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WineNews
N. 2.433 - ore 17:00 - Venerdì 28 Giugno 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Più botti grandi, meno barrique
Più botti grandi, meno barrique, per le quali il mercato sembra saturo: è la tendenza registrata dalla Fédération des Tonneliers de France, i cui numeri raccontano, comunque, di un comparto in salute, che come il vino vive soprattutto di export. Il 2017 per il commercio delle botti francesi è stato un anno di crescita del 2,2% in valore (con 615.385 botti prodotte) per un fatturato di 429 milioni di euro (+4,6%). Giù gli affari in patria, anche per la scarsa vendemmia, ma a compensare le perdite ci sono le esportazioni, che già valgono il 70% del fatturato, con una crescita del 6,4% del volume, e del 7,1% del valore. Primi mercati gli Usa, la Spagna, l’Australia e l’Italia.
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Primo Piano
In Cina cresce il vino “straniero”, ma non sfondano bio e spumanti
La Cina, che tutti gli studi di mercato indicano come primo consumatore di vino al mondo nel giro di pochi anni, continua a crescere. E continua a crescere anche il peso del vino straniero, nel Paese, che ora rappresenta il 40% di tutto il vino fermo venduto dentro la Grande Muraglia. A dirlo l’ultimo report di Wine Intelligence, il “China Landscapes 2018”. Una buona notizia, anche per l’Italia del vino, che oggi in Cina vale tra il 6-7% della quota di mercato dei vini stranieri, dove domina la Francia, seguita dall’Australia, ma con il Belpaese in forte crescita (+63% nei primi 3 mesi del 2018), e dove imprese ed istituzioni stanno investendo con convinzione, come sta facendo l’Ice, che ha destinato 3 milioni di euro alla promozione del vino italiano in Cina, e che ha siglato un accordo con Cofco, gigante di stato della logistica e della distribuzione in Cina (con un giro d’affari di 100 miliardi di euro ogni anno, 400 wine shop, 1.000 distributori e 11 negozi on line, canale che veicola oltre il 30% delle bottiglie vendute nel Paese), per una campagna di promozione che coinvolgerà, nei prossimi 12 mesi, oltre 200 negozi in cui saranno dedicati canali ad hoc per il vino del Belpaese, che sarà protagonista anche di corsi di formazione sia per i consumatori che per il trade, anche via web, grazie a piattaforme come Jd.Com e Tmall.Com. Piattaforme che sono sempre più importanti, perché se ormai via ecommerce si vende oltre il 30% del vino in Cina, i diversi portali, sottolinea Wine Intelligence, stanno puntando sempre di più su fine wine e vini di fascia premium, sebbene il grosso del mercato e della competizione sia ancora sul segmento entry level. Ma anche la distribuzione “tradizionale” cerca di cambiare, cercando di sviluppare un network più capillare nelle diverse Regioni del Paese, e puntato molto sulla vendita diretta al consumatore, saltando più intermediari possibili. Ma arrivano anche segnali in netta controtendenza rispetto all’andamento generale. In questo senso, Wine Intelligence segnala lo scarso successo, in Cina, degli spumanti, che stanno invece guidando la crescita a livello mondiale, così come dei vini “bio”, per i quali c’è poca domanda, anche per la complessità legata al riconoscimento delle certificazioni.
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SMS
Fis, vino, cultura e Mattarella
La cultura del vino, ai massimi livelli, anche istituzionali. È il faro che guida l’attività della Fondazione Italiana Sommelier di Franco Ricci, che domani, a Roma, darà via ad una 3 giorni intensa. Sabato 30 giugno sarà di scena il Campionato Mondiale dei Sommelier di Worldwide Sommelier Association, domenica 1 luglio il Congresso n. 1 della Fis, il 2 luglio, alla Luiss, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nell’ennesimo segnale di vicinanza al mondo del vino, sarà di scena il Forum Internazionale della Cultura del Vino n. 11. Con personaggi come Angelo Gaja, lo stesso Ricci, la presidente e la vice presidente della Luiss, Emma Marcegaglia e l’ex ministro Paola Severino, e Letizia Moratti, prima sostenitrice della Comunità di San Patrignano, dove la produzione di vino è una delle vie di riscatto di tanti ragazzi in difficoltà.
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Focus
Bordeaux, i wine merchant “condannano” la 2017
L’en Primeur di Bordeaux è un appuntamento immancabile, sia per la stampa internazionale che per i wine merchant, a partire da quelli britannici, storicamente “responsabili” di un sistema che sancisce il successo o meno dell’ultima annata prodotta. In questo senso, la 2017 non è andata benissimo: gli acquisti dei commercianti inglesi, infatti, hanno visto un vero e proprio crollo, del 50%, a quota 45 milioni di sterline, e del -60% dei volumi, nonostante un taglio del prezzo medio di rilascio degli Châteaux inferiore dell’11,8% al 2016. Come emerge dall’analisi del Liv-ex, il benchmark del mercato secondario del vino, c’è stata una certa riluttanza nel riconoscere alla 2017, vendemmia non fortunatissima, al pari della 2014, un prezzo troppo vicino a quello dell’annata 2015, ritenuta qualitativamente assai superiore. A salvarsi sono stati solo i Premier Cru ed i brand più conosciuti, mentre gli altri dovranno fare i conti con il mercato tra qualche anno. A farne le spese, come accade sempre più spesso, saranno i negociant francesi, che rischiano di ritrovarsi con etichette destinate a finire sullo scaffale a prezzi inferiori a quelli di acquisto, acuendo una distanza strategica e commerciale con gli Châteaux che, in definitiva, mette a repentaglio la tenuta stessa di un’istituzione come la campagna en Primeur di Bordeaux.

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Cronaca
Chianti, nel 2018 il vento in poppa
Il Chianti, una delle denominazioni più grandi e conosciute del vino italiano nel mondo, sul mercato, appare in salute: se il 2017 si è chiuso con il +4% nelle vendite, anche in primi 5 mesi del 2018 confermano il trend, con una crescita intorno al 2%, ed un export che assorbe 70% del prodotto, Usa, Germania ed Uk in testa. A dirlo lo stesso Consorzio del Vino Chianti. “E i prezzi reggono,  con una media di 150 euro per ettolitro. Puntiamo ad una produzione da 1 milione di ettolitri, allargando i mercati”, ha detto il presidente del Consorzio, Giovanni Busi.

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Wine & Food
Rumors: da 21 Asi offerta per essere il nuovo partner (di minoranza) di Zonin1821
Potrebbe essere 21 Asi (joint Venture tra 21 Partners guidata da Alessandro Benetton e la Aberdeen Standard Investments Limited) il nuovo partner di minoranza del gruppo Zonin1821. Rumors de “Il Sole 24 Ore”, secondo cui l’offerta della società, con sede a Londra, prevederebbe un aumento di capitale intorno ai 70 milioni di euro. Nessuna cessione di quote, dunque, come già spiegato ufficialmente dall’azienda guidata dai fratelli Domenico, Francesco e Michele Zonin, che in maggio aveva confermato l’apertura ad un nuovo socio - con Mediobanca nel ruolo di advisor - che, chiunque sia, entrerà nella compagine societaria “con un aumento di capitale” per “finanziare l’importante piano di crescita internazionale”, di uno dei nomi top del vino italiano.

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WineNews.tv
Dagli accordi internazionali alla futura Pac, le politiche agricole secondo Filippo Gallinella
Il nuovo presidente della Commissione Agricoltura alla Camera e i tanti dossier aperti sul fronte agricolo, dagli accordi internazionali, come il Ceta, ancora da ratificare in Parlamento, alla discussione, appena iniziata, sulla Pac post 2020: le emergenze e lo stato dell’arte della politica agricola del Belpaese. “Tante le cose da fare, con un occhio ai giovani, senza dimenticare i capitoli Agea e Psr, lavorando fianco a fianco con le Regioni. La politica commerciale è materia complessa”.
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