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N. 2.538 - ore 17:00 - Venerdì 23 Novembre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Tommasi cresce ancora, e mette radici nel Chianti Classico, nel cuore della Toscana. Come WineNews è in grado di anticipare, Tommasi Family Estate, la storica realtà con quartier generale nella Valpolicella Classica, è entrata nella proprietà della celebre Fattoria La Massa, a Panzano in Chianti (45 ettari di cui 27 vitati), nella “Conca d’Oro”, in partnership con il fondatore dell’azienda, Giampaolo Motta, e l’imprenditore della logistica meccanica Ermen Minari. Cresce ancora, dunque, il progetto Toscana (già in Maremma e a Montalcino) della famiglia veneta, ormai presente nei territori top di Veneto, Toscana, Lombardia, Puglia e Basilicata. |
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È Confagri Promotion, società che fa riferimento a Confagricoltura, la regina della promozione del vino italiano (come nel 2017): con ben 4 progetti finanziati, ha raccolto 6,6 milioni di euro di cofinanziamento (per un investimento totale di 21 milioni di euro, ndr) sui 23 totali di contributo (che attiveranno investimenti per 70 milioni di euro, ndr) a valere sulla quota nazionale della Campagna 2018-2019 dell’Ocm Vino, per la misura promozione nei Paesi Terzi. Emerge dalla graduatoria dei progetti ammissibili pubblicata dal Ministero delle Politiche Agricole, con il Decreto 79654 del 13 novembre 2018. A seguire, tra i soggetti più finanziati, c’è Enotria Promotion (3,2 milioni di euro di contributo per due progetti dal valore complessivo di 9,3 milioni di euro), e poi l’Istituto Grandi Marchi, con 2,1 milioni di euro di contributo per due progetti dal valore complessivo di 6,6 milioni di euro. Ai piedi del podio Dop in the World, con un contributo da 1, 9 milioni di euro per due progetti da 5,9 milioni di euro, poi il gruppo vinicolo Santa Margherita, in solitaria, con un contributo da 1,6 milioni di euro per un progetto da 5,3 milioni di euro, davanti all’Ati Vini Italiani nel Mondo, che ha raccolto un contributo di 1,5 milioni di euro per un progetto da 4,8 milioni di euro. Poco più dell’Ati Vinum, che si è vista approvare un contributo da 1,4 milioni di euro per un progetto da 4,6 milioni di euro. 1,2 milioni di euro di contributo, invece, per Cantine Sgarzi, per un progetto di promozione da 3,8 milioni di euro. Ancora, Italia del Vino Consorzio, ha ottenuto un contributo da 687.552 euro per un progetto da 2,1 milioni di euro. A seguire ci sono Vigneto Italia, con un contributo di 618.731 euro per due progetti da 1,5 milioni di euro ciascuno, Casa Girelli, con un contributo di 458.045 euro per un progetto da 1,1 milioni di euro, poi Castello del Poggio, con un contributo di 432.937 euro per un progetto da 1,3 milioni di euro, e ancora l’Ati Vini Italiani in Asia, con 427.395 euro per un progetto da 1,3 milioni di euro. A chiudere, c’è la Federdoc, che si è vista assegnare 286.085 euro di contributo per un progetto da 729.810 euro, ed il Consorzio Amerigo Vespucci, con un contributo di 226.675 euro per un progetto da 566.688 euro. |
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La riforma della Pac in Europa preoccupa, perché la voce “agricoltura”, che oggi vale il 37% del bilancio Ue, rischia di perdere risorse, anche a causa della Brexit. Sul fronte del vino, da più parti arriva la richiesta di rivedere il sistema dei diritti di impianto, che oggi consente ad ogni Paese membro di aumentare la superficie del vigneto dell’1% all’anno, ma c’è anche il tema delle biotecnologie, per molti fondamentali per far fronte al cambiamento climatico, in un’Ue che, però, ha detto che non c’è differenza tra transgenesi e genoma editing, considerando tutto Ogm. Tanti dossier aperti, di cui hanno discusso, in Valpolicella, Paolo De Castro, vice presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento europeo, Domenico Bosco, responsabile vino di Coldiretti, e Davide Gaeta, professore di Politiche vitivinicole all’Università di Verona. |
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Il mondo della ristorazione (così come quello della gastronomia e del vino, in generale), è sotto la lente di tante guide e classifiche di respiro nazionale ed internazionale. Ma a sentire i protagonisti veri, ovvero gli chef, se tutte sono utili ed hanno, ovviamente, un valore ed una dignità, a fare la differenza vera, a contare davvero, è sempre, soprattutto, la guida Michelin. Perché oltre ad essere il massimo riconoscimento professionale per chi fa ristorazione, è l’unica guida che riesce in maniera concreta a far crescere anche gli affari. Riesci infatti a proiettare un ristorante in una dimensione internazionale ed in un segmento di turismo di alto livello, fatto dai gourmand di tutto il mondo, con alta capacità di spesa, ma anche di giudizio e di paragone sulla cucina, che viaggiano nei quattro angoli del Pianeta con lo scopo primario di assaggiare le eccellenze dei ristoranti stellati. Tanto che c’è chi si spinge a dire che la Michelin, di fatto, è quasi “un Dio”. È, in estrema sintesi, il pensiero raccolto da WineNews tra alcuni dei nomi top della ristorazione italiana, dai tristellati Enrico Crippa, Norbert Niederkofler, Annie Feolde, Roberto Cerea, Massimiliano Alajmo, Nadia Santini e Mauro Uliassi, al due stelle Michelin Giancarlo Perbellini, ad Enrico Bartolini, il più stellato d’Italia, con 6 stelle in 5 ristoranti. |
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C’è anche Antonio Moretti, imprenditore aretino del settore moda e del vino, con la celebre Tenuta Sette Ponti, nell’Aretino, tra le persone finite agli arresti domiciliari, riporta l’agenzia Ansa, per un’inchiesta sull’autoriciclaggio, condotta dalla Guardia di Finanza di Arezzo e coordinata dal Pm della città toscana, Marco Dioni. Complessivamente sono 16 gli indagati. La Magistratura ha anche disposto il sequestro di 179 immobili, 500 ettari di terreni per lo più adibiti a vigneti in Toscana, Sicilia ed Emilia Romagna, 14 società e marchi per un valore, stato stimato dagli inquirenti, di 25,5 milioni di euro. |
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Una bottiglia di Romanée Conti Grand Cru 1999 Côte de Nuits del Domaine de la Romanée-Conti aggiudicata a 17.500 euro, due Rum Sugar Estate Moon Import e West Indies Rum di Samaroli battuti per 12.500 euro, ed una bottiglia di Vosne-Romanée Cros-Parantoux Premier Cru 1996 di Henri Jayer a 11.250 euro: ecco i top lot dell’incanto firmato Aste Bolaffi, in collaborazione con Slow Food Editore, battuti ieri a Torino con una percentuale di lotti venduti che sfiora il 90% e un ricavato di 715.000 euro. E dove, se i miti di Borgogna hanno fatto la parte da leone, protagonisti indiscussi sono stati i fine wine italiani, dal Piemonte con sei bottiglie di Barolo Monfortino Riserva 1961 di Giacomo Conterno, aggiudicate a 5.250 euro, alla Toscana, con una magnum di Sassicaia 1985 della Tenuta San Guido con cassa originale in legno a 3.250 euro. |
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Lo studio di Altagamma illustrato a WineNews dal vicepresidente Armando Branchini, dal Wine Business Forum di Palermo: “il giro d’affari dei vini di pregio è in aumento, e vale anche per quelli italiani. Ci sono ancora grandi prospettive, perché se c’è una presenza forte e consolidata in Europa e negli Stati Uniti, c’è l’Asia che è ancora tutta da conquistare”. |
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