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N. 2.584 - ore 17:00 - Giovedì 31 Gennaio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il celebratissimo Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido, poi il Montiano 2016 di Falesco della Famiglia Cotarella ed il Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2013 di Lungarotti, con ai piedi del podio l’Es 2016, il Primitivo di Manduria di Gianfranco Fino: è il vertice della classifica dei vini di Gentleman, mensile di Class Editori, che ha incrociato i punteggi delle guide più importanti d’Italia (Bibenda, Doctor Wine, Gambero Rosso, Vitae, Veronelli e Luca Maroni). Un podio dominato dal Sassicaia, ma seguito dal Tignanello di Antinori e da I Sodi di San Niccolò di Castellare di Castellina, incrociando i giudizi italiani con Wine Spectator, James Suckling e Wine Advocate. |
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Al vertice dell’immaginario mondiale quando si parla di vino, con le sue tante eccellenze e territori, la Toscana del vino si presenta in salute, almeno da un punto di vista produttivo, al via delle sue “Anteprime” e di Buy Wine, che, dall’8 al 16 febbraio, porteranno prima a Firenze, e poi nei territori, giornalisti e buyer da tutto il mondo. Dopo la produzione 2017, con appena 1,6 milioni di ettolitri, una delle annate più scarse di sempre, il 2018 ha riportato i numeri a livelli di normalità, con 2,85 milioni di ettolitri, ottenuti da 60.000 ettari di vigneti. Numeri, forniti oggi dalla Regione Toscana, nella presentazione della settimana del vino toscano, che prenderà il via proprio con Buy Wine, l’8 e 9 febbraio, a Firenze (Fortezza da Basso), con 215 cantine selezionate con bando regionale, che incontreranno buyer da 44 Paesi del mondo (da mercati consolidati, quali Germania, Scandinavia, Usa, Canada e Giappone, a novità come Macao, Malesia, Argentina, Cile, Filippine, India, Albania, Slovenia e Spagna). Ed anche sul fronte economico, le cose non sembrano andare male nel Granducato: con una produzione lorda vendibile di 530 milioni di euro (dati Coldiretti), il settore vitivinicolo si conferma come uno dei pilastri dell’agricoltura della Toscana, che, nel complesso, nel 2018 ha raggiunto un valore di 2,97 miliardi di euro, in crescita del 22% sui 2,4 miliardi di euro del 2017, con il 70% delle bottiglie che finisce sui mercati esteri, e il fatturato dell’export che, nel 2018, è arrivato a 980 milioni di euro. Ma l’avvicinarsi delle “Anteprime”, è l’occasione anche per fare una “radiografia” al vigneto di Toscana. Che vede due denominazioni, da sole, pesare per quasli la metà della produzione, Chianti e Chianti Classico, con il 33,1% il primo, e il 12,7% il secondo. Il principale vitigno, ovviamente, è il Sangiovese (61,6%), colonna portante di tutte le denominazioni più importanti. La denominazione più grande in assoluto è il Chianti, con 10.165 ettari. “Questa è l’eccellenza della Toscana riconosciuta a livello internazionale - ha commentato l’Assessore all’Agricoltura della Regione, Marco Remaschi - stiamo attivando i programmi Ocm per i Paesi extraeuropei e abbiamo investito tra i 9 e 10 milioni di euro per promuovere il vino toscano nel mondo”. |
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Dagli orti urbani di Milano a quelli di Torino, dai terreni coltivati alle porte di Bologna a quelli di uno dei quartieri più popolosi di Potenza, Macchia Romana, le api “sentinelle” dell’ambiente che qui abitano in alveari speciali dicono che in queste città i pesticidi non superano in generale la soglia critica, ad eccezione di tracce di glifosate a Milano e Bologna, ma che sono più contaminate, invece, soprattutto Bologna e Potenza, per la presenza di metalli pesanti. Ecco i risultati 2017-2018 del progetto di biomonitoraggio ambientale “Api e Orti Urbani” promosso da Conapi-Mielizia e Legambiente e mutuato dall’esperienza di Claudio Porrini, tecnico del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (Distal) dell’Università di Bologna, per valorizzare il ruolo dell’ape in città come bioindicatore ambientale. |
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Dalla collina su cui dimora la griffe Poggio Landi, nel Comune di Montalcino, l’occhio si perde a 360 gradi, nella Val d’Orcia Patrimonio Unesco. Ed è proprio qui che, a partire dal 2013, ha investito Alejandro Bulgheroni, magnate argentino del petrolio, che oltre all’acquisto della tenuta e dei vigneti, ha messo sul piatto 3 milioni di euro per la ristrutturazione della cantina, con i lavori finalmente completati. Un investimento importante, soprattutto per i 33 ettari a Brunello - divisi tra la collina di Montosoli, il “cru” di San Polo - La Crociona e l’areale di Torrenieri, capaci di esprimere le tante diversità del territorio - sui 74 vitati complessivi, e che racconta di come puntare sui territori più prestigiosi del vino italiano, possa rivelarsi una scelta vincente da un punto di vista patrimoniale. Perchè quando Bulgheroni ha messo radici a Montalcino, nel 2013, un ettaro vitato a Brunello era quotato intorno ai 350.000 euro, mentre oggi si va dai 750.000 agli 800.000 euro ad ettaro, secondo le ultime stime di WineNews. Un progetto vinicolo articolato, quello di Bulgheroni (diretto in Italia da Stefano Capurso), nei territori più importanti di Toscana, non solo a Montalcino, ma anche nel Chianti Classico, con la storica realtà di Dievole, ed a Bolgheri, con Tenuta Le Colonne e Tenuta Meraviglia. Che oggi è realtà. |
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Oro per la Danimarca, argento per la Svezia e bronzo per la Norvegia: è un trionfo dell’alta cucina Nordeuropea il podio della finale del Bocuse d’Or, la più importante competizione mondiale di alta gastronomia, ieri a Lione. Niente da fare per il team Italia capitanato dallo chef Martino Ruggieri, che si piazza alla posizione n. 15. Per Enrico Crippa, presidente dell’Accademia Bocuse d’Or Italia di Alba, “dobbiamo fare tesoro di questo traguardo e costruire un futuro con obiettivi più ambiziosi e uno sviluppo nazionale”. |
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Sulla scia degli investimenti che negli ultimi tempi hanno portato tra i filari del Lugana griffe venete come Allegrini, Tommasi e Gruppo Santa Margherita, senza dimenticare Zenato, che per primo, negli anni Sessanta, ha puntato sulla Turbiana, i vigneti che si affacciano sul Lago di Garda hanno raggiunto quotazioni importanti, sui 250.000 euro ad ettaro, tanto da farne il territorio bianchista che più si è rivalutato negli ultimi decenni. Bene anche la produzione, a 17,58 milioni di bottiglie nel 2018 (+8,6% sul 2017), con il 70% dei fatturati sui mercati esteri, trainati da Nord Europa e Usa. In rampa di lancio anche l’enoturismo, sull’onda del magazine Usa “Wine Enthusiast”, che ha messo la regione gardesana e i suoi vini tra le dieci mete enoturistiche del mondo da visitare nel 2019. |
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In anteprima a WineNews, il trailer del corto “Vino Nobile di Montepulciano - A Timeless Wine”, che ha già partecipato a concorsi come la Mostra del Cinema di Roma, del regista Riccardo Paoletti. Una storia vinicola che parte dall’epoca Etrusca ed arriva ad oggi, raccontata con gli occhi di una giovane ragazza americana, tra le cantine monumentali, il suo territorio e la sua collettività. Perché, come ha imparato la bambina, “il vino non si fa da soli, serve l’impegno di un’intera comunità”. |
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