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WineNews
N. 3.954 - ore 17:00 - Lunedì 6 Maggio 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
“Limito”, il vigneto-labirinto di Carpineti
Da sempre simbolo del cammino intricato dell’uomo attraverso la vita, con valenza più o meno religiosa, il “labirinto”, nel Rinascimento, esplose come ornamento e passatempo giocoso nei giardini e nei palazzi delle famiglie più nobili e facoltose. E oggi, tra i vigneti del Lazio, diventa opera di “land art”. Con il progetto “Limito”, nella Tenuta Antoniana di Marco Carpineti, che si annuncia come “il vigneto labirinto più grande al mondo”, tre ettari, e che sarà presentato ufficialmente il 6 giugno. Lo sfondo è un paradiso naturale, fatto di boschi, laghetti e, sull’altopiano, i vigneti di Bellone, Abbuoto e Nero Buono dell’azienda.
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Primo Piano
Fine wine, quadro negativo. Solo l’Italia torna a crescere e prova a dare una scossa
È ancora decisamente troppo presto perché la campagna “En Primeur” di Bordeaux 2023 - iniziata con pochi rilasci di prezzi, seppur all’insegna dei ribassi delle quotazioni sperati dal trade, ben superiori al 30% in molti casi - faccia sentire i suoi effetti indiretti sul mercato secondario dei fine wine. Dove a segnalare un tentativo di riscossa in un contesto diffusamente negativo, sembra essere solo l’Italia. Secondo i dati del Liv-Ex relativi ad aprile 2024, analizzati da WineNews, di tutti gli indici principali, infatti, l’unico in positivo nell’ultimo mese, e sostanzialmente tornato ai livelli di inizio anno, è l’Italy 100, che fa +0,7% mese su mese, e -0,2% da inizio 2024. Un segnale importante, dall’indice formato da diverse annate di Barolo di Bartolo Mascarello, Barolo Falletto Le Rocche del Falletto Riserva di Bruno Giacosa, Flaccianello della Pieve di Fontodi, Barbaresco di Gaja, Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, Masseto, Ornellaia, Sassicaia, Solaia e Tignanello, l’unico in positivo sulla piattaforma. Il Liv-Ex 100, indice di riferimento, fa -1,3% ad aprile e -2,3% da inizio anno (ne fanno parte, per il Belpaese, il Barolo 2019 di Bartolo Mascarello, il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Biondi-Santi, il Barolo Falletto Vigna Le Rocche di Bruno Giacosa, il Barbaresco 2019 di Gaja, il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno 2014 e 2015, il Masseto 2019 e 2020 e l’Ornellaia 2020 di Frescobaldi, il Sassicaia della Tenuta San Guido 2018, 2019 e 2020, il Solaia 2019 ed il Tignanello 2019 e 2020 di Antinori, il Redigaffi 2020 di Tua Rita). Il Liv-Ex 1000 fa -0,7% ad aprile e -4,7% nel 2024, e tra gli indici peggiori, nel 2024, ci sono il Burgundy 150, a -7%, ma anche lo Champagne 50 a -3,8%. Un trend negativo complessivo, che coinvolge tutti gli ultimi due anni. Per vedere indici in positivo, ad oggi, si deve guardare ad un arco di 5 anni. Con il Liv-Ex 100 a +14,1%, e l’Italy 100 a +31,2%. La performance migliore in assoluto dopo lo Champagne 50, a +45,5%, nell’arco di un lustro. Tornando al presente, tra i singoli vini dell’Italy 100, quello che è cresciuto di più da inizio anno, con un importante +23,3%, è il Barolo Le Rocche del Falletto di Serralunga d’Alba Riserva 2000 di Bruno Giacosa, davanti al Solaia 2013, al Masseto 2018 e al Sassicaia 2017, in doppia cifra.
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Le nuove tendenze food a Cibus 
Dalla tendenza salutista di “Health & Wellness” ai sapori del mondo con “Taste of the world”, dalla riscoperta della semplicità con “Back to Nature”, passando per la tradizione di “All Local” e la ricerca del piacere di “Comfort First”: sono oltre 1.000 le novità di prodotto che disegnano la mappa delle principali tendenze dell’alimentare italiano, che troveremo sugli scaffali dopo il loro debutto a Cibus 2024 (7-10 maggio, Fiere di Parma), evento di riferimento del settore agroalimentare made in Italy (in collaborazione con Federalimentare), edizione n. 22, a cui parteciperanno più di 3.000 brand e oltre 1.000 buyer internazionali. Nonostante inflazione, tensioni e guerre, nel 2023 le esportazioni dell’agroalimentare italiano hanno toccato un nuovo record, superando i 64 miliardi di euro, con una crescita del 5,7% sul 2022, per Ismea.
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Focus
L’export manager nel mondo del vino ai “raggi x”
Il mercato del vino è sempre più globale e l’approdo in quelli principali, ma anche emergenti, è fondamentale per crescere. Non è un caso, quindi, che una tra le figure chiave nel settore vinicolo, e tra le più ricercate, è l’export manager. Pierluigi Catello, manager per l’azienda di reclutamento britannica Michael Page, ha realizzato delle analisi basate su un campione di 288 candidati intervistati negli ultimi 4 anni. E specifica che “si avvalgono di queste figure aziende che vanno dal milione di euro di fatturato fino ai 600 milioni, quindi l’85% delle aziende del settore”. Per quanto riguarda le medie retributive dell’export manager, dopo un forte aumento dei salari nel periodo post pandemico, associato agli ottimi risultati raggiunti dal settore nel biennio 2021/2022, nel 2023 si è riscontrato un aumento più contenuto. Per i Junior export manager con meno di 5 anni di esperienza, le retribuzioni partono dai 25.000/30.000 euro per figure entry level fino ad i 40.000 euro per figure di potenziale con 4-5 anni di esperienza. I professionisti con oltre 5 anni di esperienza, gli export manager, hanno Ral che si attestano nella fascia che va dai 40.000 euro ai 60.000 euro. Infine i Senior export manager, oltre 10 anni di esperienza, con Ral che, solitamente, vanno dai 60.000 euro ai 90.000 euro.
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Cronaca
Eric Boissenot a Bolgheri, con Fratini
Sono sempre di più i grandi enologi francesi che trovano dimora in prestigiose cantine italiane. Come Eric Boissenot, una delle stelle di Bordeaux, figlio d’arte di Jacques Boissenot, braccio destro di Émile Peynaud, già consulente di quattro dei cinque Premier Cru di Bordeaux - Latour, Lafite-Rothschild, Margaux e Mouton-Rothschild - che firma i nuovi vini di Tenuta Fratini, ultima avventura imprenditoriale di Corrado e Marcello Fratini, della celebre famiglia fiorentina della moda in quella terra di Bolgheri di cui si sono innamorati (il racconto in approfondimento).
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Wine & Food
La birra analcolica per la prima volta sponsor delle Olimpiadi, a partire da Parigi 2024
C’è sempre una prima volta anche se, considerando il trend degli ultimi anni, c’era da aspettarselo. La birra analcolica, infatti, è entrata con forza, da tempo, negli eventi sportivi, rappresentando, di fatto, il prodotto di punta per le strategie di marketing e comunicazione decise dai produttori. Ma una svolta storica arriva con il palcoscenico più prestigioso, quello delle Olimpiadi di Parigi 2024: il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) ha recentemente annunciato che AB InBev, il principale produttore di birra al mondo, sarà un partner olimpico mondiale fino al 2028 (compresa, quindi, Milano - Cortina 2026). La protagonista, sarà la birra ad alcol zero “Corona Cero”, prodotta dal colosso che ha nel proprio portafoglio oltre 500 marchi di birra molti dei quali universalmente conosciuti. Per Los Angeles 2028, sarà, invece, la birra Michelob Ultra a sostenere l’evento.
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Territori del vino e zonazione: anche le Marche, la Regione al “plurale” d’Italia, ci pensa
Sulla scia di Barolo, Alto Adige, Chianti Classico, Soave e non solo, i primi passi di un progetto che vuole esaltare i territori. A WineNews le riflessioni del professor Attilio Scienza (Università di Milano), su uno strumento, quello delle Uga, utile per molti, ma non per tutti, e che deve basarsi su una zonazione “vera, basata sullo studio, sulla ricerca e non sui semplici confini geografici”, e le parole di Michele Bernetti (Istituto Marchigiano Tutela Vini) e Simone Capecci (Consorzio Vini Piceni).
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