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N. 2.881 - ore 17:00 - Giovedì 16 Aprile 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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In tempi di crisi, chi ha investito in certi vini può regalarsi almeno un piccolo sorriso. Ed a conferma del trend che, da inizio anno, vede i grandi vini italiani essere gli unici a vedere i proprio indici in positivo, arrivano dall’analisi del Liv-Ex, riferimento del mercato enoico secondario, sui vini che si sono rivalutati di più da inizio anno. Primo in assoluto il Sassicaia 2009, quotato 1.900 sterline a cassa, con una crescita del +17,3%, davanti al Sorì San Lorenzo 2011 di Gaja, a 3.206 sterline, ed una crescita del 16,6%. In top 10, ancora, per l’Italia, il Sassicaia 2013 (+12%), il Solaia 2013 di Antinori (+11,8%) ed il Masseto 2007 (+8,9%).
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Chiusi in casa, in quarantena, in smart working o in sosta forzata, nel mondo, si continua, comunque, per fortuna, a bere vino. Lo fanno gli italiani, come raccontano le crescite delle vendite in Gdo e nell’e-commerce, lo fanno i winelovers di tanti Paesi. Come gli Usa, mercato strategico per l’Italia del vino, che sarà da coltivare ancora di più passata la pandemia. E, ad indagare le abitudini enoiche degli americani in tempo di Covid-19, è una ricerca di Nomisma-Wine Monitor, voluta da Pasqua Vigneti & Cantine, realtà veneta della famiglia Pasqua che celebra quest’anno i 95 anni di attività, forte di un fatturato in crescita del 10% nel 2019, a 60,2 milioni di euro. Ebbene, nel complesso, a fronte di un 40% di intervistati che dichiara di aver ridotto i propri consumi in quarantena, fa da contraltare un 37% di winelovers che non ha modificato il consumo di vino, mentre il 23% dichiara, invece, un incremento. Accanto ad un maggiore consumo durante i pasti (26%) e all’aperitivo (20%), il 27% degli intervistati beve più vino in momenti di relax. E se il 34% dei consumatori ha diminuito i brindisi a base di etichette del Belpaese, soprattutto perché non si va più al ristorante (segno di come, anche in Usa, il fuori casa sia un canale fondamentale per il consumo di vino di qualità), c’è anche un 19% dei consumatori di vino italiano ha aumentato i propri acquisti, e lo ha fatto anche perché alla ricerca di maggiore qualità rispetto a prima. I cambiamenti si riflettono anche sulla capacità d’acquisto: il 43% ha speso di più per il vino nelle ultime due settimane. E se anche in Usa l’e-commerce cresce (lo hanno utilizzato nell’ultima settimana il 44% dei consumatori di New York e California - due degli Stati Usa più importanti in assoluto per i consumi enoici - il 24% dei quali ha comprato vino online più di prima), si guarda al dopo “lockdown”: il 19% dei consumatori pensa che una volta finita la quarantena berrà più vino di adesso, contro un 33% di chi prevede una riduzione dei consumi. “In un momento delicato e difficile per tutto il comparto, le ricadute economiche saranno inevitabili - sottolinea l’ad Riccardo Pasqua - l’emergenza Covid-19 ci impone di riformulare le nostre strategie di business sia sul mercato italiano che quello estero: analizzare le evidenze attuali è ora più che mai necessario”. |
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“È abissale la distanza che separa gli innumerevoli annunci fatti dal Governo attraverso conferenze stampa quasi quotidiane e la realtà con cui puntualmente le nostre aziende fanno i conti il giorno dopo, quando le banche sbattono loro la porta in faccia negando ogni forma di aiuto”. Parole che arrivano dalla denominazione più grande del vino italiano, pronunciate dal presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi. Parole nette e durissime, che fanno capire quanto sia realmente difficile la situazione per tanti viticoltori e produttori di vino d’Italia, con la denominazione che “si fa portavoce di una situazione ormai non più sostenibile della filiera del vino toscano e nazionale, a causa delle conseguenze sull’economia dovute all’emergenza Covid”. Un appello che fotografa una situazione di reale emergenza per il settore. |
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Appurato che l’emergenza Coronavirus, almeno per un po’ di tempo, rivoluzionerà gli spazi nei ristoranti, quando questi potranno riaprire, con distanze aumentate, meno coperti e probabilmente più turni per non perdere troppi incassi (la Fipe stima una perdita di 28 miliardi di euro a fine anno per il settore), probabilmente, cambierà qualcosa anche a livello di proposta culinaria. “Per un po’, l’innovazione e la ricerca in cucina - commenta a WineNews Paolo Marchi, ideatore di Identità Golose - saranno sicuramente penalizzate. Ci saranno tanti problemi anche dal punto di vista economico, e magari i clienti cercheranno più lasagne che ravioli aperti, per citare un grande piatto di Gualtiero Marchesi. Magari non nella fascia altissima. Parlavo, per esempio, con Enrico Bartolini (lo chef più stellato d’Italia): ovviamente chi è andato al Mudec fino ad oggi lo ha fatto cercando un certo tipo di esperienza gastronomica, e quando il ristorante riaprirà, continuerà a proporla, non potrà essere stravolta. Magari con qualche piatto in meno. Non si tratta di stravolgere, ma di essere intelligenti, magari concentrando l’offerta nella seconda patte della settimana, per fare un esempio. Inoltre, dovremo anche adattarci al fatto che, a livello di materia prima, non tutto sarà sempre disponibile, come oggi”. |
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Edizioni limitate di casse di grandi vini, per sostenere i lavoratori della ristorazione messi in difficoltà dal “lockdown”. È l’ultima iniziativa del colosso del lusso Lvmh, che ha lanciato sul mercato 300 casse numerate, con bottiglie di Château d’Yquem, Château Cheval Blance Clos des Lambray , al costo di 2.300 euro, che saranno distribuite attraverso i più importanti wine merchant del mondo. Il ricavato (l'obiettivo è almeno mezzo milione di euro) andrà ad associazioni di charity, alcune dedicate specificamente ai lavoratori della ristorazione, in Francia, Usa ed Uk. |
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Con il record delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari che, nel 2019 hanno raggiunto 44,6 miliardi di euro (+5,3% sul 2018), pari al 9,4% dell’export complessivo di beni e servizi, a fronte di un più contenuto incremento delle importazioni (+1,4%, per 45,4 miliardi di euro), la bilancia agroalimentare italiana resta in passivo, ma di appena 800 milioni di euro, con un miglioramento netto di 1,6 miliardi di euro. Nel dettaglio, sottolinea l'Ismea, a fronte del peggioramento del deficit commerciale del settore agricolo per 700 milioni di euro, il surplus dell’industria alimentare è invece aumentato di quasi 2,3 miliardi di euro nei confronti del 2018. A livello di singole filiere, la più positiva si conferma ancora una volta quella del vino, con un attivo di 6,1 miliardi di euro. |
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Le riflessioni di architetti come Smiljan Radic e Fiorenzo Valbonesi, firma di grandi cantine d'autore in Italia e nel mondo. Per luoghi che non sono solo di produzione, ma anche, e sempre più, mete di enoturismo, come sottolinea una pioniera della materia, come la professoressa Magda Antonioli (Sda Bocconi). Un tipo di turismo esperienziale che era in grande crescita, e che sarà fondamentale per la ripresa, quando il mondo sarà uscito dalla pandemia. |
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