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WineNews
N. 2.475 - ore 17:00 - Mercoledì 29 Agosto 2018 - Tiratura: 31.103 enonauti,
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La News
Riccardo Cotarella, Cavaliere in Francia
Uno dei più grandi enologi d’Italia, diventato ormai una personalità di spicco nel panorama enoico mondiale, premiato dalla Repubblica di Francia: a riuscire nell’impresa è Riccardo Cotarella, alla guida di Assoenologi e presidente della Union Internationale des Œnologues, che, il 10 settembre, a Parigi, riceverà ufficialmente l’onorificenza di “Chevalier de l’Ordre du Mérite Agricole”, assegnato da l’Ordre du Mérite Agricole, ordine onorifico di grande lignaggio, istituito in Francia il 7 luglio 1883 dal Ministro delle Politiche Agricole Jules Méline per premiare le personalità meritevoli di aver reso grandi servizi all’agricoltura.
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Primo Piano
Non solo spumanti, i vini frizzanti italiani infiammano il mercato
Questione, essenzialmente, di pressione, e quindi di differenze produttive e stilistiche: nello spumante l’anidride carbonica deve sviluppare una pressione non inferiore ai 3 bar, nel vino frizzante tra 1 e 2,5 bar, e se una buona parte delle bollicine tricolore appartiene alla prima categoria, la seconda, rappresentata da Emilia Igt (131 milioni di bottiglie nel 2017), Prosecco Doc e Docg (83 milioni di bottiglie), Piemonte Barbera (20 milioni di bottiglie), Lambrusco di Sorbara (4,3 milioni di bottiglie) e Barbera del Monferrato (4,4 milioni di bottiglie), ha raggiunto ormai una certa rilevanza, specie in termini commerciali. Come raccontano i dati della Uiv - Unione Italiana Vini, analizzati dal “Corriere Vinicolo”, il giro d’affari del vino frizzante italiano all’estero, nel 2017, ha toccato 387 milioni di euro, in crescita del 7% (e per il quarto anno consecutivo) sul 2016, per un volume di 1,6 milioni di ettolitri (di cui per il 90% etichettato come Dop o Igp) ed un prezzo medio record di 2,36 euro al litro. I frizzanti, così, valgono il 14% dell’imbottigliato esportato dal Belpaese, per una quota n valore del 9%, tutt’altro che marginale. Ma dove finiscono tutte queste bollicine? Il mercato principale è ancora quello della Germania, con poco meno del 30% del totale export a valore, ma in calo del 6%. Crescono, al contrario, gli Stati Uniti, arrivati ad una quota del 21% a valore (+9% sul 2016), ma fanno bene anche la Gran Bretagna, al 5% come l’Austria, ed in crescita del 14%, il Messico, che arrivato ad una quota di mercato del 4%, il 7% in più dell’anno precedente, al fianco di Paesi Bassi e Francia. In termini di tipologia, continua l’analisi del “Corriere Vinicolo”, i frizzanti Dop sono il prodotto più esportato nell’Europa di lingua tedesca e inglese, oltre a Paesi Bassi e Francia, dove al Lambrusco si è affiancato anche il Prosecco. Nell’emergente Repubblica Ceca, la locomotiva è costituita dai vini Dop, che nel 2017 sono diventati il prodotto di gran lunga più acquistato. Gli Igp vanno per la maggiore invece fuori dall’Ue: Brasile, Stati Uniti, Messico, Russia. Feudo dei Lambruschi in Europa resta la Spagna, anche se la perdita di valore è stata costante nell’ultimo quinquennio.
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Fermento Monferrato
In Monferrato si vendemmia. Ma se il taglio dei grappoli anima i filari, dalla Barbera all’Asti e Moscato d’Asti, dal Grignolino alla Freisa, dal Dolcetto al Ruché, dal Brachetto al Nizza (22-23.000 ettari vitati, metà del Vigneto Piemonte), il territorio è da tempo in fermento. L’impulso che ne fa uno dei distretti del vino più vivaci, lo ha dato l’Unesco, ma non sempre, poi, agire in un’ottica di sistema è facile. Dal ricambio generazionale di produttori all’arrivo di aziende importanti, dal cambio di strategia ed investimenti in promozione dei Consorzi, al rapporto pubblico-privato che funziona (Asti e Alessandria uniranno le Camere di Commercio, ndr), i fattori sono tanti, come spiega Filippo Mobrici, presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, tra i protagonisti della Douja d’Or, l’evento-vetrina del territorio (Asti, 7-16 settembre).
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Focus
Vendemmia, l’ottimismo delle associazioni agricole
Salutata prima ancora del suo inizio come la vendemmia del ritorno alla normalità, la raccolta 2018 parte nel segno dell’ottimismo. Confagricoltura, che rappresenta le maggiori aziende del vino del Belpaese, prevede un aumento dei raccolti in Emilia Romagna del 25%, in Veneto, Trentino e Umbria tra il 15 ed il 20%, in Lombardia e Marche tra il 5 ed il 10% ed in Puglia raccolti probabilmente nella media, nonostante le pesanti grandinate che hanno colpito i filari del Primitivo di Manduria. Peronospora e mal dell’esca, conseguenza delle piogge, hanno creato problemi in alcune zone d’Italia, ma nel complesso le piogge, spesso necessarie, delle ultime settimane non hanno provocato danni, e la qualità delle uve appare ottima, con acidità e gradazione nei giusti parametri. Sulla stessa linea la fotografia del vigneto Italia scattata dalla Cia - Agricoltori Italiani, secondo cui sarà una vendemmia migliore di quella del 2017. La raccolta delle uve e la produzione di vino per la Cia - Agricoltori Italiani registrerà un incremento sostanziale in volume e un miglioramento della qualità: si dovrebbe attestare attorno ai 48 milioni di ettolitri, con una crescita media compresa tra il 10% e il 15%. Le minacce arrivano invece dal meteo e dagli ungulati, vera piaga in Liguria, Toscana ed Umbria.
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Cronaca
Francia, le ultime stime vendemmiali
Se si poteva dubitare della precisione delle previsioni di luglio, quelle dell’ultima nota di Agreste, il dipartimento di statistica del Ministero delle Politiche Agricole di Francia, si possono considerare pressoché definitive: l’ondata di caldo delle ultime settimane non ha intaccato il potenziale produttivo del vigneto francese, con le stime, più caute, che parlano di 44,5 milioni di ettolitri. Caldo che ha tenuto a bada muffe e parassiti in Borgogna, Beaujolais, Alsazia e Champagne, dove la produzione è prevista in crescita del 39%.
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Wine & Food
L’uomo che non mangia carne è meno virile: niente piatti vegetariani al ristorante
Certi stereotipi, soprattutto di genere, sono duri a morire: nel 2018 ancora si parla di “roba da donna” e di “uomini veri” che, a quanto pare, oltre a non piangere, dovrebbero assolutamente mangiare carne. O almeno è quanto emerge da uno studio dell’Università di Southempton, che indagando su 22 maschi inglesi, ha scoperto come gli uomini al ristorante si sentano in difficoltà a ordinare piatti vegetariani o vegani, per paura di essere giudicati “poco virili”. “Abbiamo rilevato che gli uomini che seguivano una dieta vegetariana o vegana a casa – spiega Emma Roe, coordinatrice dello studio - trovavano difficile evitare di mangiare carne quando socializzavano con altri uomini”. Molti, trovano infatti difficile scegliere un piatto vegetariano o vegano da un menù per paura di essere ridicolizzati. Insomma, c’è più pressione sociale sugli uomini perché consumino carne.
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WineNews.tv
Per vincere in Cina, il vino italiano deve fare i conti con una cultura culinaria millenaria
Se in Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, la cucina italiana è stata una vera e propria apripista per le esportazioni di vino, la situazione in Cina è del tutto diversa, e pensare di sfondare sul mercato del Celeste Impero senza imparare a conoscere e ad abbinare i piatti delle grandi cucine cinesi con i vini del Belpaese, è una battaglia persa, come racconta a WineNews il direttoee Ice di Pechino Amedeo Scarpa.
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