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WineNews
N. 4.345 - ore 17:00 - Martedì 11 Novembre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
La “Vinous Top 100 Wines” 2025
Nel “carillon” delle varie “Top 100” del vino internazionale, c’è anche l’Italia sul tetto del mondo: il Chianti Classico Gran Selezione Vigna Il Poggio 2020 di Castello di Monsanto è, infatti, il vino dell’anno, il n. 1 della “Vinous Top 100 Wines” 2025, la classifica firmata dal magazine del critico Antonio Galloni. Che vede ben 22 cantine italiane nel complesso, da Terre Nere a Produttori del Barbaresco, da Lodali a Castello di Ama, da Elio Grasso a Canalicchio di Sopra - Ripaccioli, da Ronco del Gnemiz a Romano dal Forno, da Agricola Punica a G.B. Burlotto, da Petrolo ad Elena Fucci, da Tenuta di Trinoro a Borgo del Tiglio, a Torre dei Beati.
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Primo Piano
I vigneti di Barolo sono le terre agricole più preziose d’Italia: fino a 2,3 milioni ad ettaro
Da 12.000 euro ad ettaro minimi per acquistare un vigneto nella zona del Cannonau dell’Ogliastra in Sardegna (dove si arriva a massimo 18.000 euro ad ettaro) a 2,3 milioni di euro per un ettaro nella zona del Barolo Docg (dove si parte da 300.000), passando, guardando ai vigneti più quotati, per quelli Doc della zona del Lago di Caldaro, in Alto Adige (da 600.000 euro a 1,1 milioni di euro ad ettaro), della Doc Bolgheri (da 250.000 a 1 milione di euro ad ettaro), che ormai ha raggiunto le stesse quotazioni, sempre in Toscana, di Montalcino e dei suoi vigneti a Brunello di Montalcino (per i quali, anche in questo caso, si va da 250.000 a 1 milione di euro ad ettaro); e, ancora, passando per quelli Docg di Valdobbiadene, culla storica del Prosecco Superiore Docg (dove la forbice va da 300.000 a 500.000 euro ad ettaro), e per quelli a Nord di Trento (particolarmente vocati alla spumantistica del Trentodoc, e che quotano da 220.000 a 500.000 euro ad ettaro). Ma tra i terreni agricoli più preziosi d’Italia figurano anche i meleti della Val Venosta (da 450.000 a 750.000 euro ad ettaro) e della Val d’Adige tra Merano e Bolzano (400-600.000 euro ad ettaro), ed ancora quelli dedicati all’ortofloricoltura irrigua nella Piana di Albenga, in Liguria (fino a 500.000 euro). Ecco le evidenze dell’indagine su “L’andamento del mercato fondiario in Italia nel 2024” del Crea, presentata oggi a Roma (in approfondimento i dati regionali). Guardando ai soli vigneti presenti nelle tabelle dell’indagine, tra i più preziosi ci sono ancora quelli altoatesini Doc nella bassa Val Venosta e nella Valle Isarco di Bressano (dai 300.000 ai 500.000 euro ad ettaro), quelli Doc di Saint-Christophe in Val d’Aosta e quelli a denominazione della Collina Bresciana, in odor di Franciacorta (150-300.000 euro ad ettaro), quelli del Chianti Classico (da 90.000 a 210.000 euro ad ettaro nella zona fiorentina, da 90.000 a 150.000 euro in quella senese), e, ancora, i vigneti Doc delle Colline bergamasche (120-200.000 euro ad ettaro), quelli di Pianura del Basso Piave (65-150.000 euro), quelli eroici della Doc Valtellina Superiore (88-142.000) e quelli Doc della zona del Collio, in Friuli Venezia Giulia (55-140.000 euro ad ettaro). In generale, il mercato è stato stabile nel 2024 sul 2023, con +1% del prezzo dei terreni agricoli, in media di 22.400 euro ad ettaro.
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Il futuro del vino per le Cooperative
La strada per rilanciare la competitività del vino italiano sul lungo periodo passa da una strategia fondata su “promozione, innovazione e consumo consapevole, difendendo al contempo il ruolo strategico del settore nella futura Pac post 2027”. Lo dice Confcooperative Fedagripesca, che rappresenta 264 cantine e consorzi per un valore di oltre 5 miliardi di euro e circa il 40% della produzione nazionale, nel convegno “Competitività e futuro del vino italiano”, oggi a Roma. “Il futuro del vino italiano - ha dichiarato Luca Rigotti, presidente Settore Vitivinicolo Confcooperative - dipenderà dalla nostra capacità di costruire politiche mirate, non di rincorrere emergenze”. Secondo Raffaele Drei, presidente Confcooperative Fedagripesca, ““il vino italiano non può rassegnarsi a una “decrescita felice” né essere marginalizzato nella riforma della Pac”.
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Focus
Per oltre la metà degli stranieri, l’Italia è “cibo & vino”
Il Belpaese è associato principalmente a “cibo e vino” dal 55% di tedeschi e svizzeri/austriaci e dal 54% degli americani (per i francesi, al primo posto, ci sono i monumenti). A contare, sono soprattutto la bellezza del paesaggio rurale (80% in tutti i mercati) e la presenza di ristoranti locali (per l’81% di francesi e per il 79% di americani). Gli americani amano le esperienze a tema (69%), tra cui le visite in cantina. Le motivazioni per scoprire l’enogastronomia sono provare nuove esperienze (52% di inglesi e americani), arricchire il bagaglio culturale (34% di francesi) e il divertimento (36% di americani). Le regioni al top? Toscana (per il 69% di americani e francesi, e per il 66% di austriaci e svizzeri), Sicilia (66% di francesi, 62% di americani), Sardegna e Puglia (63% di francesi). E tra le destinazioni, Chianti (41% di americani) ed Etna (40% di francesi), seguite da Montepulciano (42% di svizzeri), Montalcino (27% di americani) e Bolgheri (25% di austriaci e svizzeri), ma anche le Cinque Terre (26% di austriaci e svizzeri) e la “Food Valley” dell’Emilia-Romagna (24% di americani). Parola del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano” 2025 di Roberta Garibaldi, secondo il quale, per i prossimi 3 anni, l’intenzione di viaggiare in Italia per cibo è vino interessa fino al 70% dei turisti stranieri.
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Cronaca
“Top 100” WS: l’Italia raddoppia
L’Italia piazza il suo secondo vino della “Top 10” di “Wine Spectator”, che, oggi, ha rivelato le posizioni n. 7, ovvero il Barbaresco 2021 di Produttori del Barbaresco, e la n. 8, con il californiano Pinot Noir Fort Ross-Seaview Wayfarer Vineyard The Estate 2023 di Wayfarer. E che si aggiungono, dunque, al Chianti Classico San Lorenzo Gran Selezione 2021 del Castello di Ama alla posizione n. 9, tra le aziende più ammirate del Gallo Nero, e allo Châteauneuf-du-Pape St.-Préfert 2022 di Famille Isabel Ferrando, alla n. 10.
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Wine & Food
Bob Sinclar, uno dei dj più famosi del mondo, fa causa ad un produttore della Provenza
Bob Sinclar, uno dei dj più famosi del mondo, fa causa ad un produttore provenzale che ha creato il vino “Bob Singlar”, nato da un gioco di parole con il nome occitano del cinghiale (“singlar”). La tenuta La Mongestine, situata ad Artigues (Haut-Var) produce una gamma che comprende rosati, rossi e bianchi, tra cui appunto la linea Bob Singlar, composta da vini naturali e senza solfiti. Secondo la rivista specializzata “La Revue du vin de France”, che ha dato la notizia, quest’estate Maxime Gamard, enologo di La Mongestine, ha ricevuto una lettera dall’avvocato del dj che chiedeva il risarcimento dei danni per l’uso improprio del suo nome. Anche a diversi distributori è stato chiesto di ritirare dalla vendita la gamma, di cui erano state prodotte 40.000 bottiglie. La richiesta di risarcimento, a 8 anni dalla creazione del marchio, giunge come “uno shock totale” per La Mongestine.
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Castello del Terriccio
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Masottina
WineNews.tv
Il legame tra arte e vino, ancestrale, affascinante e sempre più ricco, secondo Bruno Corà
Il legame tra arte e vino, ancestrale, affascinante e sempre più ricco, nella riflessione, a WineNews, di Bruno Corà, uno dei più importanti critici d’arte italiani, presidente della prestigiosa Fondazione Burri, nell’installazione di “Vene d’Oro del Pensiero Magmatico”, la nuova opera d’arte contemporanea permanente firmata dal grande artista iraniano di fama internazionale Bizhan Bassiri, nel Palazzo di proprietà e rappresentanza della WineNews, a Montalcino, per “Venti di ottobre”, l’evento annuale promosso dalla Fondazione Bassiri.
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