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WineNews
N. 2.679 - ore 17:00 - Venerdì 14 Giugno 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
opinion leader e professionisti del vino
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La News
Cultura del Vino, la Vite e la Vita al centro
Storie di riscatto, che passano dal vino, come quella di Centopassi - Libera Terra, o di San Patrignano, o che il vino supporta, come l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, con l’etichetta “Vita”, e la presenza delle massime istituzioni dello Stato, a legittimare l’importanza della viticoltura per l’Italia: è il Forum Internazionale della Cultura del Vino della Fondazione Italiana Sommelier, guidata da Franco Ricci, che il 15 giugno al Rome Cavalieri, ospiterà il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte (nella foto a Vinitaly, con la produttrice Nadia Zenato, ndr), dopo aver ricevuto nel 2018 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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Primo Piano
Sostenibili, organici, a basso contenuto di alcol: i vini “alternativi” alla conquista dei mercati
Sostenibili, organici, a basso contenuto di alcol: sono i vini “alternativi”, sempre più popolari tra i consumatori di tutto il mondo, guidati, nella scelta di ciò che mangiano e bevono, da una consapevolezza tutta nuova, che spinge i vini che rispettano il benessere e la salute, prodotti in maniera etica e trasparente, meglio se certificata in etichetta, con la categoria dei vini a basso contenuto alcolico che fa però ancora fatica. A fare un bilancio sui vini sostenibili, organici, fairtrade, vegani, è il report “Global Sola”: Opportunities in sustainable, organic & lower alcohol wine” di Wine Intelligence, che racconta come i vini biologici siano la categoria più forte in questo momento nel mondo, al primo posto per i consumatori di 15 mercati diversi e per gli operatori di 52 mercati differenti. Anche il vino certificato equo e solidale si posiziona positivamente, al terzo posto nell’indice di gradimento dei consumatori, con i vini prodotti in maniera sostenibile che hanno un riscontro positivo nonostante la complessità legata alla certificazione di sostenibilità, specie in mancanza di una definizione concordata.  Ancor più intrigata è la giungla dei vini “free from”, che però riscuotono anch’essi un grande successo: si tratta perlopiù di vini senza solfiti e conservanti. Molte opportunità nascono anche per i vini prodotti nel rispetto dell’ambiente, aspetto su cui i consumatori sono sempre più sensibili. Il vino biodinamico, invece, è destinato sì a crescere, ma senza uscire dalla sua dimensione di nicchia, specie a causa della scarsa comprensione delle definizione da parte dei consumatori. Un’altra tendenza che arriva dai consumi di cibo è quella legata ai vini vegetariani, specie in Usa, Singapore ed Hong Kong e, soprattutto, vegani, in Finlandia, Stati Uniti ed Hong Kong. Quindi gli orange wine, un prodotto di nicchia molto popolare tra chi consce a fondo il mondo del vino, per questo piuttosto basso sull’indice dei vini Sola, ma capace di spuntare prezzi particolarmente alti. Non c’è ancora grande consapevolezza, nonostante la crescente sensibilità ambientale, per i vini ad impronta carbonica zero, al settimo posto dell’indice SOLA, mentre crescere la popolarità dei vini a bassa gradazione, ancora marginali, ma previsti in trend positivo nei prossimi anni.
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Mezzacorona e la cooperazione “sartoriale”
Le grandi cooperative, quando lavorano in modo virtuoso, sono capaci di coniugare, come pochi, grandi numeri e qualità. E, a volte, selezionando i loro vigneti migliori, curati da soci con un peculiare sensibilità alla sostenibilità, alla qualità, e alla gestione del vigneto, è come se custodissero un’azienda nell’azienda, capace di dare vita a produzioni sartoriali, legate ai singoli vigneti, quasi come dei “cru” aziendale. Una strada non insolita nella grande cooperazione italiana, battuta con decisione dal Gruppo Mezzacorona, realtà leader del vino italiano, che ha selezionato 15 dei 2.800 ettari che conduce in Trentino Alto Adige (attraverso 1.600 soci), per il progetto “Musivum”, che in latino significa appunto mosaico, da cui nascerà una produzione “sartoriale” di 30.000 bottiglie, legata ai vitigni più importanti del territorio.
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Focus
Wine-Searcher, il boom dei prezzi medi del vino
Se l’evoluzione dei prezzi dei fine wine, in questi ultimi anni, è stata a dir poco spettacolare, tanto da diventare un investimento più solido e remunerativo dell’oro, la tendenza coinvolge un po’ tutto il vino, specie sul mercato Usa, come racconta l’analisi sui prezzi medi di “Wine Searcher”, che offre un quadro a suo modo sorprendente, ma da prendere assolutamente con le pinze in quanto a parzialità. I numeri della piattaforma, infatti, sono prodotti da decine di migliaia di utenti in tutto il mondo, e raccontano una crescita eccezionale: il prezzo medio, calcolato sulla media di tutti i vini presenti in database (da 20 anni fa ad oggi) e su tutti i mercati, ha raggiunto i 51 dollari a bottiglia, dai 35,50 dollari del 2014. Un vero e proprio boom, che nulla ha a che fare con l’inflazione. Un incremento registrato soprattutto nell’ultimo anno: nel 2015 il prezzo medio era di 40,60 dollari a bottiglia, nel 2018 53,30 dollari, fino al salto di oltre 20 dollari negli ultimi 12 mesi. Dall’altra parte dell’Oceano, in Uk, si passa invece dai 64,75 dollari del 2014 ai 113 dollari di oggi (+57%), mentre nel resto d’Europa si va dai 41,90 dollari del 2014 ai 59,65 dollari del 2019, e ad Hong Kong si registrano i prezzi più alti: 97,75 dollari nel 2014, 165 dollari a bottiglia nel 2019.
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Cronaca
Tra genetica e storia, il vino come 900 anni fa
Secoli di evoluzione, per ritrovarci a bere lo stesso vino di 900 anni fa. Come raccontano gli studi dell’Università di York pubblicati sul “Nature Plants” su 28 semi di vite ritrovati in nove differenti siti archeologici e risalenti ad epoche diverse, dall’analisi del Dna di uno di questi, ritrovato ad Orleans, e risalente appunto a 900 anni fa, è emerso che il profilo genetico, analizzato in 10.000 punti, del Savagnin da cui si produceva vino tra il 1050 ed il 1200 è identico a quello dell’odierno.
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Wine & Food
Paolo De Castro: “la nuova Pac entro il 2021 è utopia, serve un regolamento transitorio”
La Pac vale oltre il 40% del bilancio Ue, strumento imprescindibile per le agricolture d’Europa e d’Italia. Eppure, quella che guiderà il settore dal 2021, non sarà pronta in tempo. “L’Europa non può varare una riforma della Politica Agricola Comune senza conoscere su quante risorse potrà contare nei prossimi sette anni. Ed è utopistico pensare che Parlamento e Consiglio Ue possano accordarsi perché entri in vigore il 1 gennaio 2021. Serve un regolamento transitorio”. A dirlo Paolo De Castro, presidente pro-tempore della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, ieri a Bruxelles nel Copa-Cogeca. “La difesa del budget agricolo è la sfida fondamentale e principale da vincere in questo momento, basti pensare che una Brexit senza accordo, lascerebbe in Europa un buco finanziario di 12 miliardi di euro, tre dei quali a carico della Pac”. 
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WineNews.tv
Gestione del “climate change” in vigna, tra territori, vitigni e ricerca: parla Leonardo Valenti
A WineNews la visione del docente dell’Università degli Studi di Milano e tra i massimi esperti italiani in materia: “non credo in uno stravolgimento dovuto al clima, peraltro in Italia non abbiamo molte situazioni di “monovitigno”, e questo aiuta nel trovare nuovi portinnesti e cloni. La ricerca è fondamentale, come il rendere la tecnologia e la viticoltura di precisione accessibile anche ai piccoli produttori. Guardando alla vendemmia, è presto, ma per ora non ci sono problemi particolari nei vigneti d’Italia”.
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