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N. 2.908 - ore 17:00 - Martedì 26 Maggio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Per capire meglio cosa aspettarsi dal 2020, è interessante fare un passo indietro, ai dati del 2019 analizzati dall’Area Studi Mediobanca, che indicano come i maggiori produttori italiani hanno chiuso l’anno con una crescita del fatturato dell’1,1%, un risultato modesto se confrontato con il quadriennio precedente (2014-2018). Rallentamento attribuibile alla dinamica negativa del mercato interno (-2,1%) in controtendenza rispetto all’export, che ha segnato una crescita del +4,4% rispetto al 2018, anche se lontano dalle crescite superiori al +7% del triennio 2015-2017. Anche gli spumanti hanno rallentato (-0,2%), mentre i vini fermi sono cresciuti dell’1,5%. |
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Aspettando la ripartenza vera, e lo sperato rimbalzo dei consumi, in Italia e nel resto del mondo, a fare il punto sul momento che stanno vivendo le aziende del vino, e su un 2020 ancora tutto da decifrare, è l’Area Studi Mediobanca, che ha pubblicato l’indagine sul settore vinicolo italiano e internazionale, che ha analizzato l’andamento economico delle principali aziende del settore. Emerge subito chiaro un comprensibile pessimismo, con il 63,5% delle aziende che prevede di subire nel 2020 un calo delle vendite, con una flessione addirittura superiore al 10% per il 41,2% degli imprenditori. Pesano il lockdown del macro settore Horeca e la caduta del commercio mondiale, stimata dalla World Trade Organization tra il 15% e il 30%. Con riferimento alle sole esportazioni, il 60% delle imprese si aspetta per il 2020 una flessione delle vendite e, all’interno di queste, il 37,5% prevede che la flessione sarà superiore al 10%: un quadro peggiore a quello del 2009. Il 53,4% delle cooperative, maggiormente legate al mass market e alla distribuzione attraverso la Gdo rispetto all’Horeca, ha formulato per il 2020 previsioni meno pessimistiche: si ferma al 26,7% la quota di chi si aspetta un calo superiore al 10%. Anche la distinzione per tipologia di prodotto porta ad aspettative differenziate, con i produttori di vini spumanti che esprimono attese meno negative degli altri: tra i primi, il 55,5% prevede perdite di fatturato, quota che sale oltre il 65% per i produttori di vini fermi. In generale, se le esportazioni italiane di vino si ridurranno in linea con la caduta del commercio mondiale ipotizzata dalla World Trade Organization, si stima una contrazione dell’export nel 2020 compresa tra 700 milioni e 1,4 miliardi di euro. Quanto al mercato domestico, considerato che circa il 65% delle vendite nazionali è veicolato da canali diversi dalla Gdo, si stima fino alla metà di maggio una perdita di oltre 500 milioni di euro, ed ipotizzando per i mesi a seguire una riapertura dell’Horeca a ritmi inferiori del 30% rispetto al 2019, si registrerebbe un’ulteriore contrazione del fatturato di altri 500 milioni di euro. Una fotografia che porta a stimare, nel 2020, una contrazione complessiva del fatturato per circa 2 miliardi di euro, ossia un calo tra il -20% ed il -25%. |
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Quasi 4 cantine italiane su 10 (39%) registrano un deciso calo dell’attività, con un pericoloso allarme liquidità che mette a rischio il futuro del vino italiano dal quale nascono opportunità di occupazione per 1,3 milioni di persone, dalla vigna al bicchiere. Emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè sugli effetti dell’emergenza coronavirus in riferimento allo studio Mediobanca sul settore. Le soluzioni? Iva agevolata ed un credito di imposta per i crediti inesigibili derivanti dalla crisi Covid-19, massicci investimenti pubblici e privati per la ripresa delle esportazioni con un piano straordinario di comunicazione sul vino, la distillazione volontaria, con cui si prevede di togliere dal mercato almeno 3 milioni di ettolitri di vini generici, la vendemmia verde e la riduzione delle rese su almeno 100.000 ettari, per una riduzione di altri 3 milioni di ettolitri della produzione sui vini di qualità. |
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Le indicazioni sulla comunicazione prima della visita, che sarà sempre meglio prenotare, e perché l’enoturista sia informato sulla prevenzione; le regole da seguire in cantina, tra protezioni, distanze e percorsi obbligati; le soluzioni pensate per la degustazione, cui si potrà partecipare da postazioni assegnate, senza condividere calici e altri strumenti, privilegiando gli spazi aperti che le aziende hanno la fortuna di avere (dove i flussi dovranno comunque essere regolamentati); per la visita, meglio in piccoli gruppi e sanificando gli ambienti; infine, il wine shop, dove adottare soluzioni come i prezzi in bella vista per evitare di toccare le bottiglie, e l’aiuto della tecnologia mutimediale. Ma ci sono anche le norme per chi ha un agriturismo o un ristorante. Ecco “Tranquillamente Enoturismo”, protocollo internazionale lanciato da un Comitato formato dal Movimento Turismo del Vino Italia ed esperti di Spagna, Francia, Usa, Cile, Messico, Brasile e Sudafrica (che, insieme, muovono più di 30 milioni di visitatori), coordinati da Roberta Garibaldi, con le linee guida per l’enoturismo Covid-Free per le cantine. Che dal Covid sono state molto danneggiate (97%), a partire dalle vendite (91%) e proprio nel settore enoturistico (84%), che sarà l’attività strategica per la ripresa economica (87%). |
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Il mondo del vino piange il Conte Paolo Marzotto, venuto a mancare ieri all’età di 89 anni: fondatore di Baglio di Pianetto, azienda vitivinicola con sede e vigneti nel territorio di Santa Cristina Gela, dove nel 1997, dopo una vita da imprenditore della moda, fece incontrare due delle sue grandi passioni, quella per il vino e quella per la Sicilia. “È stato uno dei primi imprenditori del Nord Italia ad investire in Sicilia - ricorda il direttore WineNews, Alessandro Regoli - e ha sempre nutrito grandi passioni, non solo per il vino”. |
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L’annata migliore di sempre, per il vino mondiale, è stata senza grossi dubbi la 2009. Almeno secondo Robert Parker, il critico più influente dell’enosfera, che dalle pagine del celebre “The Wine Advocate” - la cui responsabile in Italia è Monica Larner - ha spesso e volentieri sancito il successo di una Regione, di un’azienda e, perché no, di un’annata. Come la 2009, appunto, capace di mettere in fila ben 32 100/100, come ricorda l’analisi del Liv-ex. Tra gli aspetti più interessanti, i 100/100 risalenti addirittura a due secoli fa, conquistati entrambi da etichette di Bordeaux, del 1811 e del 1847. E poi, la crescita esponenziale dagli anni Duemila, con le vette raggiunte anche dal Belpaese enoico, e certificate dai 100/100 - solo per citare due casi tra i tanti - del Sassicaia 1985 di Tenuta San Guido e del Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2010 de Il Marroneto. |
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La storica azienda del Barolo - dove siamo stati qualche anno, e dove vi portiamo di nuovo - è oggi di proprietà del patron di Eataly, Oscar Farinetti. Ma quella di Fontanafredda è una storia che risale al 1858, quando la tenuta fu acquistata da Vittorio Emanuele II per essere data in dono alla Bela Rosin. I primi vigneti vengono impiantati nel 1866, ma il primo Barolo Fontanafredda risale all'annata 1867. Nel 1878 sarà il Conte Emanuele Alberto di Mirafiori e prendere le redini di Fontanafredda, arrivata, intatta, fino ai giorni nostri. |
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