioni più importanti dal punto di vista produttivo, ad eccezione della Toscana che, invece, ha registrato un aumento del 10% rispetto al 2018. A livello di volumi, il primato spetta, nonostante il calo, al Veneto, con 11,2 milioni di ettolitri (il 25% di tutta la produzione italiana, ndr), davanti alla Puglia (7,6), all’Emilia Romagna (7,1 milioni di ettolitri), alla Sicilia (3,4) all’Abruzzo (3), alla Toscana (2,5) e al Piemonte (2,2). La prima regione a staccare i grappoli è stata la Sicilia nella prima settimana di agosto, seguita, a cavallo di Ferragosto, dalla Puglia e poi dalla Lombardia (Franciacorta) nella seconda decade di agosto. Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre, nella maggior parte delle regioni italiane, si sono svolte le operazioni di raccolta per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon). Il pieno della raccolta, in tutta Italia, è avvenuto tra l’ultima decade di settembre e la prima di ottobre. La vendemmia si è conclusa tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre con i conferimenti degli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell’Etna.
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Quanto vale il vigneto Italia
Vigneti per tutte le tasche: tra i filari del Belpaese differenze di prezzo abissali da territorio a territorio, da denominazione a denominazione, spesso anche tra “confinanti”. È una delle letture possibili dell’indagine su “L’andamento del mercato fondiario in Italia nel 2018” firmata dal Crea, da cui emergono però quotazioni distanti dai reali valori di mercato, come raccontano le tante compravendite raccontate da WineNews di questi ultimi anni, specie nei territori più preziosi della viticoltura del Belpaese, dove i prezzi “reali” sono spesso ben superiori a quelli elaborati dal Crea, che al top, comunque, mette il Barolo, con quotazioni che vanno dai 200.000 a 1,5 milioni di euro ad ettaro, seguito dal Brunello di Montalcino (250-700.000 euro ad ettaro), mentre all'opposto, un ettaro di Cannonau, in Sardegna, vale appena 11-15.000 euro.
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Focus
Antinori compra vigna e cantina di Rubbia al Colle
Antinori investe ancora in vigna in Toscana: la storica cantina della famiglia fiorentina, alla 26esima generazione, quella guidata dal Marchese Piero Antinori, e dalle figlie Albiera, Allegra ed Alessia, ha comprato ufficialmente la cantina e i vigneti di Rubbia al Colle della famiglia Muratori, come anticipato da rumors WineNews ad inizio luglio. E, a differenza di quanto riportato da altre testate, che hanno parlato di affitti o accordi di gestione, si tratta di una acquisizione tout court di vigna e cantina, come spiega oggi a WineNews Renzo Cotarella, ad Marchesi Antinori: “per noi è una acquisizione importante, perché va ancora di più nella direzione della totale autonomia produttiva di Antinori, dal punto di vista del vigneto, e inoltre la cantina ci consentirà di gestire ancora al meglio le produzioni che abbiamo nei territori vicini. Per noi è stata un’occasione da cogliere, anche grazie al rapporto di amicizia che abbiamo con la famiglia Muratori”. Riservate le cifre dell’affare che, dunque, ha portato sotto il cappello di Antinori altri 73 ettari di vigneti coltivati a Merlot, Cabernet e Sangiovese, ed una cantina moderna e costruita, ante litteram, secondo tutti i criteri della sostenibilità ambientale, ipogea, completamente interrata e ad impatto zero sull’ambiente circostante.
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Cronaca
Lo Champagne contro il climate change
Bottiglie più leggere che limitano del 20% l’impatto delle emissioni di Co2, un programma di innovazione varietale per selezionare varietà più resistenti agli stress climatici, il 90% dei rifiuti riciclati e valorizzati: sono solo alcune delle azioni a tutela dell’ambiente messe in campo negli ultimi 15 anni dalla Champagne, la prima filiera viticola al mondo a misurare la sua impronta carbonica e ad aver dato vita a un piano per ridurre del 75% le sue emissioni entro il 2050. Ad annunciarlo il Bureau du Champagne, nel giorno dell’Académie du Champagne a Milano.
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Wine & Food
Campari Group, obiettivo Baron Philippe De Rothschild France Distribution sas
Château Mouton Rothschild, Mouton Cadet, Zonin, Pol Roger, Torres, Brotte, Frontignan: sono solo alcuni, i più iconici, dei brand del vino e delle bollicine distribuiti in Francia dalla Baron Philippe de Rothschild France Distribution Sas, la società al 100% di proprietà del gruppo Baron Philippe de Rothschild che Oltralpe distribuisce anche i prodotti del Gruppo Campari. Che ha messo nel mirino proprio il distributore francese, con cui ha ufficialmente avviato una negoziazione esclusiva, riconoscendo alla sua controllante, ossia la Baron Philippe de Rothschild S.A., un’opzione put. La transazione - si legge nel comunicato della Campari Group - si concluderà solo al termine delle procedure di consultazione con le parti sociali e dopo l’ottenimento del parere favorevole dell’antitrust.
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WineNews.tv
“La Borgogna d’Italia? Non esiste”. Parola di Armando Castagno, esperto n. 1 del territorio mito
Non il Piemonte, non l’Etna, ne nessun altro territorio del vino italiano, per quanto grande, è ancora a certi livelli. “C’è un consapevolezza e una coerenza costruita in generazioni, di uomini e di vigne, che da noi ancora nessuno può avere. La loro forza è anche nel preferire di fare vini coerenti con quello che sono sempre stati, piuttosto che grandissimi vini che, però, non ci entrano niente”.
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