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N. 3.878 - ore 17:00 - Lunedì 22 Gennaio 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Un Barolo, “re” dei vini italiani, di Marchesi di Barolo, la cantina dove è nato con la Marchesa di Barolo e che ne custodisce la storia, e un Marsala, primo vino italiano di risonanza mondiale, di Florio, la cantina che ne conserva la tradizione, entrambi del 1936, anno di nascita di Papa Francesco. C’è l’Italia riunita, dal Piemonte delle sue origini alla Sicilia, nei doni consegnati oggi al Pontefice in Vaticano, e c’era nella comunità del vino italiano che, tra imprenditori, istituzioni e comunicatori, ha ricevuto in Udienza privata, nella giornata della Diocesi di Verona e Veronafiere-Vinitaly sull“‘Economia di Francesco e il vino italiano” (dove c’era anche WineNews, ndr). | |
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| | “Per numero di aziende coinvolte, qualità di produzione e impatto occupazionale, la vostra è certamente una realtà significativa, sia sulla scena vinicola italiana che internazionale, ed è dunque bene che vi ritroviate a riflettere insieme sugli aspetti etici e sulle responsabilità morali che tutto ciò comporta, e che in questo traiate ispirazione dal Poverello di Assisi. Le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi - attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo - indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro, è certamente fondamentale: per un prodotto di qualità, infatti, non basta l’applicazione di tecniche industriali e di logiche commerciali; la terra, la vite, i processi di coltivazione, fermentazione e stagionatura richiedono costanza, richiedono attenzione e richiedono pazienza”. Sono le parole rivolte, oggi, da Papa Francesco nell’Udienza privata con la comunità del vino italiano in Vaticano. Ricordando che “la sacra Scrittura stessa parla di questi temi” e che Gesù “parla del Padre come di un agricoltore, che si prende cura della vite, potandola e facendo così in modo che porti buon frutto. Rispetto, costanza, capacità di potare per portare frutto: sono messaggi preziosi per l’anima che ben si apprendono dai ritmi della natura, dai vitigni e dalla lavorazione” che comportano un’infinità di competenze, solo in parte trasmissibili in modo “scolastico”, perché “legate alla condivisione di una sapienza pratica, di vita”, tanto più proficua “quanto più ci si lascia coinvolgere dalla dimensione umana di ciò che si fa”. E se rispetto e umanità valgono nell’uso della terra sono ancora più decisivi per far maturare nei singoli e nelle aziende la capacità di infrangere “l’autoreferenzialità”, rendendo “possibile ogni cura per gli altri e per l’ambiente” considerando l’impatto provocato da ogni nostra azione. “La cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri. Il vino, la terra, l’abilità agricola e l’attività imprenditoriale sono doni di Dio, ma non dimentichiamo che il Creatore li ha affidati a noi, alla nostra sensibilità e alla nostra onestà, perché ne facciamo, come dice la Scrittura, una vera fonte di gioia per “il cuore dell’uomo””. | |
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| | Produttività, reddito e sostenibilità, il messaggio degli agricoltori all’Europa per riscrivere il futuro del settore. Come è noto, e riportato più volte anche da WineNews, negli ultimi tempi gli agricoltori hanno deciso di far sentire la propria voce nel cuore delle grandi città e per le strade, rivendicando le proprie ragioni. Confagricoltura ha elencato cosa è successo recentemente nel Vecchio Continente, ad iniziare dalle Germania, ma anche Polonia, Ungheria, Romania, Paesi Bassi e Spagna, sottolineando il “disagio del mondo agricolo in tutta l’Unione nei confronti del “Green Deal”, che ha posto, di fatto, il settore primario sul banco degli accusati. Le specifiche proposte della Commissione non hanno fatto tutta la strada prevista”. E intanto le proteste, per varie ragioni, degli agricoltori, sono arrivate oggi anche in Italia.
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| | | Tornano di poco sotto quota di 1 miliardo le bottiglie di vino vendute nei negozi e nella grande distribuzione italiana nel 2023, il 3,1% in meno rispetto all’anno precedente per un valore complessivo di poco più di 3 miliardi di euro. Lo rileva l’Osservatorio Uiv-Isma su base Ismea-Nielsen-IQ in relazione alle vendite di vino in Gdo e retail a tutto il 2023. Un anno complicato, secondo l’Osservatorio che, se da un lato, ha amplificato le nuove tendenze al consumo post-Covid, dall’altro ha determinato più di una sofferenza per un comparto ancora alle prese con rincari generalizzati non ancora assorbiti e ben oltre la timida crescita registrata in valore (+2,6%). I vini fermi fissano i volumi a -3,6% (con i rossi a -4,9%) e registrano l’11esimo trimestre consecutivo con il segno meno. Gli spumanti rimangono in linea rispetto ai volumi dell’anno precedente, ma solo grazie ai “low cost” Charmat non Prosecco (+7,1%), senza i quali la tipologia virerebbe in negativo di 2 punti p. In generale - evidenzia l’Osservatorio Uiv/Ismea - l’evoluzione dei consumi di vino da parte degli italiani dal 2019 a oggi riflette fattori solo in parte specchio dalla congiuntura. Spesso, infatti, cambiamenti così netti e solo in apparenza repentini sono dettati da modifiche strutturali di una domanda mai così fluida in tema di consumi beverage.
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| | | Diventa sempre più tesa e violenta la protesta di alcuni viticoltori francesi, in un settore che in alcuni suoi segmenti si è rivelato fragile ed in profonda crisi. E così, dopo le minacce di “esplosione” rivolte ad un negociant in Linguadoca, l’esplosione c’è stata davvero, a Carcassone, dove il 19 gennaio è stato ritrovato distrutto il piano terra della Direzione Regionale per l’Ambiente, la Pianificazione e l’Edilizia Abitativa (Dreal) di Carcassone. Un atto vandalico che non ha fatto feriti, e rivendicato dal Cav, il Comitato di Azione Viticola.
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| | Continua il dibattito sulla carne artificiale (il cui commercio è stato autorizzato in Israele, ndr), tema che sta trovando numerose voci che propendono per il “no”. Posizione ribadita in un documento, citato dalla Coldiretti, dove si spiega che “prima di qualsiasi autorizzazione chiediamo alla Commissione di avviare una consultazione pubblica autentica e completa sui prodotti a base cellulare” che “non possono mai essere chiamati carne” e pongono “questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, nonché sulla nutrizione e sulla sicurezza sanitaria”. Questo il punto di vista espresso nel documento delle delegazioni austriaca, francese e italiana ma sostenuto già anche dalle delegazioni ceca, cipriota, greca, ungherese, lussemburghese, lituana, maltese, rumena e slovacca che sarà presentato al Consiglio Europeo “Agricoltura e pesca” del prossimo 23 gennaio, riferisce la Coldiretti. | |
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| | | Le riflessioni di produttori, consulenti e giornalisti d’Italia e del mondo, mentre il Belpaese aspetta ancora una legge per poterli produrre. Le parole di Marzia Varvaglione (Varvaglione 1921 e presidente Agivi) e Margherita Tovo (Doppio Passo), e dei wine writer Shelley Lindgren, dagli Usa, e Robert Joseph (Meininger’s Wine Business International). | |
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