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N. 4.117 - ore 17:00 - Lunedì 23 Dicembre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Il consumo da leggero a moderato di vino è legato a un minor rischio di malattie cardiovascolari. Lo dicono da tempo molti studi, a cui si aggiunge anche quello pubblicato online, nei giorni scorsi, sull’European Heart Journal, che lo ribadisce, con particolare riferimento ad una popolazione mediterranea più anziana. Lo studio, guidato dalla dottoressa di ricerca in Cibo e Nutrizione all’Università di Barcellona, Inés Domínguez-López, ha analizzato l’associazione tra l’acido tartarico urinario, ritenuto “un biomarcatore oggettivo del consumo di vino”, e il rischio di eventi cardiovascolari clinici (in approfondimento). | |
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| | Torna a far discutere, alla sua maniera, sul tema del vino e della trasparenza in etichetta, e delle pratiche di produzione e di commercio, la puntata di “Report”, la trasmissione d’inchiesta in prima serata su Rai 3, andata in onda ieri 22 dicembre, che, nel servizio “Top of The Wines” (il terzo dedicato al settore nel giro di un anno, firmato da Emanuele Bellano), ha messo sotto i riflettori, in particolar modo, delle operazioni di compravendita (negli anni scorsi, con fatture e documenti più recenti, ma anche del 2015, e che sarebbero, sostiene Report, anche al vaglio della Procura di Firenze, ndr), anche da parte di realtà di grande blasone del vino della regione, e di Bolgheri, in particolare, evidenziando come una singola azienda abbia comprato importanti quantità di vino da fuori regione, da cooperative o da broker, per poi rivenderle a molti dei grandi marchi che fanno grande la Toscana del vino, con vini venduti anche a decine o centinaia di euro (i nomi citati in approfondimento, con il link al servizio ndr). Facendo sottointendere che in quei vini finiscano anche uve da fuori regione. Cosa che, essendo vietata dai disciplinari di Doc e Docg, è, invece, una possibilità prevista dal disciplinare dei vini Toscana Igt, come si legge alla voce “Taglio Correttivo” del disciplinare Igt Toscana, sul sito del Ministero dell’Agricoltura, dove si spiega che “alle Indicazioni Geografiche resta confermata la possibilità di taglio nella misura massima del 15% con prodotti di altra provenienza”, come hanno ribattuto in varie forme alcuni dei nomi chiamati in causa. Un tema di fondo resta, però, pur nella legalità di quanto, nello spirito del servizio, si percepisce come volontà di far passare come qualcosa di “fraudolento”, qualcosa che comunque, non lo è: oggi il consumatore, in ogni categoria merceologica, e ancor di più nel vino, vuole trasparenza. Sostanziale e comprensibile, in modo semplice ed immediato, anche nel racconto e nella narrazione dei vini, oltre che formale (come quella che viene osservata, di fatto nelle controetichette, con la differenza tra “imbottigliato all’origine”, per i vini prodotti da vigneti e uve di proprietà, e “imbottigliato da”, per gli altri). E su questo, per il futuro di settore, una riflessione in più, purché serena, costruttiva, e senza complottismi di fondo, male non può fare. | |
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| | Materia di divisione, ma anche soluzione inevitabile per guardare al futuro, come testimonia il mercato, tanto che gli “endorsement” per i vini dealcolati sono andati crescendo, sull’esempio di Paesi come la Francia, il primo produttore di vino come valore, dove questi prodotti sono già realtà. E adesso è così anche per l’Italia, con la firma, da parte del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, del decreto per i vini dealcolizzati, arrivata a poca distanza dal passaggio in Conferenza Stato Regioni della bozza del testo che disciplina le disposizioni nazionali sulla produzione dei vini dealcolizzati e parzialmente dealcolizzati. Tra le novità, la dicitura “dealcolato” in etichetta. “È un importante passo avanti per il settore, questo nuovo quadro normativo rappresenta una base solida per lo sviluppo dei vini dealcolati”, commenta Federvini. | |
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| | | In terra di Lambrusco, dove nascono le bollicine rosse per eccellenza nel mondo, ora si punta anche sugli spumanti bianchi a denominazione. In particolare, il Lambrusco di Sorbara Doc potrà essere anche bianco (con uve rosse, ma vinificate in bianco, ndr), “un’aggiunta che rappresenta la naturale conclusione di un percorso avviato dai produttori, che già da diversi anni realizzavano questa tipologia di prodotto con ottime risposte da consumatori e addetti ai lavori”, spiega il Consorzio Tutela Lambrusco. Una novità importante per il Lambrusco di Sorbara Doc, una delle 6 denominazioni del Lambrusco, che nel 2023 ha visto una produzione intorno ai 3,4 milioni di bottiglie, su un totale di oltre 40 milioni di bottiglie di Lambrusco Doc (insieme a Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Colli di Scandiano e di Canossa, Lambrusco Salamino di Santa Croce, Modena Doc e Reggiano Doc), protette e gestite dal Consorzio Tutela Lambrusco guidato da Claudio Biondi, a cui si aggiungono 100 milioni di bottiglie di Emilia Igt Lambrusco, con una produzione che prende per il 60% la strada dell’export. Ma non è l’unica modifica pubblicata in Gazzetta Ufficiale: Monte Barello per il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc è di fatto è la prima sottozona “tout court” nei disciplinari dei diversi Lambrusco. | |
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| | | “Ci rifiutiamo di essere nemici” perché il nemico non esiste. Un messaggio di speranza che arriva da Betlemme, con un progetto che mette l’agricoltura al centro, tra olivi e alberi da frutto, simboli di vita, comprensione e fiducia. E questo nonostante gli ostacoli che arrivano dai “piani alti”. “Tent of Nations” (ToN) è una fattoria, sulle colline a Sud-Ovest di Betlemme, in Palestina, dove si cerca di immaginare il futuro e che si identifica nella famiglia Nassar, veicolando i valori della terra e del volontariato, della pace e della natura. | |
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| | Due studi collegati in diretta, come succede a casa durante le feste, dove la vita familiare si svolge tra cucina e salotto. Ricette, cultura, musica, show. Padrona di casa Antonella Clerici, “regina” dei programmi di cucina in tv, che stasera, in prima serata su Rai 1 (ore 21.15), condurrà in diretta “Cena di Natale”, una trasmissione speciale e ricca di ospiti. Tra questi il tristellato chef dell’Osteria Francescana di Modena, Massimo Bottura, che svelerà i segreti dei piatti tradizionali del Natale italiano e come, tra ricette classiche e innovazioni culinarie, la tavola è simbolo di unione, creatività e sostenibilità. Anche in proiezione verso il 2025, che sarà l’anno del verdetto della candidatura Unesco della cucina italiana a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, promossa dai Ministeri della Cultura e dell’Agricoltura. | |
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| | | A WineNews Rosario Di Lorenzo, presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, che a Siena, dove è nata, ha festeggiato i suoi primi 75 anni, e docente di viticoltura all’Università degli Studi di Palermo. “Io credo che, prima di stravolgere un territorio viticolo, sia da valutare la possibilità di trovare soluzioni nelle aree attuali, considerando l’importanza storica, culturale, la tradizione e il valore degli areali oggi conosciuti in tutto il mondo. Anche l’estirpo sconsiderato è un errore: l’abbandono di un territorio porta anche problemi sociali ed economici”. | |
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