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WineNews
N. 3.805 - ore 17:00 - Mercoledì 4 Ottobre 2023 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
Scacciadiavoli, dall’Umbria allo Champagne
Di acquisizioni e fusioni se ne registrano molte, ma è raro che un’azienda del Belpaese decida di investire all’estero, specie nei territori più prestigiosi. Oggi, a guadagnare la ribalta è un’operazione di profilo internazionale, in una denominazione storicamente impermeabile ai capitali stranieri. Scacciadiavoli, storica azienda di Montefalco, guidata dalla famiglia Pambuffetti, ha acquisito la griffe dello Champagne Marie Clugny (per una cifra non ancora svelata), a Cramant, a 9 chilometri da Epernay, una zona tra le più vocate, tra i terreni calcarei ed il mitico gesso campaniano da cui nascono gli Chardonnay più eleganti.
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Primo Piano
Investimenti in “passion assets”: fiducia anche nel vino tra basso rischio e rendimento elevato

Gli investimenti nei cosiddetti “passion assets”, che comprendono arte, orologi, gioielli, auto d’epoca e vino, oggi, valgono il 19% del totale del portfolio degli investitori. Che investono il loro budget soprattutto in asset tradizionali come azioni, bond e fondi pensione (31%), proprietà immobiliari (26%) e altri investimenti alternativi come commodities, hedge fund e così via (24%). Eppure, già più di 1 investitore su 3, investe nelle sue passioni, ed il vino, in questo senso, sembra avere grandi prospettive. Almeno secondo i risultati di un sondaggio di Fladgate, studio legale di consulenza di Londra, che ha investigato 300 investitori (più o meno equamente divisi per fasce di investimento, fino a 250.000 sterline, tra 250.000 e 1 milione, quelli da 1 milione di sterline) e 170 advisor. Ebbene, guardando al vino, il 34% degli investitori sta già investendo in vino, categoria che è dietro, tra le altre cose, a gioielli e orologi (63%) e arte (35%), ma davanti ad auto (32%), whisky (29%), ma anche Nft (25%), che hanno dominato le cronache del collezionismo degli ultimi anni. Inoltre, emerge come un 26% dei collezionisti abbia già investito in vino, in passato, ma anche che c’è un 39% che, ancora, non lo ha mai fatto. Ma quella degli investitori in vino è una platea destinata a crescere, anche perché, nei prossimi 5 anni, per oltre il 50% degli advisor, il settore enoico sarà un settore a basso rischio di perdite, e per oltre il 43% avrà anche un rendimento elevato; e, infatti, secondo gli advisor, nei prossimi 5 anni, il 26% dei loro clienti investirà sicuramente in vino, il 49% lo farà con buona probabilità, mentre solo 1 investitore su 4 non prenderà in considerazione questa opportunità. Una prospettiva interessante, dunque, e di fiducia nel lungo termine, almeno per le più grandi etichette di vino del mondo, soprattutto se analizzata alla luce di un anno negativo, dopo anni di crescita tumultuosa, per gli investimenti in vino, come testimonia l’andamento degli indici del Liv-Ex, piattaforma di riferimento in materia, che registra perdite robuste da inizio anno. Per il Liv-Ex 100, indice-guida della piattaforma, il dato di settembre si ferma a -10,3% da inizio 2023, e a -11,3% negli ultimi 12 mesi (anche se il dato resta positivo, a +19%, guardando agli ultimi 5 anni, ed a +3,3%, negli ultimi 2 anni).

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Trattamenti con i droni, occasione persa?
Avanzamento tecnologico e legislazione non vanno quasi mai di pari passo. Di solito, è il legislatore a dover rincorrere l’innovazione. Come nel caso dell’uso dei droni per i trattamenti aerei tra i vigneti, pratica vietata in Italia, ma che in Giappone e Usa si sta rivelando estremamente efficace. In Francia, la sperimentazione è stata resa possibile solo da deroghe specifiche, dando buoni risultati nella prevenzione di Oidio e Peronospora. Prospettive che rischiano di essere azzerate il 23 novembre, quando la Commissione Ambiente (Envi) del Parlamento Europeo voterà sul divieto o meno di poter utilizzare l’irrorazione aerea nei Paesi Ue. Le probabilità che vinca la linea del “no” è alta, e l’agricoltura, e quindi la viticoltura, del Vecchio Continente rischierebbero di essere private di uno strumento estremamente utile.
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Focus
Le griffe d’Italia nella charity auction di “The Golden Vines”
Esperienze che si fanno una volta nella vita, bottiglie uniche ed introvabili, pranzi con i più grandi produttori di vino del mondo, cene nelle tavole iconiche della gastronomia: ce n’è per tutti i gusti nei 130 lotti dell’asta online che accompagnerà i “The Golden Vines Awards” 2023, dal 13 al 15 ottobre, a Parigi. Sotto il martello di Crurated, che ospita sulla sua piattaforma la “The 2023 Golden Vines Online Charity Auction”, i lotti dei produttori, e non solo, per sostenere i progetti benefici della “Gérard Basset Foundation”. Tante le griffe, dalla Toscana al Piemonte, pronte ad aprire le porte per degustazioni uniche, grandi formati e pranzi con i produttori più amati dal pubblico dei wine lover e dei collezionisti. Dalla “Ultimate Bolgheri Experience” di Tenuta San Guido, con una magnum di Sassicaia 1996, alla “Montalcino Experience” di Biondi Santi, che comprende una sei litri di Brunello di Montalcino Riserva 2016; dalla “Bolgheri Experience” firmata da Ornellaia (Frescobaldi), con una rarissima 6 litri dell’annata 2008, alla “Trento Italian Experience”, con una magnum di Giulio Ferrari Collezione 2001; dalle annate iconiche (1980, 1994, 2013) della griffe dell’Amarone Bertani al soggiorno per sei ospiti ad Argiano, da Marroneto a Casanova di Neri, da SettePonti a Roagna, a Poggio di Sotto (in approfondimento).
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Cronaca
L’impegno della Fondazione SOStain Sicilia
Sono sempre di più le cantine siciliane che hanno scelto di misurare, con il protocollo SOStain, il proprio impatto sull’ecosistema, per ridurre l’impronta sul pianeta con buone pratiche in vigna, in cantina e in tutta la produzione: esperti di sostenibilità applicata in diversi ambiti si confrontano nel Simposio internazionale “Interazioni Sostenibili” n. 2, domani, a Sciacca, promosso da Fondazione SOStain Sicilia, tra i primi progetti in Italia sulla sostenibilità di territorio, nato su impulso della Doc Sicilia e di Assovini Sicilia.
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Wine & Food
Finalmente in italiano “L’arte della cucina francese”, il leggendario ricettario di Julia Child
Per molti ha il volto di Meryl Streep, che l’ha interpretata nel film “Julia & Julia”, ma negli Stati Uniti Julia Child è stata molto più di una cuoca, quasi una “pioniera del piacere” in un Paese allora puritano, insegnando a cucinare a generazioni di americani, attraverso diversi libri e trasmissioni televisive, principalmente “The French Chef”, andata in onda dal 1963, in cui presentava ricette che utilizzavano ingredienti complicati cucinati in modo stravagante. Il suo libro di ricette, venduto da anni in tutto il mondo, ma ancora mai pubblicato in Italia, esce finalmente anche da noi grazie a Giunti: “L’arte della cucina francese”, scritto con Simone Beck e Louisette Bertholle, con le quali dirigeva un scuola di cucina a Parigi, l’École des Trois Gourmandes, è un vero must per gli appassionati di cucina, nonché un successo mondiale.
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Castello del Terriccio
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Andrea Lonardi: “un nuovo stile per Bertani, una nuova visione per il vino italiano”
Le riflessioni del Master of Wine Italiano e Chief Operating Officer di Angelini Wines & Estates. “Il mio titolo è importante per me, per l’Italia del vino e per l’azienda per cui lavoro, che mi ha dato la possibilità di esercitare ogni giorno quello che facevo nel mio percorso per diventare Master of Wine, ed è stato un grande vantaggio. Il nostro Valpolicella Ognisanti, con Bertani che rimette al centro vitigni e territorio, più che il metodo dell’appassimento, nasce anche da questa esperienza, da una visione mondiale, più ampia e vasta del fare vino, propria dei Master of Wine”.
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