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N. 2.952 - ore 17:00 - Martedì 28 Luglio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Tra vini di qualità e musica d’autore, torna un grande evento, ora più che mai, per il territorio, tra i più longevi e importanti del panorama musicale internazionale: “Jazz & Wine in Montalcino” (30 luglio-2 agosto), firmato Banfi, la cantina che ha lanciato il Brunello e Montalcino nel mondo, la famiglia Rubei dell’Alexanderplatz di Roma, e Comune di Montalcino. Eccezionalmente itinerante e diffuso, nei luoghi più belli e ricchi di storia tra i vigneti, da Castello Banfi all’Abbazia di Sant’Antimo, a Piazza del Popolo, con big come Nick The Nightfly, Fabrizio Bosso e Peppe Servillo. Un segno di speranza e voglia di ripartire, accanto a quella di promuoversi in modo speciale. |
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Dall’inchiesta “Ghost Wine”, in Italia, che partita oltre un anno fa ha portato all’arresto di 11 persone e a 61 indagati nel complesso (tra persone fisiche e società), a quella più recente che arriva proprio in queste ore dalla Spagna, dove le autorità, in una operazione denominata “Isolu” e partita addirittura nel 2018, hanno scoperto quella che sarebbe una truffa da 100 milioni di euro, con oltre 60 aziende tra Spagna, Paesi Bassi, Austria, Belgio, Francia, Moldova e Russia coinvolte in un giro di contraffazione di vino a base di sciroppo di glucosio e mosti non autorizzati, abbondano, purtroppo, le notizie che raccontano di frodi legati al mondo del vino. D’altronde, secondo le stime, addirittura 1 bottiglia di vino su 5 commercializzata nel mondo sarebbe contraffatta, come raccontato a WineNews da Maureen Downey, fondatrice di “Chai Vault”, e considerata la “Sherlock Holmes” dei vini “fake”, che ha sottolineato come ad essere colpiti siano non solo i grandi vini, ma anche quelli di prezzo più basso. Un fenomeno, quello della contraffazione di vino e spirits che alle sole imprese enoiche della Ue è costata oltre 2,3 miliardi di vendite dirette perdute ogni anno tra il 2013 ed il 2017 - di cui 300 milioni per l’Italia, e stessa cifra per la Francia - secondo il più recente studio in materia firmato dall’Euipo, l’Ufficio dell’Unione Europea per la tutela della Proprietà Intellettuale. Un giro d’affari, quello del wine & spirits contraffatto, che, nel periodo in esame, ha causato perdite complessive a chi, nella filiera, lavora in maniera onesta e secondo le norme, pari a 5,2 miliardi di euro ogni anno, e con un costo sociale importante, pari a 5.681 posti di lavoro persi ogni anno a livello di produzione, e a ben 31.858 nell’indotto. Generando, inoltre, un ammanco di 2,1 miliardi di euro all’anno nelle casse degli Stati Ue per le tasse evase. Senza contare altri tipi di costi, come quelli che le imprese devono sostenere per monitorare e combattere la contraffazione dei proprio beni. Un costo che, secondo un’indagine tra oltre 1.290 imprese di tutti i settori di 14 Paesi Ue, si aggira su 115.000 euro ogni anno in media per ogni azienda. Francia, Germania ed Italia, nel complesso di tutte le merci, sono tra i Paesi più colpiti dai falsi, mentre Cina, India e Thailandia sono tra quelli in cui si producono più prodotti falsi. |
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Tra i mercati che, nei primi tre mesi del 2020, quando la pandemia di Covid-19 muoveva appena i primi passi in Europa, hanno mandato i segnali più interessanti all’export del vino italiano, c’è l’Olanda, che tra gennaio e marzo ha importato 34 milioni di euro di imbottigliato fermo (+25,5%) e 4,58 milioni di euro di bollicine, in calo del 4,5% sul primo trimestre 2019, ma in forte crescita nei volumi (+40,4%), con il Prosecco che sfiora, da solo, i 2 milioni di euro (+51%). Una crescita importante, da cui emerge comunque un Paese poco abituato a spendere: lo dicono i numeri, che parlano di un prezzo medio di 3,42 euro al litro per l’imbottigliato e di 5,76 euro al litro per gli spumanti (-32,1%). A dirlo l’analisi di Wine Intelligence, che sottolinea, però, come le cose stiano cambiando. Ed il Paese dei tulipani potrebbe essere uno di quei mercati capaci di sorprendere in positivo. |
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Se il mercato dei fine wine, nella prima metà dell’anno, ha sostanzialmente retto l’urto della crisi Covid, con l’Italia che ha fatto meglio di tutti secondo i dati del Liv-Ex, a conferma della salute del vino italiano nel segmento che guarda alle etichette più blasonate del mondo, arriva la notizia che il Barolo Monfortino Riserva 2013 Giacomo Conterno, uno dei mostri sacri del vino italiano e mondiale, nei primi 6 mesi di questo difficilissimo 2020, è stato in assoluto il vino più scambiato in valore. Nella “top 10”, anche altri due nomi di primo piano del vino italiano: il Sassicaia 2017 della Tenuta San Guido, alla posizione n. 5, e il Tignanello 2016 Antinori, al n 8. A conferma dell’interesse crescente dei collezionisti per i vini del Belpaese, tante sono le etichette nella top 10 dei vini più scambiati in volume: sul podio, al terzo posto, il Barbaresco 2016 dei Produttori del Barbaresco, davanti al Brunello di Montalcino 2015 di Altesino, al Tignanello 2016 Antinori e, ancora, in posizione n. 8, il Sassicaia 2017. Ancora, nelle ricerche per area geografica di azione dei wine merchant, il Tignanello 2016 è, in assoluto, il più ricercato dai wine merchant americani, con il Sassicaia 2017 al n. 9 in Europa, ed il Barolo Monfortino Riserva 2013 il n. 10 in Uk. |
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Da Castellina in Chianti, nel cuore del Chianti Classico, a Castagneto Carducci, nell’areale bolgherese, in Toscana, a Montefalco, terra del Sagrantino, in Umbria, da Matelica, una delle capitali del Verdicchio, nelle Marche, a Monforte d’Alba, Santo Stefano Belbo o Canelli, Comuni strettamente legati ai grandi vini delle Langhe: sono tanti i Comuni d’Italia strettamente legate ai grandi vini del Belpaese, tra le 46 “Spighe Verdi” 2020 (al top Toscana e Marche con 6), il riconoscimento assegnato da FEE Italia - Foundation for Environmental Education e Confagricoltura. |
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Sotto all’ombrellone o tra i vigneti, in versione classica o gourmet: tra distanziamento e voglia di isolarsi, il protagonista dell’estate wine & food nell’era post-Covid è il pic-nic, che incarna la voglia di tornare a viaggiare e stare all’aria aperta, ma con ancora qualche timore dalla pandemia. Sono sempre di più, quindi, le griffe del vino che, forti delle loro cantine immerse nel verde, uniscono buon vino al nuovo rito del pic-nic, come quelle riunite con PromoTurismoFgv, tra cui Feudi di Romans, ma anche il Braida Wine Resort, tra le colline del Monferrato, e ancora le cantine dei Colli Bolognesi. Ma anche Peck, istituzione gastronomica di Milano, cede al trend del pic-nic, in versione gourmet a City Life, e l’Enoteca la Torre Group, realtà leader nel mondo del catering, che ne propone una versione “da spiaggia” per gli ospiti del Beach Club La Dogana, a Capalbio. |
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A WineNews Cesare Cecchi, alla guida del Consorzio che mette insieme già oltre 80 delle più importanti realtà del vino della Regione. “Toscana è un brand fortissimo che va tutelato e regolato meglio. C’è spazio per tutti, per grandi e piccole aziende, e per l’innovazione, che è da sempre nello spirito di questa Regione. Si possono fare cose meravigliose, anche oltre i Supertuscan. Pensando anche nuove tipologie di vino. Bollicine? Si parla anche di questo, ma senza fretta, e con professionalità”. |
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