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WineNews
N. 3.622 - ore 17:00 - Giovedì 2 Marzo 2023 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
La “Cité des Climats et vins de Bourgogne”
Dopo due anni di lavori, e qualcuno in più per scegliere il progetto e trovare i finanziamenti, l’inaugurazione della “Cité des Climats et vins de Bourgogne” e dei suoi tre siti - Beaune, Chablis e Mâcon - è finalmente in calendario, con un anno di ritardo rispetto ai piani iniziali, spaginati dalla pandemia: porte aperte, prima per la stampa e le istituzioni, poi per il grande pubblico, dal 15 al 19 maggio. Tre siti che racconteranno tre territori, ciascuno con caratteristiche molto specifiche in termini di viticoltura, certo, ma anche in termini di patrimonio storico e paesaggistico, fatto di 1.247 “climats”, Patrimonio Unesco dal 2015 e modello per tutto il mondo del vino.
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Primo Piano
Il 2022 dei super ricchi: la “permacrisi” frena la crescita del vino. Il futuro nei terreni agricoli
Il 2022 è stato segnato da un triplo shock - energetico, economico e geopolitico - che ha precipitato il mondo in uno stato di “permacrisi”, come il Collins English Dictionary ha definito la costante incertezza dovuta alla guerra in Ucraina, al crollo delle importazioni della Cina ed alla corsa senza freni dell’inflazione. Una condizione che ha avuto un impatto anche sugli “Ultra-high-net-worth individual”, i super ricchi, coloro che possono contare su un patrimonio netto superiore ai 30 milioni di dollari, cui è dedicata il “The Wealth Report” n. 17 by Knight Frank. Nel 2022, sebbene quattro super ricchi su dieci abbiano visto aumentare il loro patrimonio, la tendenza generale è stata decisamente negativa, tanto che la ricchezza complessiva detenuta è diminuita del 10%. L’andamento dei beni da investimento è osservato e analizzato dal Knight Frank Luxury Investment Index, che prende in considerazione 10 “investments of passion”, capaci di segnare, nel 2022, una crescita del 22%. Tra cui il vino, che, anche in un contesto complesso e a rischio recessione come quello attuale, ha segnato una crescita del 10%, inferiore alla media ed in calo rispetto al +16% del 2021 (per un +162% negli ultimi dieci anni), ed il motivo è presto detto: raggiunto il picco, il mercato ha bisogno di riprendere fiato. Nel 2023, inoltre, il 15% degli “Ultra-high-net-worth individual” hanno messo nel mirino, tra i diversi settori su cui investire, i terreni agricoli. Il valore aggiunto arriva da quelli che sono i target ambientali individuati dalla COP 15 di Montreal, che fanno dei terreni agricoli un capitale naturale, che offre opportunità dai crediti di carbonio per compensare la CO2. L’altro aspetto riguarda la sicurezza alimentare, evidenziato dalla carenza globale di cibo e dagli aumenti dei prezzi nel 2022 a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Per capire la rilevanza del settore, basti pensare che il Governo Uk si è impegnato a introdurre tra i propri obiettivi quello della sicurezza alimentare, e che il Governo australiano ha un piano per incrementare il valore dell’agricoltura nazionale, e farlo passare da 60 a 100 miliardi di dollari australiani entro il 2030. Tra i privati, spicca l’esempio di Bill Gates, proprietario di 120.000 ettari agricoli divisi in 19 territori diversi degli Stati Uniti, per un valore stimato in 700 milioni di dollari.
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Dop e Igp nei libri di testo
Il percorso per portare qualche ora di educazione alimentare nelle scuole, fin dalle elementari, come in molti chiedono e in tanti promettono da anni, sarà probabilmente ancora lungo. Ed è un peccato, perché in fondo conoscere quello che mangiamo, come viene prodotto, il suo territorio, la sua storia, ma anche che effetto ha sul benessere e sulla salute, è fondamentale. Intanto, qualcosa si muove, ed almeno i prodotti a marchio Dop e Igp d’Italia saranno protagonisti, per la prima volta, di un percorso di educazione agroalimentare per gli studenti del biennio degli Istituti Alberghieri di tutta Italia. Questo grazie all’impegno di Qualivita, che ha contribuito alla stesura dei due volumi di testo, editi da Treccani Giunti Tvp dal titolo “Qualità in cucina - Corso di Enogastronomia” e “Qualità in Sala - Corso di Sala e di Vendita”, dal prossimo anno scolastico.
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Focus
Il futuro del vino italiano per Cristina Mariani-May
Lavorare con passione e coraggio, ascoltare e confrontarsi sempre con gli altri, dare valore ai meriti (cosa che nei territori del vino non sempre avviene, anche quando sono “oggettivi” e storici) ed acquisire una grande esperienza professionale e internazionale per avere una visione imprenditoriale sempre rivolta al futuro. È la visione raccontata, “a tu per tu” con WineNews, da Cristina Mariani-May, tra le imprenditrici più autorevoli d’Italia e in Usa, proprietaria ed oggi guida di Banfi, l’azienda di famiglia, leader del Brunello di Montalcino, parlando del futuro di un territorio-simbolo del made in Italy nel mondo che diventa quello del vino italiano. E con la quale abbiamo toccato tanti temi, dai nuovi investimenti, anche in altri territori, al turismo, dalla ricerca su vigneti e cru alla “governance” territoriale, a partire proprio da Montalcino, che, nonostante il suo prestigio, non può sedersi sugli allori, ma che oggi ha “una mentalità più aperta che in passato, grazie anche alle nuove generazioni, che ci permette di essere presenti nei mercati più esplosivi” a patto di “lavorare assieme, dalle piccole alle grandi aziende, vecchi e nuovi proprietari, per accrescere il valore dei nostri vini”. Mercati come gli Usa, ovviamente, che Banfi conosce bene, per avervi aperto la via ai vini italiani, e nel quale “l’amore per l’Italia è sempre più forte”.
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Cronaca
L’Emilia Romagna e i vitigni resistenti
Prima sui grandi vitigni internazionali, poi sugli autoctoni come Bombino bianco, Malvasia di Candia aromatica, Famoso-Trebbiano Modenese, diverse varietà di Lambrusco e non solo: prosegue spedito il progetto sui vitigni resistenti - sui quali per molti si gioca il futuro del vino, guardando soprattutto al climate change - messo in campo in Emilia Romagna dal Consorzio Vitires, che associa quattro big delle cooperative (Cantine Riunite & Civ, Cantina Sociale di San Martino in Rio, Caviro, Terre Cevico), insieme al Centro di ricerche Ri.Nova (in approfondimento).
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Wine & Food
Cina, nel 2022 le importazioni e la produzione domestica di vino crollano del 21%
Non si arresta il declino dell’industria del vino in Cina che, secondo i dati del National Bureau of Statistics of China, corre su due binari: da un lato la produzione domestica, attestatasi nel 2022 a 214 milioni di litri, dall’altro le importazioni, ferme, nello stesso periodo, a 340 milioni di litri, per un totale di 554 milioni di litri, e un calo, in entrambi i casi, superiore al 21%. Numeri che allontanano ancora di più il mercato cinese dai livelli record del 2012, quando la produzione interna raggiunse il picco record di 1,38 miliardi di litri di vino prodotto, facendo della Cina uno dei principali produttori di vino a livello globale. Da quel momento, nonostante la crescita delle superfici vitate (che nel 2021 hanno raggiunto i 783.000 ettari) il trend ha vissuto una inversione di tendenza repentina.
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WineNews.tv
Tra Storia, produzione e consumi, il rapporto (millenario) tra il vino e la Turchia
Il vino, in Turchia, vanta una storia plurimillenaria, dagli Ottomani fino ai giorni nostri. Con Sabiha Apaydın Gönenli, portavoce della comunità Slow Food “Heritage Vines of Turkey” e sommelier del Mikla di Istanbul, al top della “50 Best Restaurants”, abbiamo cercato di capire cosa voglia dire, oggi, lavorare nel vino in un Paese a maggioranza musulmana, dove la cultura enoica non è certo parte integrante della società e della vita di tutti i giorni. 
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