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N. 3.946 - ore 17:00 - Lunedì 22 Aprile 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Un “cenacolo” dedicato all’eredità di una delle personalità italiane più avanti, illuminate ed eclettiche, filosofo, gastronomo ed intellettuale per vocazione, giornalista, critico e scrittore per professione, E che possa diventare punto di riferimento del suo vasto sapere sul vino, sul cibo e sui loro territori che ha accompagnato e sostenuto l’agroalimentare italiano di qualità dal secondo Dopoguerra agli anni Duemila, educando generazioni di italiani alla cultura della terra e della tavola. Il 15 maggio, nasce “Il Veronelli”, luogo fisico e simbolico del patrimonio culturale del maestro Luigi Veronelli, nell’Ex Convento dei Neveri, a Bariano, a Bergamo. | |
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| | Il vino dealcolato è sulla bocca di tutti, ma è davvero “the next big thing”? Tra consapevolezza salutistica e cambiamenti nel gusto, che portano ad una generale disaffezione verso il vino, e un contesto politico che vuole disincentivare il consumo di alcol (a partire dalla recenti azioni dell’Oms e da tutte quelle che rendono sempre più complesso produrre e vendere alcolici), il mondo del vino cerca di rincorrere i consumatori vecchi e nuovi per riconquistare quote di mercato, anche considerando la categoria dei vini no alcol. Ma oltre alle resistenze culturali ed ai costi tecnici, la questione sembra essere molto più complessa di quanto appare, come hanno spiegato Clemens Gerke, capo redattore della rivista “Weinwirtschaft”, e Anja Zimmer, capo redattore di “Meininger’s International” analizzando un recente sondaggio dell’Università di Heilbronn in Germania (la nazione ad oggi più ricettiva per il segmento) condotto per quattro anni tra 1.500 consumatori tedeschi (in approfondimento) e l’ultimo report annuale della Silicon Valley Bank sullo “Stato dell’Industria del Vino Statunitense 2024”, intervallato dalla degustazione di otto campioni di vini dealcolati da tutto il mondo (e premiati dal Concorso Mundus Vini, appositamente dedicato a questa categoria di bevande). Tramite il sondaggio tedesco si scopre che le categorie interessate ai vini dealcolati sono limitate a tre gruppi (gli antagonisti all’alcol per salute o ideologia, gli appassionati di vino e al suo mondo, i giovani esploratori di nuove esperienze), e che il loro eventuale interesse ha meno a che fare con la salute o il portafoglio, ma con il gusto: per il resto, il vino dealcolato piace poco perché troppo calorico e dolce e perché i consumatori non riescono a percepirlo come alternativa al vino. Anche il report statunitense lo conferma e porta a concludere che serve lavorare di più sul risultato finale del prodotto per mantenere integri gli aromi del vino e che le aziende non devono promuoverlo come sostituto del vino. Sono infatti le occasioni ad incentivare il consumo di vini dealcolati: feste e cerimonie dove si condividono brindisi (che oggi sono occupati da bevande analcoliche) e situazioni sensibili, che portano consumatori abituali di vino a scegliere un’alternativa senza alcol per periodi limitati di tempo. | |
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| | Nonostante le difficoltà presenti, dal potere di acquisto ridotto delle famiglie alle tensioni internazionali, il made in Italy agroalimentare continua la sua marcia a ritmi elevati a conferma della qualità, e dell’importanza, di un settore cardine per l’economia italiana. Un successo che però non deve far dimenticare i “punti deboli” perché si può crescere ancora. “Si profila un nuovo record - per il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - nel 2023 le esportazioni hanno raggiunto 64 miliardi di euro, il 10% sul totale vendite all’estero dell’Italia. Alla fine di quest’anno potrebbero far registrare un ulteriore aumento in valore nell’ordine di sei punti percentuali”. Ma l’obiettivo deve essere ancora più ambizioso: arrivare a 100 miliardi di export nel medio termine. Grazie al valore e alla qualità dell’agricoltura italiana. | |
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| | | Il mercato del vino dealcolato sembra avere buone probabilità di crescita, sia per le grandi aziende che per quelle piccole. Ma i problemi sulla sua produzione e diffusione non sono pochi. Come emerso in una degustazione a Vinitaly, con prodotti italiani e stranieri, in generale sono vini dolce/aciduli di difficile abbinamento al cibo, e risulta quindi più facile al momento limitarne la promozione al consumo in occasione di feste ed eventi o come aperitivo, in sostituzione delle bevande analcoliche (veri competitori dei vini dealcolati). Anche la sostenibilità economica ed ambientale non è garantita: al costo della produzione di un vino si aggiunge anche quello della dealcolizzazione e della eventuale gassificazione; senza contare i costi in termini di energia ed acqua per le varie lavorazioni. Tutte considerazioni che si inseriscono in un quadro in cui, vale la pena ricordarlo, l’Italia ed i suoi produttori aspettano ancora una norma nazionale che consenta di produrre i vini dealcolati nei confini nazionali, in ottemperanza al regolamento Ue in materia, come già fatto da Francia, Spagna e non solo. Al netto della visione, imprenditoriale e politica, tra chi vuole considerare i dealcolati all’interno della galassia del vino, e chi vorrebbe vederli chiamati in un altro modo. | |
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| | | Quando si guida non si deve bere. Ma se si viene cullati dal mare su una nave da crociera, un buon calice di vino ci si può concedere nel massimo della tranquillità e del relax. E per scegliere quello giusto, Msc Crociere, leader europeo nel settore, da qualche anno ha scelto come partner l’Ais - Associazione Italiana Sommelier. E grazie a questa partnership, ora, si aprono tante opportunità professionali a bordo delle navi da crociera per i sommelier, come spiegano (in approfondimento), il presidente Ais, Sandro Camilli, e Luca Valentini, direttore commerciale Msc Crociere. | |
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| | Obiettivo, alzare ancora il livello di trasparenza e sicurezza, requisiti imprescindibili per chi opera nel vino. Novità dal Gruppo Meregalli, una delle più importanti e storiche realtà di distribuzione di wine & spirits di alto pregio (con oltre 160 anni di attività e tanti marchi top, per un fatturato 2023 di 99,4 milioni di euro), che punta sulla Blockchain per garantire la tracciabilità del prodotto in ogni fase, da quando esce dalla cantina al magazzino, alla consegna al cliente. Attraverso la Blockchain, Gruppo Meregalli vuole alzare il livello di sicurezza delle etichette acquistate per tutti gli attori della filiera, dal produttore al consumatore finale che può monitorare il percorso della bottiglia con un “click”: basta inserire il numero di documento della bolla e il codice articolo del prodotto ed il sistema restituirà tutte le informazioni sul ciclo di vita dell’etichetta. | |
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| | | Il commento dei produttori, senza cedere a facili entusiasmi, e con la consapevolezza che sarà ancora un anno difficile sul mercato. Ma anche che le potenzialità per tornare a crescere, al netto di inflazione, guerre e tensioni internazionali esterne al vino, e nonostante il cambiamento negli stili e nelle quantità di consumo, ci sono tutte. Le riflessioni dei vertici di cantine come Schenk Italian Winery, San Salvatore 1988, Marchesi di Barolo, Varvaglione 1921, Masciarelli, Velenosi, Di Majo Norante, Piccini 1882, Planeta e Masi. | |
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