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WineNews
N. 3.143 - ore 17:00 - Lunedì 26 Aprile 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti,
opinion leader e professionisti del vino
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La News
A Clessidra la maggioranza di Mondodelvino
Dopo aver finalizzato l’acquisizione della maggioranza di Botter Spa, Clessidra Private Equity Sgr, per conto del fondo Clessidra Capital Partners 3, ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione di una quota di maggioranza anche di Mondodelvino, uno dei principali gruppi vitivinicoli italiani, con 120 milioni di euro di fatturato nel 2020 e una quota export del 90%, che conta su cinque stabilimenti produttivi in Piemonte, Emilia-Romagna e Sicilia, ed è guidato dalla famiglia Martini, che rimarrà nella compagine azionaria, assicurando la continuità gestionale dell’azienda. Nasce così un vero e proprio gigante del vino, da 350 milioni di euro di ricavi complessivi.
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Primo Piano
Ristorazione, la ripartenza che non parte. Limiti, incertezza e maltempo non aiutano
Da queste ore, formalmente, almeno i ristoranti in zona gialla e con tavoli all’aperto, hanno potuto riprendere il servizio al tavolo. In teoria, un segnale, una boccata di ossigeno per un settore strategico del made in Italy, che ha subito più di altri l’impatto della pandemia e delle misure per contenerla, e che, tra il 2020 ed il primo trimestre del 2021, ha bruciato qualcosa come 50 miliardi di euro (stime Fipe/Confcommercio). Ma si tratta, almeno in queste prime battute, di una ripartenza che non parte. La realtà e la prudenza di tanti ristoratori (molti aspetteranno ancora qualche giorno, puntando soprattutto sul weekend), il clima, che, in questi giorni, in molte zone non aiuta, la necessità di organizzarsi al meglio gestendo i costi, e tanti altri elementi di incertezza (non ultimo la possibilità che le Regioni gialle possano tornare arancioni o rosse) si scontrano con i desideri delle imprese della ristorazione di ripartire. Ma anche con quella degli italiani di tornare a mangiare fuori, con uno su due che secondo un sondaggio di “The Fork” tornerà al ristorante già in questa settimana, un 62% che dichiara che tornerà a mangiare fuori con la stessa frequenza di prima della pandemia, ed il 51% che dice ci sentirsi più sicuro al ristorante che a casa di amici. In ogni caso, se già come noto la possibilità di tornare a fare servizio al tavolo, almeno fino al 31 maggio, per ora, coinvolgerà la metà dei ristoranti italiani, quelli che hanno servizio fuori (mentre dal 1 giugno si potrà tornare anche al chiuso, ma solo fino alle ore 18, e quindi non a cena, ndr), c’è chi ci prova, nonostante tante incertezze, e chi preferisce aspettare ancora un po’, come raccontano tanti ristoratori, stellati e non, del Belpaese, sentiti in queste ore da WineNews (gli interventi nell’approfondimento). Da Chicco Cerea (Da Vittorio) al gruppo Langosteria, dal D’O di Davide Oldani ad Andrea Berton. E ancora, le scelte di Enrico Crippa (Piazza Duomo), Matteo Baronetto (Del Cambio), Eataly Lingotto, Antonia Klugmann (L’Argine), Pietro Battistoni (Il Calmiere), Fabiana Gargioli (Al Pantheon), Alex Pipero, Karime Lòpez (Gucci Osteria Firenze di Massimo Bottura), Gianfranco Vissani (Casa Vissani), Mauro Uliassi, Moreno Cedroni e Vincenzo Ciriello (Il Papavero).
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Una “Casa del Vino” per Verona
Con l’elegante porticato, i mattoni in cotto, la merlatura ghibellina e le sue bifore, la Domus Mercatorum non è solo uno degli edifici più belli di Verona, in Piazza delle Erbe, ma un simbolo della sua storia: le Corporazioni di Arti e Mestieri che vi si incontravano occupavano un ruolo primario nella vita cittadina e grazie alla loro importanza gli Scaligeri, famiglia di ricchi mercanti, salirono al potere. Non è un caso, dunque, che ora sia nata l’idea di trasformarla da “Casa dei Mercanti” a “Casa del Vino” di una delle città-simbolo del vino italiano. A lanciarla, lo storico Gianni Moriani, per farne un luogo in cui conoscere la storia e la cultura dei vini veronesi. Un’idea da “sostenere, promuovere e realizzare” per il Conte Pieralvise di Serego Alighieri dalle Possessioni Serego Alighieri, da 700 anni di proprietà dei discendenti di Dante.
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Focus
Il vino post Covid secondo Pau Roca (Oiv)
Se è vero che la pandemia sul mercato internazionale del vino ha impattato più o meno come la crisi finanziaria del 2008/2009, secondo i dati Oiv (con consumi mondiali, nel 2020, scesi del -3% sul 2019, scambi internazionali diminuiti del -1,7% in volume, a 105 milioni di ettolitri, e del -6,7% in valore, a 29,6 miliardi di euro), è difficile ipotizzare se il recupero, come successo più di 10 anni fa, sarà altrettanto veloce. A dirlo il direttore Oiv Pau Roca, commentando i dati sulla situazione del vino e della viticoltura mondiale, presentati nei giorni scorsi a Parigi. Alcune certezze, però, ci sono. “È vero che i prezzi del vino sono scesi - ha detto Roca, rispondendo a WineNews su un possibile allarme sulla tenuta dei valori - ma non ci sono condizioni per pensare che le cose possano peggiorare ancora. Nel peggiore dei casi la domanda globale sarà come nel 2020, ma probabilmente ci sarà un miglioramento, mentre anche dopo le recenti gelate che hanno colpito Paesi come Francia, Italia e Germania, è facile immaginare che la vendemmia 2021 non sarà così abbondante”. In ogni caso, “la pandemia da Covid-19 cambierà lo scenario complessivo anche per il vino. E come sempre accade in questi casi, chi saprà adattarsi al cambiamento, o meglio ancora chi saprà anticiparlo e guidarlo, sopravvivrà e crescerà”.
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Cronaca
Dolce&Gabbana e il wine & food
Dagli “abiti” firmati per vestire i vini italiani, come il Rosa e il Tancredi di Donnafugata, ai territori del vino fatti “sfilare in passerella”, come Montepulciano, “patria” del Nobile e set del lancio del profumo maschile “K”, è sempre più ricca la “collezione” di collaborazioni tra Dolce&Gabbana e il wine & food italiano. Gli ultimi testimonial della griffe? I Boschetti, storica famiglia di pastori della Lunigiana, scelti per la nuova campagna “D&G Family” per rappresentare il valore della famiglia e del confronto tra generazioni.
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Wine & Food
Nel Salento, la “Wine Share Economy” di Tenuta Liliana: vigna e distribuzione condivisa
Nel mondo del vino, la sharing economy, ossia la condivisione delle risorse che sta alla base di un’economia collaborativa, non ha grosse possibilità di successo, né facili applicazioni, al di là di esempi più simbolici che altro. Per questo il modello di “Wine Share Economy” proposto in Puglia da Tenuta Liliana, l’azienda fondata in Salento, a due passi da Gallipoli, nel 2018 dall’imprenditore milanese Antonio Intiglietta, ideatore di “Artigiano in Fiera” a Milano e di origini pugliesi, è particolarmente interessante. Un modello che nasce sul lato della distribuzione, in cui i partner dell’azienda saranno non solo i rivenditori, ma anche soci esterni che potranno partecipare attivamente al progetto: una vigna compartecipata da partner internazionali, che diventano soci dell’azienda attraverso la sottoscrizione di quote azionarie, e che venderanno il vino nel mondo.
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Nesos, rinasce all’Elba il “Vino dei Ricchi” dell’Isola di Chio
Un vino nuovo di 2.500 anni fa: il Nesos, che nasce dalle uve di Ansonica bagnate in mare per cinque giorni. Un patrimonio storico lungo come il percorso della vite nel mondo. Il progetto, per riportare un vino perso nelle pieghe della storia, nasce all’Isola d’Elba, dall’incontro tra Antonio Arrighi, vignaiolo elbano, e il Professore Attilio Scienza, Ordinario di Viticoltura all’Università di Milano. Il racconto, nella cornice di Terra Madre e Salone del Gusto by Slow Food, del produttore, che ripercorre le tappe di un’idea nata sull’isola nel lontano 2010, tra terracotta e appassimenti.
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