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WineNews
N. 3.780 - ore 17:00 - Mercoledì 30 Agosto 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
Francia, l’allarme delle cooperative 
Se non è un escalation, poco ci manca. Dalla Francia arriva l’ennesimo segnale d’allarme, questa volta dai viticoltori delle cooperative dell’Occitania, che hanno lanciato un appello forte agli enti locali, al Governo e all’Ue. “Malgrado tutti gli sforzi compiuti, il contesto continua a inasprirsi, mettendo a rischio la sopravvivenza di tante aziende. Il sostegno delle istituzioni pubbliche è essenziale per un futuro sostenibile”, si legge nel comunicato dei Vignerons Coopérateurs d’Occitanie, che rappresentano il 70% della produzione vinicola regionale, che ammonta  a 14 milioni di ettolitri, poco meno di un terzo della produzione nazionale francese.
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Primo Piano
Stime di vendemmia: “si possono fare solo ipotesi che valgono oggi, ma tutto può cambiare”
“La vendemmia 2023 sarà sicuramente inferiore, a livello produttivo, a quella del 2022, non ci sono dubbi. Si può ipotizzare un media del -15/-20%, poi ci saranno situazioni dove si farà il -5% e altre dove si farà il -50%, ci sono zone come l’Italia centrale che hanno sofferto di più, altre come Lombardia, Veneto, Trentino, si sono salvate un po’ di più, ma sicuramente la produzione sarà inferiore al normale. Ma dobbiamo sempre ricordare che sono stime che si fanno, e che valgono per l’oggi, perchè tutto può cambiare in fretta”. Così, a WineNews, Giuseppe Liberatore, dg Valoritalia, il più grande ente certificatore del vino italiano che, da solo, certifica oltre il 56% del vino Dop e Igp del Belpaese. E con cui abbiamo parlato di vendemmia, di numeri, di controlli, ma anche di politiche di gestione della produzione e dell’offerta (in approfondimento), come quelle della Francia, che, se da un lato, ha messo in campo 200 milioni di euro, tra fondi Ue e nazionali, per la distillazione di crisi per eliminare parte delle eccedenze e mantenere il valore del vino (che, in media, è più del doppio, al litro, di quello italiano), ha, dall’altro, anche dato via ad un piano di espianti di 9.500 ettari a Bordeaux. “Sicuramente è una vendemmia complessa, ci troviamo in una situazione molto particolare: spesso - sottolinea Liberatore - ci troviamo a raccontare di zone ampie, anche Regioni intere, con situazioni più o meno omogenee. Oggi, invece, ci sono tante diversità anche dentro alla stessa azienda, dove convivono vigneti produttivi ed altri no. E questo dipende da tanti elementi. Peronospora, in primis”. E in un’annata come questa diventa ancor più importante il tema dei controlli. “Noi naturalmente facciamo controlli documentali su tutto quello che è la produzione, mentre per i controlli ispettivi - spiega Liberatore - abbiamo delle percentuali di verifica che facciamo dall’inizio dell’invaiatura fino alla vendemmia, e quindi vediamo con i nostri occhi i danni da peronospora, da eventi climatici e così via. E poi facciamo delle comunicazioni sul tetto massimo di produzione che può venire da quel vigneto, e di cui l’azienda dovrà tener conto nel momento delle denunce di produzione. È un tipo di controllo che facciamo, ma nel 5-10% dei casi, altrimenti servirebbe un esercito per controllare tutti i vigneti”.
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Zurigo, le tendenze del futuro
Alimentazione a base vegetale, risparmio e riduzione dello spreco, nuove idee, il colore bianco nel piatto, innovazione in cucina, bevande no alcol ma anche spirits e micro-birrifici, nuove generazioni di chef, il concetto di radicalmente locale, mangiare a casa e viaggiare oltre il confine nel piatto: sono le tendenze della cucina del futuro, di scena a “Food Zurich”, edizione n. 8, a Zurigo dal 7 al 17 settembre, appuntamento internazionale dedicato alle novità del settore. La città elvetica, con più di 160 eventi in 11 giorni, torna ad essere il principale hotspot culinario europeo, un luogo di ritrovo per intenditori, curiosi e famiglie, e per progetti gastronomici visionari: quest’anno il tema-guida sarà “Culinary Future”, ovvero il futuro dell’alimentazione, un domani complesso, ma anche pieno di soluzioni stimolanti ed innovative.
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Focus
Rombauer, griffe dello Chardonnay californiano, a E. & J. Gallo
Non si conoscono le cifre, ma, secondo i bene informati, è uno degli affari più importanti nella storia del vino americano. Rombauer Vineyards, azienda fondata nel 1980 dal pilota in pensione Koerner Rombauer, e diventata negli anni il punto di riferimento dello Chardonnay della California, ricco e burroso, passa alla più grande industria enoica degli Stati Uniti, E. & J. Gallo. Si parla, in maniera del tutto ipotetica, di un investimento da 750 milioni di dollari, per i 285 ettari vitati divisi tra le contee di Napa, Sonoma e Amador, le tre cantine e una capacità produttiva di 4,2 milioni di bottiglie l’anno, ma soprattutto “un marchio iconico, costruito dalla famiglia Rombauer su una reputazione solida, basata sulla qualità dei suoi vini, riconoscibili e rispettati da tutti”, come ha spiegato Joseph C. Gallo, vice presidente e general manager Gallo’s Luxury Wine Group, in un comunicato stampa. E. & J. Gallo, con questa acquisizione, lancia un messaggio preciso all’industria del vino americana e mondiale: nonostante l’evoluzione dei gusti dei consumatori, verso vini freschi e meno legnosi, è assai improbabile che lo Chardonnay, ossia la varietà più popolare negli Stati Uniti, venga detronizzato presto, specie nelle sue espressioni più ricche ed iconiche.
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Cronaca
Tartufo, nuove regole in Toscana 
Il tartufo è uno dei gioielli dell’agroalimentare toscano: adesso la Regione Toscana ha cambiato la normativa in materia di cerca, raccolta, coltivazione e valorizzazione del patrimonio tartuficolo. Ma non sono mancate le polemiche: secondo la nuova legge, infatti, il tartufo “non è un prodotto agricolo”. Dura la critica di Confagricoltura Toscana: “la normativa non è stata concertata con le organizzazioni agricole”. Bocciata anche da Cia - Agricoltori Italiani della Toscana: “si vogliono tutelare i cercatori anziché i coltivatori professionali”.
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Wine & Food
Vino e agricoltura alla “Mostra del Cinema” di Venezia, tra “dolce vita” e poesia
Dagli eventi prima delle proiezioni alle cene di gala, alla “Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia” n. 80, il vino e la cucina italiani celebrano il mito della “dolce vita” e rinnovano il sodalizio tra il grande cinema e la nostra enogastronomia, che fa innamorare del Belpaese le star di ogni epoca. Nei calici di attori, registi e produttori internazionali, che, da oggi, sfilano sul red carpet al Lido di Venezia in corsa per i “Leone d’Oro”, ci sono bollicine, dal Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg al Prosecco Doc, rossi, da quelli della Valpolicella al Montepulciano d’Abruzzo, e bianchi, come il Pinot Grigio delle Venezie. Ma protagonista è anche l’agricoltura italiana, le cui storie ed i cui territori ispirano da sempre i più grandi maestri, da Federico Fellini ad Ermanno Olmi, che nelle loro pellicole ne hanno raccontato la poesia.
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“Il mercato del vino in Usa è in difficoltà anche per l’Italia. Ma guardiamo avanti con fiducia”
A WineNews Lia Tolaini-Banville, produttrice con Tolaini, in Chianti Classico, ed esportatrice e distributrice in Usa, con Banville Wine Merchants. “La crescita nel 2021 e 2022 è stata notevole, oltre il normale. Ma ora effettivamente nel 2023 si parla di recessione ed inflazione, meno gente va al ristorante, si tende a risparmiare, e anche i ristoratori gestiscono carte dei vini e magazzini più rigorosamente. Ma confidiamo nella fine dell’anno per recuperare un po’, soprattutto per i vini rossi importanti. Il rapporto qualità/prezzo continua ad essere fondamentale”.
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