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WineNews
N. 4.161 - ore 17:00 - Giovedì 27 Febbraio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Trump: “dazi al 25% sui prodotti Ue”
“Abbiamo deciso, e presto annunceremo dazi del 25% (sui prodotti made in Ue, ndr), in generale, sulle auto, ma anche su tutte le altre cose. L’Ue non accetta le nostre auto, essenzialmente non accetta i prodotti della nostra agricoltura, mentre noi accettiamo tutto questo da loro. Io amo tutti i Paesi europei, ma l’Unione Europea è stata formata per truffare gli Stati Uniti, e hanno fatto un buon lavoro, ma ora sono Presidente”: parole del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che, ieri, nella prima riunione di gabinetto del suo secondo mandato alla Casa Bianca, ha “rinforzato” le promesse sul tema lanciate in campagna elettorale.
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Primo Piano
1 miliardo di euro il “costo” possibile dai dazi Usa per il wine & food made in Italy
L’interscambio di beni tra Usa e Ue è stimato in 1.500 trilioni di euro, che si muovono su un asse che vale il 30% del commercio globale di beni e servizi, ed il 43% del Pil mondiale, secondo le stime del Consiglio Europeo. Tutto da capire, ancora, se i dazi arriveranno davvero e quando, ma l’allerta ora sale più che mai, anche per il vino italiano, che, in Usa, esporta per una cifra intorno ai 2 miliardi di euro, un quarto del suo totale, e per tutto l’agroalimentare, che vede negli Stati Uniti il suo primo mercato extra Ue, con 7,8 miliardi di euro su 69 di export totale (elaborazioni di Coldiretti su dati Istat). Peraltro in un contesto economico americano già difficile, con consumi di vino in generale calo, pur con una crescita importante nel 2024 per le importazioni di vino italiano. Che nella prima ondata di dazi del precedente mandato di Trump (all’epoca motivati dalla disputa tra Airbus e Boeing), fu salvato, mentre a subire i danni diretti maggiori furono sostanzialmente, soprattutto, le produzioni francesi. Ma ora è difficile capire se ci saranno differenze nel trattamento tra diversi Paesi Ue, cosa che appare improbabile viste le parole di Trump. Ad ora, dalle organizzazioni di categoria dell’agricoltura e del vino italiano, pochi i commenti ufficiali, anche se, nei giorni scorsi, agli “Stati Generali del Vino” a Roma, le maggiori rappresentanze della filiera avevano espresso più di una preoccupazione (in approfondimento l’intervista WineNews ad Albiera Antinori per Federvini, Lamberto Frescobaldi per Unione Italiana Vini - Uiv, e Luca Rigotti del Gruppo Vino Confcooperative). Oggi si sta alla finestra, in attesa di capire più in dettaglio quali prodotti, eventualmente, e in che misura, Trump vorrà colpire. Anche se a lanciare una nuova stima è la Coldiretti, secondo cui “un dazio del 25% sulle esportazioni agroalimentari made in Italy negli Usa potrebbe costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in più, con un sicuro calo delle vendite, come dimostrato anche dalla precedente esperienza nel primo mandato di Trump. Se i dazi dovessero interessare l’intero agroalimentare, il costo stimato per le singole filiere sarebbe di quasi 500 milioni solo per il vino, 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi”, sostiene Coldiretti.
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Se il vino si sceglie anche per il “peso”
Promuovere l’utilizzo di bottiglie più leggere per mitigare l’impatto ambientale è stato un tema centrale di Slow Wine Fair, nei giorni scorsi a BolognaFiere (con tanto di “Call to Action” firmata Slow Wine Coalition), discusso anche con buyer e importatori del vino, da Italia e Nord America, nella conferenza “Leggera è meglio: elogio della bottiglia consapevole”. L’importanza del peso della bottiglia, da rendere più leggera, è qualcosa di riconosciuto e per cui c’è consapevolezza (si stima che il vetro impatti dal 30% al 70% nell’impronta carbonica della filiera del vino), ma se il percorso è iniziato ci sono ancora tante tappe da affrontare per centrare l’obiettivo. Il mercato e i consumatori hanno dato le prime risposte che vanno sapute interpretare alla luce di un ricambio generazionale, di una maggiore richiesta di sostenibilità e del calo dei consumi.
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Focus
“Banchettando” con Dioniso, dio del vino, a Pompei
A 100 anni dalla scoperta della Villa dei Misteri (nota per il vigneto dove, in passato, è rinato il “vino dei romani”, ndr), un nuovo grande affresco del I secolo a.C. scoperto a Pompei getta luce sui misteri di Dioniso nel mondo classico. In una grande sala per banchetti nella domus di Aulus Rustius Verus, nella Regio IX, è venuto alla luce un fregio di dimensioni quasi reali, una “megalografia” con il corteo di Dioniso, dio del vino, tra baccanti che danzano e cacciano, satiri che suonano il flauto e compiono sacrifici con il vino, e un’inizianda con un vecchio sileno e una torcia, una donna che sta per essere iniziata ai misteri di Dioniso, il dio che muore e rinasce, promettendo lo stesso ai seguaci. È cosi che il Parco Archeologico di Pompei, ieri, ha comunicato al mondo la nuova sensazionale scoperta nella “Casa del Tiaso”, come l’hanno ribattezzata gli archeologici proprio in riferimento a Dioniso. “Pitture meravigliose - ha detto Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco - in cui possiamo cogliere la grandezza di una ritualità che risale a un mondo arcaico”, che l’antica città romana sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., Patrimonio Unesco, continua a svelare al mondo con i suoi scavi, per i quali, ha detto il Ministro della Cultura Alessandro Giuli, “il Governo ha stanziato 33 milioni di euro”.
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Cronaca
Il Nizza cresce e guarda al futuro
In una fase in cui il consumo di vino, e soprattutto dei vini rossi, è in frenata, c’è chi puntando su qualità e distintività, cresce: è il caso del Nizza Docg, il vertice qualitativo del mondo della Barbera d’Asti e del Monferrato, che, nel 2024, ha visto una crescita del +5% delle bottiglie vendute sul 2023, pari a 1.093.892, per un giro d’affari arrivato a 30 milioni di euro (di cui il 55% all’export, e solo nel canale Horeca). Numeri annunciati, nei giorni scorsi, dall’Associazione Produttori del Nizza, guidata da Stefano Chiarlo.
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Wine & Food
Agli italiani piace l’alimentazione sana, ma vogliono più dettagli nel fuori casa
Sempre più presenti negli scaffali di negozi, bar e ristoranti, i prodotti biologici, naturali, funzionali e per intolleranti, ma anche vegani e sostenibili, sono una realtà in espansione e sfaccettata, comunque sia ben accolta dagli italiani che, però, mostrano anche un certo disorientamento a causa di un’offerta importante e diversificata. Senza dimenticare che, in un periodo in cui si fa più attenzione a leggere le informazioni in etichetta, su aspetti che riguardano il fuori casa - basti pensare alla provenienza di un prodotto, al tipo di agricoltura che viene utilizzata, l’informazione se un cibo è biologico o meno - c’è da migliorare. A dirlo è “L’Osservatorio 100 Giorni Sani”, il progetto di Sana Food, Channel Marketing Company, Toluna e Light up Italia! presentato, nei giorni scorsi, a Sana Food a BolognaFiere.
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WineNews.tv
Il brand “Toscana” è il valore aggiunto del vino della regione, unito sotto la sua bandiera
Le riflessioni di Stefania Saccardi, assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Cesare Cecchi (Igt Toscana) e Francesco Mazzei (L’Altra Toscana). Per una grande terra del vino italiano e del mondo, dove, al di là dei “grandi classici”, tanti territori meno conosciuti, ma non meno interessanti, e la modernità della grande Igt che porta il nome della regione, cercano un lavoro di squadra fondamentale per il futuro, e che va oltre la logica dei campanili.
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