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WineNews
N. 3.896 - ore 17:00 - Giovedì 15 Febbraio 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
Gallo Nero, la crescita è nel valore
 Il 2023, difficile per tutto il mercato del vino, e soprattutto per i rossi, lo è stato anche per il Chianti Classico. Ma le vendite nel medio termine (2020-2023) sono state del 4% superiori alla produzione. E non a caso, crescono i valori: il prezzo medio del Chianti Classico (media delle tre tipologie Annata, Riserva e Gran Selezione) è aumentato del 7% sul 2022 e del 13% sul 2021. Per il prodotto imbottigliato, si conferma la forte presenza - in volumi venduti e in valore - delle tipologie “premium” del Chianti Classico, Riserva e Gran Selezione, che nel 2023 hanno rappresentato il 42% della produzione e il 54% del fatturato.
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Chianti Classico, 100 anni di storia per un distretto del vino in grande salute 
Forte della sua intatta bellezza, di un prestigio crescente, di una qualità riconosciuta sempre più elevata, come testimoniano anche i 7 vini del territorio presenti nella “Top 100” 2023 by “Wine Spectator”, e con un posizionamento sempre più alto sui mercati, anche grazie all’effetto traino della “Gran Selezione”, il vertice della piramide qualitativa del Chianti Classico, alla quale, con la vendemmia 2023, si sono aggiunte le Unità Geografiche Aggiuntive in etichetta, il territorio del Gallo Nero solca con una certa serenità e un concreto ottimismo il mare in tempesta del mercato del vino che, al livello generale, vede consumi e vendite in calo, soprattutto per i vini rossi. “La denominazione è in salute e in equilibrio, veniamo da un 2023 difficile sia sui mercati che in vigna, con una produzione poco abbondante ma di altissima qualità, la nostra reputazione e posizionamento crescono e la Gran Selezione, che compie 10 anni, funziona benissimo, come iniziano a fare anche le Uga, che piacciono ai consumatori che vogliono sapere ancora di più sul vino che bevono, e spingono i produttori verso una sempre maggiore qualità e territorialità dei vini del Chianti Classico”, sintetizza a WineNews, dalla “Chianti Classico Collection”(15-16 febbraio, alla Stazione Leopolda di Firenze), Giovanni Manetti, presidente del Consorzio del Gallo Nero che compie i suoi primi 100 anni, celebrati alla Stazione Leopolda, con la mostra “Chianti Classico Century” che ripercorre i primi cento anni del Consorzio attraverso il pensiero dei suoi presidenti. Territorio del vino tra i più importanti al mondo, il Chianti Classico, con 6.800 ettari vitati su 70.000 in totale, dove 486 produttori, di cui 345 fanno l’intera filiera, producono mediamente 35-38 milioni di bottiglie l’anno, che vanno in 160 Paesi del mondo, Usa, Italia e Canada in testa, per un valore economico di distretto che, con il vino come perno, è stimabile intorno a 1 miliardo di euro. “I nostri vini, come diceva Veronelli nel 1966, devono raccontare sempre di più l’anima del territorio, che come ha spiegato a modo suo Aubert de Villaine, per tanti anni co-proprietario di Domaine de La Romanée Conti, è quell’intreccio magico di suolo, microclima e caratteristiche naturali e di persone che trasformano il buono e il bello quello che la natura gli dona”, ha aggiunto Manetti.
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Francia, cala l'export (-5,9% in valore)
É una piccola débâcle quella registrata dall’export del settore wine & spirits in Francia nel 2023: un calo del 10,4% in volume e del 5,9% in valore nel 2023, secondo l’ultimo rapporto della Federazione Esportatori Vino e Liquori (Fevs), che segna una tendenza preoccupante per uno dei comparti produttivi più prestigiosi del Paese. Un risultato dovuto soprattutto alla performance negativa degli Stati Uniti, dove si registra una diminuzione dell’export del 22%. Così, dopo essere stati per anni la seconda voce nella classifica dell’export francese - dopo l’industria aeronautica, saldamente al primo posto - il vino e gli alcolici (con 16,2 miliardi di euro in valore) scendono al terzo posto nel 2023, sorpassati da profumi e cosmetici.  “Questo calo è un campanello d’allarme per le aziende esportatrici” dichiara Gabriel Picard, presidente Fevs.
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Focus
L’export 2023 del vino italiano si avvicina al record del 2022
Un 2023 sovente salutato come “annus horribilis” per il mondo del vino, compreso quello italiano, ma che, in realtà, grazie all’export, potrebbe sperare di chiudere molto vicino alle cifre record del 2022, addirittura superandolo: i dati Istat sui primi 11 mesi dell’anno, analizzati da WineNews, parlano di un incoraggiante recupero che porta il bilancio provvisorio ad un -0,6% in valore, per quasi 7,2 miliardi di euro, accompagnato da un pareggio dei volumi, e quindi 1,99 milioni di ettolitri. Valori in crescita, tra i principali mercati (che insieme valgono quasi 7,2 miliardi di euro nei primi 11 mesi del 2023), continuano a registrarsi solo in pochi mercati europei anche se ci sono comunque segnali di miglioramento in Usa e in Canada, mentre i Paesi orientali restano in “profondo rosso”. La Germania, primo mercato europeo, cresce del 3,7% superando quota 1,1 miliardi di euro; crescita maggiore per il Regno Unito (+5,4%) con 794,9 milioni di euro e in Francia (+10,7%) che fa il balzo più grande nel Vecchio Continente sfiorando i 300 milioni di euro. Le cose migliorano, ma non sono finite le difficoltà nel fondamentale mercato del Nord America: gli Usa superano gli 1,6 miliardi di euro, con un -6% nei primi 11 mesi 2023 sul 2022, confermandosi primo partner straniero per l’Italia. Continuano, invece, i segnali negativi dai mercati asiatici. 
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Cronaca
“La Generosità” dell'Ornellaia
“La Generosità”: ecco il carattere di Ornellaia 2021, icona di Bolgheri (sul mercato dal 1 aprile), interpretato per la Tenuta dell’Ornellaia, “gioiello” del Gruppo Frescobaldi, dall’artista Marinella Senatore con il linguaggio del collage, nel progetto “Vendemmia d’Artista”, tra le più importanti iniziative di mecenatismo, che, all’edizione n. 16, ha donato oltre 2,5 milioni di dollari alla cultura mondiale. Una serie di grandi formati vengono, infatti, battuti in asta da Sotheby’s, oggi a favore della Fondazione Solomon R. Guggenheim. 
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Wine & Food
“Identità Milano” 2024: “se una tradizione nasce da una novità, una novità da dove nasce?”
Da Rasmus Munk, da René Frank a Malena Martinez, da Tomas Kalila a Mehmet Gürs e Cemre Torun, da Maksut Askar a Bruno Verjus, da Shingo Gokan a Enrico Bartolini, da Massimiliano Alajmo a Heinz Beck, da Massimo Bottura a Enrico e Roberto Cerea, da Riccardo Monco a Norbert Niederkofler, da Niko Romito a Carlo Cracco e Alessandro Borghese. Sono solo alcuni dei più grandi chef e delle personalità della gastronomia mondiale chiamati a raccolta da “Identità Milano” 2024, il Congresso internazionale di alta cucina fondato da Paolo Marchi e Claudio Ceroni (9-11 marzo, Milano), con il tema “Non esiste innovazione senza disobbedienza: la rivoluzione oggi” per indagare la forza innovativa della cucina come strumento per cambiare le regole, senza più chiedersi da dove nasca l’abitudine, bensì la novità. 
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“La Toscana del vino è forte, ma il mondo sta cambiando: occorre mettersi in discussione”
A WineNews, da “PrimAnteprima” 2024 by Regione Toscana, i dati e le analisi di Fabio Del Bravo, della Direzione “Servizi per lo sviluppo rurale” di Ismea. “Il clima cambia, i consumatori cambiano. In un mercato come gli Stati Uniti, fondamentale, stanno mutando i gruppi etnici che consumano vino e cambiano i gusti, e non si può non tenerne conto, a livello istituzionale e imprenditoriale. Bisogna anche selezionare e comunicare meglio, ed in questo senso, il brand Toscana ha qualcosa in più”.
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