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N. 3.113 - ore 17:00 - Venerdì 12 Marzo 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Chef pluristellato con diversi ristoranti nel mondo, star della tv a livello planetario, imprenditore, autore di libri e ora anche produttore di vino. Il trend di firmare le proprie bottiglie che ha coinvolto a più riprese personaggi famosi di ogni settore, ha contagiato anche Gordon Ramsay, cuoco tra i più noti al mondo, che ha lanciato la sua linea “Gordon Ramsay Wines”, prodotta in California insieme alla cantina Seabold Cellar. “Il vino mi ha sempre affascinato - spiega lo stesso Gordon Ramsay, sul sito dedicato al progetto - un matrimonio complesso di tradizione, arte, scienza, terra e persone, tutto catturato insieme in un bicchiere”. |
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Un segnale importante di tenuta del vino italiano, e da cui ripartire. Ma il -2,2% nelle esportazioni di vino italiano nel 2020 (sul 2019) messo nero su bianco dall’Istat (come già riportato da WineNews), nasconde in parte la reale difficoltà che sta vivendo molto del tessuto imprenditoriale del vino italiano, soprattutto quelle piccole e medie realtà focalizzate nell’alto di gamma che hanno sofferto lo stop, ancora in gran parte in atto, della ristorazione e dei viaggi, che, per una certa fascia di vino, resta predominante. Senza contare che molto ha inciso il primo bimestre 2020, con il mondo ancora fuori dalla pandemia, Cina a parte, e con le spedizioni di vino italiano molto accelerate sulla norma (soprattutto in Usa e Uk), da un lato per la paura dei dazi poi mai arrivati, dall’altro per anticipare gli effetti della Brexit che iniziano, invece, a farsi sentire. Inoltre, un altro aspetto reale da capire è quanto del vino italiano che ha raggiunto i mercati sia finito davvero nelle mani dei consumatori, e quanto sia ancora nei magazzini di importatori e distributori, in attesa di una ripartenza ancora da vedere. È la lettura, a WineNews, di imprenditori e manager di aziende piccole e grandi, storiche e più giovani, imprese private e cooperative, che rappresentano un buon spaccato di quello che è il mondo produttivo del Belpaese. “Se questo è il dato ne prendiamo atto, vuol dire che il modello distributivo del vino italiano nel mondo ha fatto si che alcuni canali hanno vissuto crescite molto importanti rispetto ad altri che invece hanno sofferto moltissimo. Vuol dire che il vino italiano è un prodotto che conferma una grande attrattività e fa bene sperare per la ripresa quando le cose ripartiranno davvero. Certo, a sensazione, guardando ai bilanci di molte aziende, viene da chiedersi come sia stato possibile”, commenta laconico Renzo Cotarella, ad Marchesi Antinori, la più storica delle realtà private del vino italiano. “Tanto più l’impresa aveva una parte di mercato spostata nell’off-trade tanto più ha retto la crisi, chi è concentrato sull’horeca ha sofferto di più, non c’è dubbio. Speriamo che quando le cose ripartiranno, lo faranno a pieno regime, ma fino a maggio-giugno 2021 lo scenario sarà molto simile al 2020”, aggiunge Roberta Corrà, dg Gruppo Italiano Vini (Giv) e presidente di Italia del Vino Consorzio. |
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Niente sorprese, le decisioni prese dal Consiglio dei Ministri, dopo l’incontro tra Governo, Regioni ed enti locali, con il Decreto Legge “Misure urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del COVID-19” appena firmato, confermano la nuova stretta, dal 15 marzo al 6 aprile, che riguarderà tutta l’Italia. Scompariranno le Regioni in zona gialla, e con esse tornano a tirare giù le serrande ristoranti e bar di tutta Italia, con la sola eccezione della Sardegna, probabilmente ancora in zona bianca. Una batosta, l’ennesima, per il settore che sta pagando il prezzo più salato della pandemia, con ricadute su tutta la filiera produttiva dell’agroalimentare italiano, compreso, evidentemente, il vino. Inoltre, comunque andranno i numeri relativi ai nuovi casi, è confermata la zona rossa nazionale nei giorni di Pasqua, dal 3 al 5 aprile. |
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Per molti, i dati Istat sull’export 2020 sono da leggere senza trionfalismi, perchè media tra prodotti (e aziende) che sono cresciuti molto, grazie ai consumi domestici, e altri (i più) che hanno sofferto molto. Visione che accomuna Matteo Lunelli (Ferrari), Francesca Moretti (Terra Moretti), Antonio Rallo (Donnafugata), Gianmaria Cesari (Umberto Cesari), Michele Bernetti (Umani Ronchi), Pierangelo Tommasi (Tommasi Family Estates). La differenza, come sempre, l’ha fatta la forza del marchio, come spiega Giampiero Bertolini (Biondi Santi Tenuta Greppo, culla del Brunello di Montalcino). Ma per chi punta tutto sulla grande qualità e sull’horeca, come la Pio Cesare, il dato complessivo non rispecchia la realtà, dice Pio Boffa. In ogni caso, è un segnale positivo per ripartire oggi, con la situazione che almeno a gennaio-febbraio sembra più dura che nel 2020, sottolinea Elvira Bortolomiol (Bortolomiol), anche se l’orizzonte, soprattutto grazie ai vaccini, è meno cupo, dice Enrico Viglierchio (Castello Banfi). In ogni caso, il dato racconta la capacità del vino italiano di essere protagonista su più canali distributivi, sottolinea Ettore Nicoletto (Bertani Domains). Ma il vero problema, per Maurizio Zanella (Cà del Bosco), resta quello dei prezzi del vino italiano, ancora troppo bassi (le interviste nell’approfondimento). |
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Dodici bottiglie di dodici annate iconiche, una per ciascuna delle dodici famiglie storiche del vino riunite in “Primum Familiae Vini”, tra cui le italiane Marchesi Antinori e Tenuta San Guido (Sassicaia), e poi Torres, Vega Sicilia, Mouton Rothschild e non solo. Ma anche il “passaporto” che dà la possibilità di visitare tutte le aziende, in compagnia di un membro della famiglia. Ecco il lotto top sotto il martello di Sotheby’s, nell’asta online di scena fino al 29 marzo. La quotazione? Tra le 35.000 e le 100.000 sterline per un viaggio tra le mete top del vino. |
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Dopo un anno dai primi rumors, il fondo Clessidra ha finalizzato oggi l’acquisizione di una quota di maggioranza di Botter Spa, azienda veneziana tra i maggiori esportatori di vino italiano nel mondo, detenuta dalla famiglia Botter e dal fondo IDeA Taste of Italy gestito da DeA Capital Alternative Funds SGR Spa. La famiglia Botter affiancherà Clessidra nell’operazione, attraverso il re-investimento nella società, continuando a ricoprire un ruolo operativo di rilievo ed assicurando così la continuità gestionale dell’azienda. Italmobiliare e Capital Dynamics, già investitori del fondo Clessidra Capital Partners 3, parteciperanno come co-investitori nell’operazione, mentre IDeA Taste of Italy ha ceduto l’intera partecipazione. |
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Perché abbiamo postato così tante foto di cibo nel lockdown? Perché scattiamo selfie e organizzano dirette Instagram con il cibo? Perché gli chef in Tv ci piacciono così tanto e i video di cucina su YouTube hanno milioni di visualizzazioni? Perché esistono i “food day”? Sono domande che WineNews si è sempre chiesta. Ora le ha rivolte a Luisa Stagi e Sebastiano Benasso, docenti di Sociologia Generale e Sociologia del Turismo all’Università di Genova, autori del saggio “Aggiungi un selfie a tavola - Il cibo nell’era dei Food Porn Media”. |
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