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N. 4.115 - ore 17:00 - Giovedì 19 Dicembre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Ferrari Trento “Producer of the Year” per la settima volta nella sua storia, e n. 1 anche come “World Champion Blanc de Noirs Trophy”, con il suo Ferrari Perlè Nero, ma anche tanti altri trofei per le cantine italiane, che raccontano la crescita della spumantistica italiana: a dirlo la “Champagne & Sparkling Wine World Championships” di Tom Stevenson, il “mondiale degli spumanti”, che dopo aver incoronato l’Italia, in particolare con Trentodoc (29 medaglie d’oro, di cui 13 di Ferrari Trento) e Franciacorta (24 ori), ha assegnato anche tanti altri premi speciali, mondiali, a cantine come Berlucchi, Cleto Chiarli e Firriato, e nazionali. | |
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| | Era così in passato, quando agricoltura e vino erano parte integrante del sistema delle ville, come fonte di sostentamento per proprietari e contadini, fin da epoca romana, come testimoniano gli scavi di Pompei, e nel Medioevo, nei Castelli feudali - da Castel Mareccio, circondato di vigneti a Bolzano al Castello di Castagneto Carducci, che fu del Conte Ugolino cantato da Dante e ancora oggi è dei della Gherardesca, da Castello Banfi tra i filari di Brunello a Montalcino a Castello di Gabiano in Monferrato - o alle Corti lungo il Po, dai Castelli Romani, dove si può citare la Tenuta di Pietra Porzia, alle masserie in Puglia o ai bagli siciliani; dalle Ville Medicee, come Artimino a Carmignano, nella campagna toscana (dove le “ville-fattoria del Chianti Classico” sono candidate all’Unesco, riconoscimento che già hanno gli altri esempi citati, e dove a custodire la storia del Gallo Nero sono i Castelli di Brolio di Barone Ricasoli e di Fonterutoli dei Mazzei, ma anche Badia a Coltibuono degli Stucchi Prinetti o Villa Le Corti dei Principe Corsini, tra gli altri), alle Ville Venete, come Villa Serego Alighieri in Valpolicella, appartenente ai discendenti di Dante, dalle Ville Sabaude in Piemonte, alle residenze reali dove, sull’esempio del “potager du roi” di Versailles, gli orti erano la “dispensa naturale” dei banchetti. Ed è così ancora oggi, con i vigneti-giardino, ma anche orti, frutteti ed oliveti, che rinascono e sono sempre più presenti in ville, castelli e dimore storiche, molti dei quali sono anche cantine o appartengono a cantine, da Palazzo Lana Berlucchi dove gli Ziliani custodiscono la storia del Franciacorta, a Palazzo Contucci, con le antiche cantine del Nobile in Piazza Grande a Montepulciano, da Villa Cusona dei Guicciardini Strozzi nella San Gimignano della Vernaccia a Villa La Marchesa nel Gavi, da Villa Tasca a Palermo dei Tasca di Tasca d’Almerita alla Tenuta Bossi-Marchesi Gondi in Chianti Rufina. Questo perché, ancora oggi, anche il ricavato della vendita dei loro frutti, oltre alle visite (34 milioni di visitatori nel 2023), serve a mantenere questi simboli del patrimonio italiano, per la cui conservazione, secondo l’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato di Adsi-Associazione Dimore Storiche Italiane (di cui fanno parte i nomi elencati), i privati hanno speso nel 2023 oltre 1,9 miliardi di euro. | |
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| | 144,1 milioni di euro per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, 98 milioni di euro per la promozione del vino nei Paesi Terzi (di cui 68,6 alle Regioni e 29,4 gestiti a livello nazionale), e ancora 57,6 per la misura investimenti, 19,2 per la distillazione dei sottoprodotti, e 4,8 per la vendemmia verde, per un totale di 323,8 milioni di euro: a tanto ammontano le risorse per il Programma Nazionale di Sostegno al Vino per la campagna 2025-2026, con la ripartizione stabilita dal decreto del Ministero dell’Agricoltura del 13 dicembre 2024. Tra le Regioni, la Sicilia è la più ricca, con 51,2 milioni di euro di fondi, davanti al Veneto, con 40,7, e alla Puglia (29,4). Poi Toscana (27,5), Emilia-Romagna (25,8), Piemonte (18,8 milioni di euro), Abruzzo (12,1), Friuli Venezia Giulia (10,9), Lombardia (10,3) e Sardegna (8,7). | |
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| | | La produzione e le esportazioni di vino nell’Unione Europea caleranno, così come il consumo, per i motivi ormai più volte ribaditi: cambiamento climatico, minor consumo di alcol in generale tra i giovani, salutismo e così via. Di pari passo al calo del consumo di vino, vi è un netto cambiamento delle abitudini del consumatore, con un declino generale del vino rosso e un aumento di vini più freschi e facili da bere, in particolar modo i vini frizzanti. Le vendite per le bevande a base di vino sono in aumento, e ciò include anche i vini dealcolati, ma i volumi rimangono bassi. È quanto stima la Commissione Europea nel suo ultimo rapporto sulle prospettive agricole dell’Ue con le proiezioni di mercato per l’agricoltura fino al 2035. In particolare, per il vino, il consumo calerà del -1% all’anno, tra il 2024 ed il 2035, fino a 19,8 litri a persona (dalla media di 22,3 raggiunta tra il 2020 ed il 2024), mentre le esportazioni (che oggi vedono finire all’estero il 20% del vino europeo) sono previste in calo del -1,2% all’anno nel periodo (mentre le importazioni di vino extra Ue sono previste a -2,7% all’anno). Ma di vino se ne produrrà anche lo 0,7% all’anno in meno (considerando che la variabile “clima” può stravolgere le cose, ndr), con una previsione, nel 2035, di 140 milioni di ettolitri. | |
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| | | Un brindisi che fa la differenza. È stato Paolo Kessisoglu, presidente di C’è Da Fare Ets, a stappare, nei giorni scorsi, all’Enoluogo a Milano di “Civiltà del Bere”, la prima bottiglia della Vendemmia Solidale 2024, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Extra Dry Docg, frutto del progetto de Le Manzane, che destina parte del ricavato all’associazione non profit, nata nel 2023, che mira a diventare un punto di riferimento per i giovani in stato di sofferenza psicologica e psichiatrica acuta per combattere il disagio giovanile. | |
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| | Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere, diceva il poeta Charles Baudelaire. Ma chi beve solo birra ha una vita meno sana di chi sceglie solo il vino: a dirlo, in estrema sintesi, è uno studio guidato dalla Tulane School of Medicine, presentato al Liver Meeting 2024 a San Diego, in California, nei giorni scorsi, che ha confrontato la qualità della dieta di un campione rappresentativo a livello nazionale di oltre 1.900 adulti statunitensi che consumano solo birra (38,9%), solo vino (21,8%), solo liquori (18,2%) o una combinazione di tipi di alcol (21%), misurando le abitudini alimentari auto-riferite rispetto all’Healthy Eating Index. “I bevitori di birra hanno una dieta di qualità inferiore, sono meno attivi e hanno maggiori probabilità di fumare sigarette rispetto alle persone che bevono vino o liquori”, afferma lo studio. | |
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| | | Cresce l’interesse per gli orange wines, i vini macerati. In Italia il loro territorio più vocato è in Friuli Venezia Giulia, a Gorizia, ed è una collina: Oslavia, “regno” della Ribolla Gialla. Lo raccontano, a WineNews, l’Associazione Produttori Ribolla Oslavia (Dario Prinčič, Fiegl, Il Carpino, La Castellada, Primosic, Radikon e Gravner), tra progetti come il “Percorso delle panchine arancioni” e il calice “T-made 95 Oslavia” (by Italesse), e l’abbinamento con l’alta cucina dello chef stellato Matteo Metullio all’Harry’s Piccolo, in una Trieste natalizia.
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